USA 2020 Elezioni statunitensi: non si escludono sorprese di ottobre

Helene Laube

7.10.2020

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Keystone

Un evento che si verifica poco prima delle elezioni e che influenza la corsa alla Casa Bianca: la «sorpresa di ottobre» è una tradizione delle presidenziali negli Stati Uniti. Cosa c’è di vero in questo mito?

Ogni quattro anni, negli Stati Uniti, si diffondono congetture riguardo ad un avvenimento imprevedibile che sconvolgerebbe la campagna elettorale ormai in dirittura d’arrivo. Si pensa che questo evento, che può essere provocato deliberatamente da uno dei candidati o avvenire naturalmente, tenga gli elettori sulle spine sul fronte politico ed emotivo e porti ad una svolta nella corsa alla Casa Bianca poco prima dell’arrivo al traguardo. Nel gergo politico di Washington, si parla di una «sorpresa di ottobre» («October Surprise»).

Durante la campagna elettorale del 2016, quattro settimane prima del voto, venne pubblicato un video che rivelava affermazioni volgari nei confronti delle donne da parte del candidato repubblicano Donald Trump(«Grab them by the pussy»). O ancora l’annuncio, il 27 ottobre, di ulteriori indagini condotte dall’FBI sullo scandalo delle mail e del server privato che, all’epoca, stava rovinando Hillary Clinton. Solo pochi giorni dopo l’FBI annunciò che i nuovi elementi non costituivano motivo per avviare procedure penali contro la candidata democratica.

Come altri numerosi scandali, la pubblicazione del video «Grab them by the pussy» non ha danneggiato Donald Trump. In compenso, alcuni sono convinti che l’annuncio dell’FBI sia costato la vittoria a Hillary Clinton.

Focus sulle presidenziali statunitensi 2020

Gli statunitensi alle urne: «blue News» segue la fase cruciale del duello per la Casa Bianca, non solo dalla Svizzera ma anche attraverso dei reportage di giornalisti svizzeri residenti negli Stati Uniti. Donald Trump o Joe Biden? Il voto è previsto per il 3 novembre.

Quest’anno, una sorpresa di questo tipo, così come le informazioni non molto sorprendenti sulla portata delle acrobazie fiscali del presidente, è sopraggiunta già nel mese di settembre con la morte di Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte suprema. E altre potrebbero essere in arrivo. Tuttavia, Donald Trump e i repubblicani difficilmente avrebbero potuto trovare un argomento migliore di una lite con i democratici in merito al posto di un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti per mobilitare la base del partito. Manderanno avanti le udienze e l'elezione al Senato del giudice conservatore Amy Coney Barrett, nominata da Donald Trump, per pianificarle prima delle elezioni presidenziali e del Congresso previste per il 3 novembre. La prospettiva di portare l’ala giudiziaria conservatrice a sei voti in un prossimo futuro è troppo allettante.

Anche la decisione di non aspettare l’esito del voto per nominare la nuova giudice dovrebbe mobilitare gli elettori democratici. Resta da vedere quanto la morte di Ruth Bader Ginsburg e il melodramma che circonda la controversa nomina influenzeranno gli elettori.

La «sorpresa di ottobre», un neologismo repubblicano

L’espressione «sorpresa di ottobre» è stata inventata durante la campagna elettorale del 1980, segnata dalla presa degli ostaggi a Teheran, da William Casey, direttore della campagna di Ronald Reagan diventato poi direttore della CIA. L'intrigo che si è sviluppato all’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981 ha messo a dura prova la presidenza del democratico Jimmy Carter e la sua rielezione. Quando, il giorno del giuramento di Ronald Reagan nel gennaio 1981, gli studenti iraniani liberarono i 52 ostaggi statunitensi rimasti, la sua squadra della campagna elettorale fu sospettata di aver convinto Teheran a ritardare il rilascio per organizzarlo dopo le elezioni del novembre 1980.

È esattamente questo scenario – la nomina di un successore da parte di Donald Trump e i repubblicani prima del giuramento del nuovo presidente nel gennaio del 2021 – ciò che Ruth Bader Ginsburg voleva impedire. Il suo più grande desiderio era di «non essere sostituita prima dell’entrata in funzione di un nuovo presidente», avrebbe dettato a sua nipote, dal suo letto di morte in sala operatoria.
È esattamente questo scenario – la nomina di un successore da parte di Donald Trump e i repubblicani prima del giuramento del nuovo presidente nel gennaio del 2021 – ciò che Ruth Bader Ginsburg voleva impedire. Il suo più grande desiderio era di «non essere sostituita prima dell’entrata in funzione di un nuovo presidente», avrebbe dettato a sua nipote, dal suo letto di morte in sala operatoria.
Keystone/ EPA/Shawn Thew

Due inchieste del Congresso hanno concluso che la squadra di Ronald Regan non aveva negoziato un accordo segreto con Teheran ma avrebbe cercato di sfruttare, nell’ombra, la questione degli ostaggi a fini elettorali.

Secondo un reportage apparso sul «New York Times» nel dicembre del 2019, alcuni repubblicani influenti avrebbero collaborato attivamente con la squadra della campagna elettorale di Regan che tentava di impedire la liberazione degli ostaggi prima delle elezioni.

I repubblicani hanno usato l’espressione «sorpresa di ottobre» per sminuire i tentativi, alla fine infruttuosi, compiuti dall’amministrazione Carter in vista della liberazione degli ostaggi. Secondo i rappresentanti del governatore Carter, i repubblicani hanno diffuso voci sul presunto pagamento di un riscatto in cambio della liberazione degli ostaggi che avrebbe intralciato le negoziazioni. Danneggiato anche da una forte recessione economica negli Stati Uniti, Jimmy Carter subì una cocente sconfitta contro Ronald Regan il 4 novembre 1980.

Altre «sorprese di ottobre» erano avvenute nel mondo politico statunitense nei decenni e nei secoli passati, ma restavano anonime. Talvolta – ma non sempre – questi sbandamenti, fallimenti e disastri sono provocati da oppositori politici. Talvolta – ma non sempre - hanno successo. Ad ogni modo, sono parte integrante delle campagne presidenziali, negli Stati Uniti e altrove.

Helene Laube è giornalista a San Francisco. Dal 2000 fino alla pubblicazione dell'ultimo numero del "Financial Times Deutschland" nel dicembre 2012, è stata corrispondente per il quotidiano economico della Silicon Valley. Fa parte dei membri fondatori del «FTD». In precedenza è stata redattrice per «Manager Magazin» ad Amburgo. I suoi articoli sono stati pubblicati anche su media come il «Financial Times», «Der Spiegel», il «Los Angeles Times», «Die Zeit», «Stern», la «Neue Zürcher Zeitung», «brand eins» e «Wired Germany».

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