Russia Mosca mette al bando il movimento LGBT+, «è estremista»

SDA

30.11.2023 - 19:56

Il giudice della della Corte suprema Oleg Nefedov presenta la sentenza che nega i diritti al movimento Lgbt.
Il giudice della della Corte suprema Oleg Nefedov presenta la sentenza che nega i diritti al movimento Lgbt.
Keystone

Quattro ore. Tanto è bastato alla Corte suprema di Mosca per dare luce verde a un provvedimento che tanti temono possa spianare la strada al più duro giro di vite sui diritti delle minoranze sessuali in Russia.

Dopo una breve udienza a porte chiuse, l'alto tribunale moscovita ha annunciato di aver accolto la richiesta del ministero della Giustizia di bollare come «estremista» il «movimento pubblico internazionale Lgbt» e vietarne ogni attività.

Il documento ha contorni volutamente fumosi, ma sono in tanti a temere che Mosca possa perseguitare con arresti e procedimenti penali tutti coloro che difendono i diritti delle minoranze sessuali, rendendo di fatto illegale ogni iniziativa in difesa della comunità Lgbt.

La condanna dell'Onu

L'Onu ha subito condannato la mossa della Russia di Putin: «Nessuno dovrebbe essere incarcerato per aver svolto attività a favore dei diritti umani o vedersi negare tali diritti per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere», ha esclamato l'Alto Commissario per i diritti umani Volker Turk facendo capire che ritiene il passo di Mosca una gravissima violazione.

Vakhtang Kipshidze, un rappresentante della Chiesa ortodossa russa il cui leader, il patriarca di Mosca Kirill, è considerato uno stretto alleato di Putin, si è invece schierato a favore della sentenza definendola «una forma di autodifesa morale della società».

Putin e i «valori tradizionali»

Il Cremlino da parte sua sostiene di non aver seguito la vicenda, ma appare improbabile che le cose stiano così. Vladimir Putin cerca di presentarsi come il paladino di presunti «valori tradizionali» in contrasto con quelli occidentali.

E secondo molti osservatori non è un caso che questo criticatissimo provvedimento sia arrivato a pochi mesi dalle presidenziali russe che si dovrebbero svolgere il prossimo marzo. Nonché in un momento in cui l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe ha deteriorato i rapporti tra Mosca e Occidente.

Del resto, in Russia potere politico e potere giudiziario sono legati a doppio filo, e il Cremlino ha già usato l'etichetta di «estremista» per colpire persone e organizzazioni ritenute scomode per il potere: compresi i gruppi legati ad Alexey Navalny, il rivale numero uno dello zar in carcere per motivi politici.

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