Sbarco negato75 migranti da due settimane al largo della Tunisia
ATS
15.6.2019 - 08:49
Ancora senza soluzione la vicenda dei 75 migranti a bordo del rimorchiatore Maridive 601, che li ha soccorsi al largo della Libia, da 15 giorni ormai alla fonda al largo di Zarzis, in Tunisia, in attesa dell'autorizzazione ad entrare in porto.
Il governatore di Medenine, Habib Chaouat, che in un primo momento aveva dato luce verde a visite mediche e rifornimenti di cibo e acqua ma non il via libera all'approdo e allo sbarco della nave nel porto tunisino, ora, secondo quanto riportato da Mongi Slim della Mezzaluna Rossa tunisina, contattato da Infomigrants, «insiste perché i migranti tornino a casa loro».
Secondo fonti locali, il governatore sarebbe infatti disponibile allo sbarco a condizione che essi accettino il rimpatrio volontario. Con queste premesse si starebbe lavorando su vari livelli, soprattutto a livello diplomatico.
Mentre secondo l'Oim l'ipotesi di rimpatrio volontario parrebbe percorribile per nove egiziani e un marocchino, che avrebbero manifestato la loro intenzione di voler sbarcare a queste condizioni, a questa soluzione si oppongono i 64 bengalesi, tra i quali 32 minori non accompagnati e un sudanese.
«Le autorità tunisine hanno chiesto l'aiuto dell'ambasciata del Bangladesh» ha detto Mongi Slim ad Infomigrants, sottolineando che i bengalesi rifiutano il rimpatrio volontario e «chiedono di poter raggiungere l'Italia o restare in Tunisia con un permesso di lavoro».
Intanto giovedì scorso per la prima volta i migranti si sono fatti visitare dai medici della Mezzaluna Rossa tunisina che hanno portato a bordo anche medicine e viveri, questi ultimi finora forniti dalla Shell Tunisia che ha noleggiato la Maridive 601 per i suoi servizi di rifornimento alle piattaforme petrolifere della zona.
La situazione psicologica dei migranti a bordo è peggiorata e anche quella sanitaria, una trentina di persone sarebbero affette dalla scabbia, secondo il capitano. «Fa molto caldo in questo periodo dell'anno nel sud della Tunisia e sulla nave i migranti non hanno nulla per ripararsi dal sole. Rischiano la disidratazione. Sono imprigionati in mare», ha dichiarato Ben Amor Romdhane, dell'Ong Forum tunisino per i diritti economici e sociali ad Infomigrants.
Il caso ricorda molto da vicino quello dell'estate 2018 quando una nave commerciale, la Sarost 5, con a bordo 40 migranti salvati da un naufragio nel Mediterraneo, dovette aspettare 17 giorni per l'autorizzazione allo sbarco al porto di Zarzis, rilasciata a titolo eccezionale e per «ragioni umanitarie».
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