Medio Oriente - USAPressing per la tregua, Blinken torna da Netanyahu e Abu Mazen
SDA
30.11.2023 - 20:59
Nella sua quarta spola fra Gerusalemme e Ramallah dal 7 ottobre il segretario di Stato Antony Blinken ha insistito oggi sull'opportunità per tutte le parti in causa di tenere in vita una tregua che secondo gli Stati Uniti «sta dando risultati».
Keystone-SDA
30.11.2023, 20:59
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«Nella settimana passata – ha ricordato – abbiamo visto ostaggi che tornano a casa e vengono riuniti con le loro famiglie, ed in parallelo un aumento degli aiuti umanitari destinati ai civili innocenti di Gaza, che ne hanno una disperata necessità». Si tratta di sviluppi «molto positivi» ed è importante, secondo Washington, che questo processo continui.
Ma a Gerusalemme Blinken ha trovato un'atmosfera cupa. Un'ora prima di essere accolto nella residenza del capo dello Stato Isaac Herzog, a pochi chilometri di distanza due membri di Hamas hanno sparato su un gruppo di israeliani all'ingresso della città. Tre sono stati falciati dai loro proiettili, altri otto sono stati feriti.
«Lo stesso Hamas che ha perpetrato il terribile massacro del 7 ottobre – ha osservato il premier Benyamin Netanyahu – cerca di ucciderci ovunque». Blinken e il primo ministro hanno conversato a quattrocchi per un'ora, poi il loro incontro è stato allargato ai membri del gabinetto di guerra di Israele: il ministro della Difesa Yoav Gallant, il ministro Benny Gantz e il capo di Stato maggiore Herzi Halevi.
«Io stesso ho giurato di eliminare Hamas»
Al termine Netanyahu è apparso più determinato che mai a riprendere le operazioni militari al termine della tregua. «Abbiamo giurato – ha detto –, io stesso ho giurato di eliminare Hamas. Niente ci fermerà. Continueremo questa guerra fino a quando avremo raggiunto i suoi tre obiettivi: la liberazione di tutti i nostri ostaggi, la completa eliminazione di Hamas e la garanzia che non saremo più esposti da Gaza a minacce come quelle passate».
Secondo i media, Blinken ha comunque consigliato che in futuro gli attacchi di Israele siano più mirati e che sia tenuta in considerazione la crisi umanitaria che si sta sviluppando nel sud della Striscia.
A Ramallah l'inviato di Biden ha invece trovato da Abu Mazen un esplicito sostegno ad «un cessate il fuoco che metta fine all'aggressione israeliana e che risparmi le vite dei civili dalle distruzioni inflitte dalla macchina bellica israeliana».
Abu Mazen vuole la fine immediata della guerra
Inoltre, in sintonia con gli Stati Uniti, anche Abu Mazen perora un incremento urgente degli aiuti umanitari. Dunque il presidente palestinese vuole la fine immediata della guerra: ma nel lungo comunicato pubblicato per suo conto dall'agenzia di stampa palestinese Wafa mancava una parola significativa: Hamas. Il tema per lui è scottante, mentre nelle piazze della Cisgiordania masse di dimostranti sventolano i vessilli della fazione islamica dopo ogni liberazione di detenuti da parte di Israele.
Abu Mazen ha dunque preferito tacere, almeno in pubblico, sulla questione più spinosa della missione diplomatica di Blinken: quella del «day after», ossia della futura gestione di Gaza. L'amministrazione Biden vorrebbe che fosse gestita da un'Autorità nazionale palestinese «rinnovata»: un'opzione che Israele respinge.
Gallant, dopo un nuovo incontro con Blinken, è tornato sulla posizione di Israele: «Continueremo a combattere fino a quando avremo sconfitto Hamas. Sappiamo che sugli obiettivi della guerra siamo uniti con gli Usa» e di questo «siamo riconoscenti». In serata, dopo la partenza di Blinken, Netanyahu ha convocato il gabinetto di guerra per decidere se assecondare ancora gli sforzi per l'estensione della tregua o se rompere gli indugi alla sua fine, prevista verosimilmente per sabato mattina.