Spionaggio Scandalo Pegasus, Budapest indaga sulle accuse al governo Orban

SDA

22.7.2021 - 22:01

Il premier ungherese Viktor Orban.
Il premier ungherese Viktor Orban.
archivio Keystone

Arabia Saudita e Marocco, due dei Paesi accusati di essere dietro al caso di spionaggio del programma Pegasus, non ci stanno e vanno al contrattacco.

E mentre Riad nega ogni addebito, giudicando infondate le notizie secondo cui il regime saudita avrebbe messo sotto sorveglianza giornalisti, dissidenti e attivisti per i diritti umani, Rabat ha denunciato per diffamazione sia Amnesty International sia Forbidden Stories, il consorzio di media internazionali che ha portato alla luce la vicenda.

Intanto a Budapest la procura ha deciso di aprire un'indagine per appurare se davvero il controverso governo ungherese guidato da Viktor Orban abbia utilizzato lo spyware prodotto dalla società israeliana Nso per prendere anch'esso di mira centinaia di numeri di telefono di giornalisti, oppositori politici ed altre personalità, anche straniere: «Il compito dell'indagine è quello di stabilire i fatti e determinare se e, in caso di conferma, quale crimine è stato commesso», si legge in una nota dell'ufficio del procuratore.

Nel frattempo si allunga la lista delle personalità oggetto di possibile sorveglianza attraverso i propri numeri di telefono. Tra i nomi spuntano anche quello della principessa Latifa, figlia del sovrano di Dubai, assurta mesi fa agli onori della cronaca per aver accusato la sua famiglia di tenerla prigioniera, e quelli di una cerchia ristretta di consiglieri del Dalai Lama, probabilmente presi di mira dalle autorità cinesi da sempre ostili alle aspirazioni indipendentiste del popolo tibetano.

E dopo la rivelazione delle possibili attività di spionaggio da parte del Marocco ai danni del presidente francese Emmanuel Macron e gran parte dei suoi ministri, cresce l'allarme in tutta Europa.

A Parigi, dove è già in corso un'inchiesta, l'inquilino dell'Eliseo ha convocato un consiglio di difesa straordinario dedicato al caso Pegasus e alla questione della sicurezza informatica. «Il Presidente della Repubblica sta seguendo questo dossier da vicino e prende molto sul serio la questione», ha spiegato un portavoce.

Mentre a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel ha messo in guardia dal pericolo che i software come quello prodotto dalla israeliana Nso «finiscano nelle mani sbagliate». Merkel ha quindi chiesto l'introduzione di restrizioni e limitazioni alla vendita di software simili.

Intanto in Israele il presidente della commissione parlamentare per gli Affari esteri e la Difesa Ran Ben-Barak, ex vice capo del Mossad, ha paventato l'ipotesi di un rafforzamento dei controlli, magari rivedendo le modalità con cui il ministero della difesa emette licenze per l'esportazione di cyber tecnologie israeliane, proprio come quella utilizzata dalla Nso per la produzione dello spyware Pegasus.