La crisi economica provocata dal Covid-19 ha spinto centinaia di migliaia di rifugiati siriani in Medio Oriente in una situazione sempre più disperata e ha aumentato i loro bisogni umanitari. Lo dice l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
Il numero di rifugiati vulnerabili che non dispongono delle risorse di base per sopravvivere in esilio è aumentato drammaticamente a seguito dell'emergenza sanitaria, avverte oggi l'Unhcr. Molti rifugiati nei Paesi vicini alla Siria hanno perso quelli che erano già redditi minimi.
Le famiglie di rifugiati si stanno assumendo ulteriori debiti e non sono più in grado di pagare l'affitto. Crescono inoltre i rischi di protezione, compresi lavoro minorile, violenza di genere, matrimonio precoce e altre forme di sfruttamento. Dall'inizio della pandemia, l'Unhcr ha fornito sostegno di emergenza in contanti a circa 200mila rifugiati in più in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia.
In questi cinque paesi vivono oltre 5,5 milioni di siriani, il più grande gruppo di rifugiati al mondo. L'agenzia sta tentando di supportare almeno 100 mila rifugiati in più con pagamenti una tantum.
Tuttavia, molti rifugiati continuano a non saper come fare. In Giordania, ad esempio, solo 17 mila su 49 mila famiglie vulnerabili hanno ricevuto sostegno di emergenza in contanti, poiché all'Unhcr mancano i fondi per estendere i suoi programmi.
Nove rifugiati siriani su dieci nella regione vivono in città o villaggi e non nei campi. Le comunità ospitanti hanno mostrato grande solidarietà, ma hanno anche subito la perdita di mezzi di sostentamento a causa della pandemia di Covid-19.
''Al di là dell'emergenza immediata, il sostegno continuo ai sistemi nazionali è una priorità'', afferma l'Unhcr in una nota. Sono stati presi provvedimenti per garantire che i rifugiati siano inclusi in risposte nazionali sulla salute pubblica dei paesi colpiti dal Covid-19. L'Unchr fa appello a un sostegno internazionale forte e costante ai principali paesi ospitanti della regione.
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