Guerra in Ucraina Praga invia tank sovietici a Kiev, l'offensiva nell'Est continua

SDA

5.4.2022 - 22:35

La guerra in Ucraina è entrata in una «fase cruciale». Vladimir Putin concentrerà i suoi sforzi nell'Est, dopo la sconfitta subita a Kiev, e assalterà con forza «l'intera regione del Donbass» e «il ponte di terra» che lo collega alla Crimea. Continuano gli aiuti militari all'Ucraina, ma si vuole evitare un conflitto aperto tra NATO e Russia.

Due biciclette passano di fronte a un edificio residenziale distrutto dai bombardamenti a Borodyanka, il 5 aprile.
Due biciclette passano di fronte a un edificio residenziale distrutto dai bombardamenti a Borodyanka, il 5 aprile.
KEYSTONE/AP Photo/Vadim Ghirda

Keystone-SDA

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg parla chiaro alla vigilia del vertice dei ministri degli Esteri della Nato. «Abbiamo qualche settimana di tempo per rifornire gli ucraini e aiutarli a respingere l'attacco: ora dobbiamo decidere cosa possiamo fare di più».

Ecco, Praga ha già scelto. Inviando vecchi carri armati dell'era sovietica a Kiev, diventando così il primo Paese europeo – nonché alleato – a rompere il tabù dei tank (soddisfacendo gli appelli di Volodymyr Zelensky).

Il conflitto, per l'ennesima volta, cambia e rischia di cambiare sempre di più, sull'onda dell'indignazione suscitata dai massacri di Bucha. «Quella della Repubblica Ceca è la decisione di un Paese sovrano e non della Nato», ha voluto precisare l'ambasciatrice Usa presso l'Alleanza Atlantica Julianne Smith, confermando indirettamente le indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal.

«Circa due terzi degli alleati stanno fornendo armi letali all'Ucraina», ha però notato. «E domani dovremo capire cosa fare, collettivamente e individualmente».

Repubblica Ceca e Slovacchia, dal canto loro, si sarebbero anche offerte di «riparare e riadattare le attrezzature militari ucraine danneggiate», comprese quelle catturate ai russi nel corso dell'offensiva. Insomma, fughe in avanti, tra i Paesi Nato, ce ne sono. E il rischio ora è che il quadro si possa complicare ulteriormente.

Si vuole evitare uno scontro aperto tra Nato e Russia

Stoltenberg, come altre volte, ha ribadito che l'alleanza ha aiutato e aiuta l'Ucraina a respingere la brutale aggressione di Putin, che porta su di sé «la responsabilità» delle atrocità viste a Bucha, ma vuole pure «evitare» uno scontro aperto tra la Nato e la Russia, potenza nucleare, poiché in quel caso «gli orrori aumenterebbero».

Ma è una sottile linea rossa. Le truppe russe, dice, si stanno spostando in Bielorussia, poi scenderanno verso il fronte attraverso i territori della Federazione e dunque sferreranno il colpo. È la fase due della guerra di Putin, quella in cui lo zar si gioca tutto, forse persino l'osso del collo (figurativamente parlando).

A Bruxelles anche gli alleati dell'Asia e del Pacifico

Quanto delicata sia la situazione lo si capisce dal fatto che, per la prima volta, a Bruxelles saranno riuniti anche gli alleati dello scacchiere Asia-Pacifico: Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud (oltre a Svezia, Finlandia e Georgia).

«Questa crisi ha implicazioni globali», avverte Stoltenberg. «La Cina non ha voluto condannare l'aggressione della Russia ed è ancora più importante per le democrazie restare unite e proteggere i nostri valori».

Prima di tutto con misure pratiche. I ministri allora approveranno la Carta di DIANA – l'acceleratore dell'innovazione nella difesa per il Nord Atlantico – stabilendo «come funzionerà». E poi si lavorerà al nuovo documento strategico della Nato, che rivedrà da capo a piedi il ruolo della Russia – e probabilmente pure della Cina – nell'assetto della sicurezza mondiale.

Non a caso, si apprende oggi, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'Australia coopereranno nello sviluppo di armi ipersoniche, ampliando il patto di sicurezza per aiutare Washington e gli alleati a rispondere alla rapida ascesa militare di Pechino. Armi che la Russia ha già.

Fonti ucraine continuano a denunciare massacri

Intanto l'offensiva sul terreno continua. «Numerosi casi di tortura di civili si registrano nei territori liberati dagli occupanti razzisti», è l'ultima denuncia della responsabile per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmila Denisova.

«Bambini di meno di 10 anni uccisi con segni di stupro e tortura sono stati trovati nella città di Irpin», il sobborgo a nord-ovest della capitale ripreso una settimana fa ai russi.

«Nella regione di Kiev – ha affermato Denisova – il «campo per bambini di Prolisok» ha ospitato per tre settimane la base di un'unità dell'esercito razzista. Nel seminterrato sono stati trovati cinque cadaveri di uomini con le mani legate dietro la schiena. Sono stati torturati e poi uccisi a sangue freddo. Una delle vittime aveva il cranio schiacciato».

«Ci sono i corpi di circa 200 civili sotto le macerie dei palazzi colpiti dai bombardamenti russi a Borodyanka», una cinquantina di chilometri a nord-ovest della capitale, lungo la direttrice che attraversa Bucha e Irpin. «Il 24 febbraio siamo stati la prima città a essere bombardata. Stiamo cominciando adesso a portare via i corpi perché i russi non ce lo hanno permesso fino a quando c'è stata l'occupazione», ha detto il sindaco Georgiy Erko. I russi si sono ritirati venerdì, ma i cadaveri continuano ad affiorare da sepolture superficiali e nascondigli improvvisati.

I corpi di tre civili torturati sono stati trovati nel distretto di Konotop, nella regione nordorientale di Sumy, anch'essa da poco ripresa dagli ucraini, secondo il capo dell'amministrazione militare regionale locale, Dmytro Zhyvytskyi.

Sono calde le zone del Sud-Est

Frenata dalla resistenza nella regione di Kiev, l'offensiva russa giunta al quarantunesimo giorno continua a concentrarsi sulle zone del Sud-Est, alle porte del Donbass.

Gli attacchi proseguono sulla città portuale di Mykolaiv, bastione strategico sulla via per Odessa, dove lo Stato maggiore ucraino ha denunciato nuovi raid con bombe a grappolo. Nel mirino anche alloggi civili e strutture mediche, incluso un ospedale pediatrico, mentre una troupe della Cnn ha rischiato di essere colpita da un lancio di granate, piovute a pochi metri dalle loro auto.

A Pologi, nella regione di Zaporizhzhia, nell'Ucraina sud-orientale, i soldati di Mosca hanno sequestrato un ospedale distrettuale, dove hanno ricoverato i loro feriti, secondo la denuncia dell'Amministrazione militare regionale.

Isolata resta intanto Mariupol, teatro dell'assedio più lungo, dove alcuni convogli di civili sono riusciti a fuggire negli ultimi giorni lungo i corridoi umanitari. Ma l'impossibilità per reporter e osservatori di fare il percorso inverso per la minaccia del fuoco russo fa temere sempre di più che Mosca voglia nascondere un quadro simile, se non peggiore, a quello emerso nei sobborghi di Kiev.