Ecco cosa prevede Migranti, il «piano Ruanda» all'esame della Corte Suprema britannica

SDA

9.10.2023 - 12:24

Rishi Sunak rischia un altro scacco.
Rishi Sunak rischia un altro scacco.
Keystone

Prima udienza oggi di fronte alla Corte Suprema britannica del passaggio destinato a decidere definitivamente nel Regno Unito della legittimità del contestatissimo «piano Ruanda».

Si tratta dell'iniziativa concepita dai governi Tory – nell'ambito degli svariati annunci degli ultimi anni di una stretta sull'immigrazione «illegale» attraverso la Manica, dopo le promesse in parte mancate sul controllo post Brexit dei confini – per il trasferimento a scopo dissuasivo nel Paese africano di quote di richiedenti asilo sbarcati «clandestinamente» sull'isola e in attesa di risposta.

Il piano, concordato a pagamento con il governo di Kigali, aveva ricevuto inizialmente il via libera preventivo di un giudice dell'Alta Corta di Londra, a dispetto del ricorsi presentati dalle persone coinvolte e da organizzazioni di difesa dei diritti umani, oltre che delle critiche rivolte al progetto da più parti, Onu inclusa. Ma il primo trasferimento – previsto per 43 persone, ridotte poi a sette – era stato successivamente bloccato da un verdetto a maggioranza dei giudici d'appello fino alla decisione di merito affidata alla Corte Suprema. Decisione attesa ora in settimana, a conclusione di tre udienze giornaliere.

Se i supremi giudici condivideranno le riserve espresse da vari giuristi e osservatori sulla legittimità del provvedimento – anche in relazione agli impegni assunti a suo tempo dal Regno con l'adesione alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo, mai revocata malgrado qualche occasionale minaccia – il governo di Rishi Sunak subirà un altro scacco e sarà costretto ad archiviare del tutto il piano Ruanda (almeno nel format attuale). Se invece arriverà il via libera, esso potrà notificare il prossimo viaggio al Ruanda entro 12 giorni; ma dovrà comunque affrontare di volta in volta tutti i ricorsi individuali degli interessati e dei loro avvocati, fino alla Corte europea dei diritti umani.