Dopo il golpe Il Niger gela la missione Ecowas, dagli USA l'allarme Wagner

SDA

8.8.2023 - 20:18

I militari golpisti hanno intanto nominato un civile a primo ministro, annunciandolo in tv mercoledì sera: si tratta di Ali Mahaman Lamine Zeine, definito un "tecnocrate" dal sito nigerino Tamtan Info.
I militari golpisti hanno intanto nominato un civile a primo ministro, annunciandolo in tv mercoledì sera: si tratta di Ali Mahaman Lamine Zeine, definito un "tecnocrate" dal sito nigerino Tamtan Info.
Keystone

I militari golpisti in Niger continuano a sfidare il blocco di Paesi dell'Africa occidentale, chiudendo le porte a una delegazione dell'Ecowas diretta a Niamey per tentare un negoziato i cui spazi appaiono sempre più stretti.

Con i golpisti del generale Tchiani che mettono radici al potere – sostituendo il premier e il capo della Guardia presidenziale – mentre gli USA tentano un dialogo, con contatti tra l'amministrazione americana e alcuni responsabili del colpo di Stato che ha rovesciato il presidente Mohamed Bazoum.

Dall'altra parte dell'oceano arriva intanto anche un nuovo allarme sul ruolo della Wagner con il segretario di Stato Antony Blinken che, pur escludendo un ruolo diretto di Mosca o degli uomini di Progozhin nella crisi nigerina, mette in guardia: «Stanno cercando di approfittare della situazione».

Gli americani sottolineano comunque che «una mediazione è ancora possibile con la via diplomatica» e l'Ue ricorda che esistono spazi di negoziati fino a giovedì, quando l'Ecowas tornerà a riunirsi a Niamey dopo l'ultimatum scaduto domenica scorsa. I Paesi africani stanno prendendo tempo e la minaccia dell'uso della forza resta un'ultima opzione.

«In questa fase non è previsto un intervento», ha fatto sapere una fonte dell'organizzazione, citata dall'Afp. «La diplomazia resta la via maestra», ha ribadito anche il presidente della Nigeria e dell'Ecowas, Bola Tinubu. Avvertendo però che «nessun opzione» è stata scartata. E quindi tenendo la pistola ancora sul tavolo.

La risposta di Niamey è un muro. In una lettera indirizzata alla rappresentanza del blocco regionale nella capitale, il ministero degli Affari Esteri nigerino ha gelato i tentativi di negoziato, notificando che «l'attuale contesto di rabbia e rivolte della popolazione a seguito delle sanzioni imposte dall'Ecowas non consente di accogliere nella serenità e sicurezza richieste» la delegazione africana attesa in queste ore.

«Discussioni franche e a volte piuttosto difficili»

Il sottosegretario di Stato americano per gli Affari politici, Victoria Nuland, ha intanto annunciato di aver incontrato i golpisti a Niamey per «discussioni» risultate «estremamente franche e a volte piuttosto difficili», lasciando intendere forti dissensi sulle «molte opzioni» prospettate fra gli altri al generale Moussa Salaou Barmou, considerato il numero 4 della giunta guidata dall'ex-comandante della guardia presidenziale Abdourahamane Tchiani.

Fra una porta chiusa all'Ecowas e tanti segnali contradditori, l'occidente resta in pressing. Anche dall'Italia il vice premier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha ribadito che «noi lavoriamo ad una soluzione diplomatica», escludendo un intervento: «La situazione è ancora di tensione. Noi lavoriamo perché ci sia una soluzione diplomatica, dobbiamo scongiurare assolutamente una guerra In Niger», ha detto, sottolineando che «va rispristinata la democrazia, certamente va liberato il presidente Bazoum... però non bisogna pensare a un intervento militare, men che meno a un intervento militare europeo. Dobbiamo tenerci distanti da qualsiasi tipo di intervento. I nostri militari sono lì insieme a una serie di contingenti occidentali, ma erano lì per addestrare i militari nigerini, non per intervenire».

I militari golpisti hanno intanto nominato un civile a primo ministro, annunciandolo in tv mercoledì sera: si tratta di Ali Mahaman Lamine Zeine, definito un «tecnocrate» dal sito nigerino Tamtan Info sulla base di un curriculum che lo vide capo di gabinetto nel 2001 sotto l'allora presidente Mamadou Tandja e poi ministro delle Finanze nel 2002 fino al putsch del 2010. E con lui hanno rinnovato i vertici della Guardia presidenziale, chiamando alla guida il tenente colonnello Habibou Assoumane.

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