Medio Oriente Momenti di gloria per Trump, il «miglior amico di Israele»: «Ho chiuso la guerra»

SDA

13.10.2025 - 21:03

Il presidente statunitense Donald Trump 
Il presidente statunitense Donald Trump 
KEYSTONE

Escluso dal Nobel per la pace – anche per le candidature tardive – Donald Trump si è preso la sua rivincita col viaggio lampo in Israele e in Egitto per suggellare l'accordo di pace di Gaza e venire celebrato con tutti gli onori, come un eroe, paragonato addirittura a Ciro il Grande.

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Tra le standing ovation della Knesset e le calorose strette di mano di oltre 20 leader internazionali a Sharm el-Sheik.

È stata la sua giornata più lunga, e forse anche la più importante finora dei suoi due mandati: l'apoteosi di un presidente diventato peacemaker, di un tycoon che ha sublimato l' 'art of deal' in 'art of peace deal' rivendicando di aver «cambiato la storia dopo 3'000 anni», di un leader politico che ora vuole esportare «l'età d'oro» inaugurata nella sua America maga anche «in Israele e in tutto il Medio Oriente».

Trump, protagonista assoluto

E che nel suo «victory lap» preannuncia già i prossimi obiettivi, dall'allargamento degli accordi di Abramo alla pace in Ucraina e ad un accordo con l'Iran sul nucleare, cui ha teso la mano.

Un palcoscenico mondiale che ha occupato come protagonista assoluto, ergendosi anche a maestro di cerimonie che detta i tempi e dispensa i ringraziamenti agli altri leader. Momenti di gloria già consegnati ai libri di storia, dopo aver inseguito con tenacia un accordo che ha salutato come «l'alba storica di un nuovo Medio Oriente».

«La fine di un'era di terrore e morte»

Un'intesa che, ha sottolineato, «non è solo la fine di una guerra, ma la fine di un'era di terrore e morte», «la fine di un lungo e doloroso incubo» per gli israeliani, ma anche per i palestinesi.

Trump ha ricevuto la sua consacrazione parlando alla Knesset, primo presidente Usa dopo George W. Bush nel 2008, accolto dal premier Benyamin Netanyahu come «il miglior amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca» nel giorno della liberazione degli ostaggi di Hamas.

Onorificenza, critiche a Obama e Biden e plausi per Witkoff e Kushner

E premiato dal presidente Isaac Herzog con la più alta onorificenza civile del Paese. Per il tycoon squilli di tromba, lunghi applausi, ovazioni e standing ovation, anche quando in modo poco presidenziale ha criticato i suoi predecessori Barack Obama e Joe Biden rispettivamente per l'accordo sul nucleare iraniano e l'incapacità di spuntare prima un accordo di pace.

Un plauso esteso ai suoi più diretti collaboratori, come l'inviato Steve Witkoff e il genero Jared Kushner – accompagnato da Ivanka, ricomparsa sulla scena per la storica occasione e omaggiata pubblicamente dal padre – ma anche Marco Rubio. Tra il pubblico molti indossavano cappellini rossi, dove il tradizionale slogan «Make America Great Again» era stato sostituito da «Trump, il presidente della pace».

Per Ohana Trump è come Ciro il Grande, degno del Nobel

A tributargli forse il complimento più lusinghiero è stato il presidente della Knesset Amir Ohana, definendolo un «colosso che sarà consacrato nel pantheon della storia» e paragonandolo a Ciro il Grande, celebrato nell'Antico Testamento come il liberatore degli Ebrei dall'esilio babilonese, colui che consentì loro di tornare in patria e ricostruire il Tempio a Gerusalemme.

Ohana ha rilanciato anche la candidatura al Nobel, affermando che non c'è «nessuno» più meritevole del premio l'anno prossimo.

Foto di rito per un posto nella storia

Momenti di gloria che due deputati di sinistra, Ayman Odeh e Ofer Kassif, hanno tentato di rovinare sventolando un cartello con la scritta «genocidio» prima di essere rapidamente allontanati.

Poi un rapido volo per un altro bagno di folla a Sharm el-Sheik, dove ha firmato solennemente l'accordo di pace insieme ai leader dei Paesi mediatori (Egitto, Qatar e Turchia), accogliendo successivamente con una stretta di mano e una foto ricordo tutti i leader della conferenza sul futuro di Gaza.

«Non credo che andrò in paradiso per l'accordo su Gaza, ma ho reso la vita molto migliore per molte persone», aveva detto a bordo dell'Air Force One prima di sbarcare in Israele.

Forse però un posto nella storia lo avrà, se il diavolo non ostacolerà la seconda e più difficile fase del suo 'deal'.