Ucraina Putin: «Più poteri ai capi di tutte le regioni russe»

SDA

19.10.2022 - 21:57

Dopo la mobilitazione militare, la legge marziale. Vladimir Putin impone norme di guerra nelle quattro regioni annesse il mese scorso, mentre il suo esercito bombarda senza sosta l'intera Ucraina, continuando a prendere di mira le infrastrutture energetiche civili.
Dopo la mobilitazione militare, la legge marziale. Vladimir Putin impone norme di guerra nelle quattro regioni annesse il mese scorso, mentre il suo esercito bombarda senza sosta l'intera Ucraina, continuando a prendere di mira le infrastrutture energetiche civili.
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Dopo la mobilitazione militare, la legge marziale. Vladimir Putin impone norme di guerra nelle quattro regioni annesse il mese scorso, mentre il suo esercito bombarda senza sosta l'intera Ucraina, continuando a prendere di mira le infrastrutture energetiche civili.

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Una stretta che, «se necessario», potrà essere estesa a tutta la Russia, Mosca compresa, recita il decreto annunciato dal presidente russo e subito approvato dal Senato.

«Putin si trova in una situazione incredibilmente difficile e il suo unico strumento è brutalizzare i cittadini ucraini», ha commentato il presidente Usa Joe Biden. Ma intanto lo zar ha ordinato anche l'istituzione di un Consiglio di guerra, che dovrà riferirgli passo passo gli sviluppi dell'offensiva.

«La legge marziale era in vigore» in questi territori «prima che entrassero a far parte della Russia. Ora dobbiamo legalizzare la situazione in conformità con la legislazione russa», ha spiegato Putin al Consiglio di sicurezza riunito per preparare l'applicazione delle nuove misure.

Se nelle oblasti orientali di Donetsk e Lugansk, nel Donbass, e in quelle meridionali di Kherson e Zaporizhzhia le restrizioni saranno massime e il potere nelle mani dei proconsoli dello zar ancora più ampio, in stato d'allerta sono stati posti anche otto territori frontalieri, da Krasnodar a Belgorod alla Crimea già annessa nel 2014, dove verranno introdotte restrizioni su ingressi e uscite. Il Cremlino assicura che non si tratta di una chiusura dei confini. Ma le limitazioni, dalla libertà di movimento alla proprietà privata, riguardano potenzialmente l'intera Federazione.

«Nella situazione attuale, ritengo necessario conferire poteri aggiuntivi ai capi di tutte le regioni russe», ha affermato ancora Putin, spiegando di attendersi proposte dettagliate sulle restrizioni da applicare nelle varie regioni, divise su una scala di criticità in quattro livelli.

«Gli alti funzionari», ha spiegato poi, «dovrebbero prestare la necessaria attenzione all'attuazione delle misure volte a garantire l'incolumità delle persone, la sicurezza e la protezione antiterrorismo delle strutture critiche, il mantenimento dell'ordine pubblico, l'aumento della stabilità, del funzionamento dell'economia, dell'industria, della creazione e dell'espansione della produzione dei prodotti necessari per l'operazione militare speciale». In altri termini, una mobilitazione economica, oltre che militare, in vigore per il momento nei territori di confine.

«Kiev rifiuta qualsiasi proposta di dialogo»

«Come è noto, il regime di Kiev si è rifiutato di riconoscere la volontà e la scelta del popolo e rifiuta qualsiasi proposta di dialogo. Piuttosto, gli attacchi continuano. I civili stanno morendo», ha attaccato ancora lo zar. «Circa cinque milioni di residenti del Donbass e delle regioni del sud-est dell'Ucraina hanno trovato rifugio in Russia», ha sottolineato quindi il fedele e influente segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolaj Patrushev.

L'escalation è destinata a rafforzarsi ancora. Putin ha infatti incaricato il governo di preparare un decreto sull'istituzione di un Consiglio speciale di coordinamento per «soddisfare le esigenze emerse nel corso dell'operazione militare speciale»: di fatto, un Consiglio di guerra, che sarà guidato dal primo ministro Mikhail Mishustin, con l'incarico di «lavorare sul rafforzamento della sicurezza».

Il leader del Cremlino, però, mostra anche di percepire il malumore serpeggiante nel Paese per una mobilitazione che ha già trascinato sotto le armi oltre 200 mila riservisti. Così, dopo aver promesso nei giorni scorsi che le chiamate si concluderanno nel giro di un paio di settimane, non andando oltre i 300 mila soldati previsti, Putin ha raccomandato ai suoi luogotenenti la puntualità nei pagamenti delle indennità ai combattenti e l'assistenza alle famiglie: almeno 195.000 rubli al mese, circa 3200 franchi, compreso «il periodo di formazione e addestramento», che però non sono bastati a frenare la disperata fuga di decine di migliaia di giovani dalla Russia.