MalavitaQuando lo Stato capitola: come la mafia approfitta della pandemia
tafi/dpa
14.2.2021
Per la mafia, la pandemia di Covid-19 rappresenta una storica opportunità. La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) lo espone chiaramente nel suo ultimo rapporto trimestrale (PDF). L’unità italiana di lotta contro la mafia descrive in dettaglio come i clan criminali di Cosa Nostra, della ’Ndrangheta e della Camorra spadroneggino sul terreno libero che lo Stato ha lasciato loro in seguito alla pandemia.
Secondo il rapporto della DIA, nel corso del 2020 la crisi innescata dalla pandemia ha offerto alla mafia italiana numerose opportunità per perpetrare i suoi atti criminali nell’economia e su Internet. L'esempio di questa tendenza è il settore della ristorazione, che ha registrato «un calo del fatturato di 34 miliardi di euro [circa 37 miliardi di franchi] per via del Covid-19», come indica «Der Spiegel» (contenuto a pagamento) che cita un’organizzazione ombrello.
I ristoranti e i bar sono sempre stati importanti per la mafia: « Il crimine organizzato controlla già più di 5000 esercizi.» E il loro numero aumenta. Poiché le organizzazioni criminali dispongono di molte liquidità provenienti da attività illegali, esse possono mirare a investire sulle imprese in difficoltà. Oltre ad approfittare di questo procedimento per riciclare i loro soldi, i mafiosi si infiltrano nell’economia. Di frequente tentano in questo modo di appropriarsi dei capitali delle imprese.
Roma diventa un «laboratorio criminale»
Da un punto di vista economico, la strategia dei clan criminali è giudiziosa: se controllano le aziende, possono anche mettere le mani sulle sovvenzioni e gli aiuti. Lo Stato, che pure lotta contro la mafia, la finanzia allo stesso tempo.
Ma la mafia non si interessa soltanto di ristoranti, anzi. Con le sue aziende, essa si arricchisce attraverso progetti infrastrutturali, ambientali o digitali, secondo quanto riporta «Der Spiegel». Questi atti non si limitano alla Sicilia, alla Calabria e alla Campania, regioni d’origine rispettivamente di Cosa Nostra, della ’Ndrangheta e della Camorra, nel sud Italia. La mafia guadagna terreno ormai in tutto il paese, grazie al Covid-19. Infatti, questo fenomeno imperversa anche a Roma.
La capitale offre delle condizioni commerciali ideali per infiltrarsi discretamente e segretamente nell’economia. Il rapporto delle autorità di lotta contro la mafia parla di un «laboratorio criminale» dai percorsi tortuosi, nel quale è possibile accumulare una fortuna senza dover ricorrere a guerre di gang devastanti e a sanguinosi attentati.
«Settori di attività » sempre nuovi
«La mafia è tanto pericolosa quanto il Covid-19», afferma il prefetto della polizia di Roma Vittorio Rizzi, secondo il quale nessuno è al riparo. Inoltre, poiché cambia costantemente modello commerciale nel contesto della pandemia, anche la mafia cambia in qualche modo. «Ciò va dalla contraffazione di farmaci al controllo delle catene logistiche», spiega Vittorio Rizzi a «Der Spiegel».
Il prefetto mette in guardia contro le conseguenze imprevedibili legate alla situazione economica tesa di numerose aziende: se si ritrovano in difficoltà e lo Stato non può aiutarle, rappresentano delle prede facili per i sindacati del crimine, in buonissima posizione finanziaria. La ’Ndrangheta genera da sola un fatturato annuale di più di 50 miliardi di franchi svizzeri e utilizza sistemi di credito ingegnosi per impadronirsi di centri commerciali, hotel e di altri beni immobiliari.
L’impotenza dello Stato di fronte all’emergenza creata dalla pandemia fa il gioco della mafia. Spesso, le organizzazioni criminali sono l’ultima speranza per coloro che hanno perso il proprio mezzo di sussistenza e che sono ormai pronti a rivolgersi alla mafia in preda alla disperazione. Per vendere droga, ad esempio. In effetti, l’attività principale prosegue malgrado le misure di isolamento, con una logistica ottimizzata e punti vendita adattati. L’hashish e la cocaina sono venduti nelle file d’attesa davanti ai supermercati o consegnati su ordinazione.
Inoltre, i clan si sono serviti della crisi causata dal Covid-19 per attaccare anche le loro vittime su Internet. I cybercriminali hanno in particolare preso di mira le infrastrutture del sistema sanitario ed estorto soldi ad alcuni ospedali che trattavano anche alcuni pazienti affetti dal Covid-19. Il metodo di pressione era una sorta di ransomware che i malfattori utilizzavano per minacciare di paralizzare i sistemi delle aziende sanitarie. Sul piano contabile, da gennaio a ottobre 2019 sono state attaccate in totale 105 «infrastrutture critiche» mentre la cifra è esplosa durante lo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo i 476 attacchi.
I cittadini si difendono
Anche se la lotta contro il crimine organizzato è diventata più complessa, le autorità non se ne stanno a braccia conserte. Tra marzo e settembre scorso, gli inquirenti della Guardia di Finanza hanno inferto duri colpi a ’Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra e mafia pugliese, procedendo a poco più di 90 operazioni. Più di un migliaio di presunti mafiosi sono stati arrestati. E nella città di Lamezia Terme, nel sud Italia, è appena cominciato uno dei più grandi processi antimafia di questi ultimi decenni.
Ma soprattutto, i cittadini trovano una rivalsa riprendendosi i loro quartieri e togliendoli alla malavita, attraverso l’impegno sociale. I comitati di cittadini e le associazioni di abitanti occupano sempre più spesso il campo libero creato dal ritiro dello Stato, con l'obiettivo di non lasciarlo alla mafia.