Violenti scontri Condannato un attivista in Russia, rivolta di piazza in Baschiria

SDA

17.1.2024 - 20:50

La condanna dell'attivista baschiro Fayil Alsynov ha scatenato una delle proteste più massicce registrate in Russia negli ultimi anni. Una contestazione durante la quale i media russi hanno dato notizia di violenti scontri tra polizia e manifestanti, con gli agenti che avrebbero usato manganelli e lacrimogeni per reprimere la protesta con la forza.

Vladimir Putin in una foto d'archivio.
Vladimir Putin in una foto d'archivio.
KEYSTONE/Sergei Savostyanov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP

Nonostante le temperature polari, migliaia di persone si sono radunate stamattina davanti al tribunale di Baymak, nella repubblica russa della Baschiria, per manifestare contro una sentenza che ritengono ingiusta e di matrice politica: la condanna a quattro anni di reclusione inflitta in primo grado ad Alsynov con l'accusa di «incitamento all'odio etnico» contro i lavoratori immigrati.

Un'accusa che l'imputato respinge fermamente sostenendo che sia frutto di una traduzione errata delle sue parole e contro la quale ha già annunciato che ricorrerà in appello.

Alsynov ha 37 anni ed è stato a lungo a capo di Bashqort, un gruppo – ora bandito dalle autorità russe – per la preservazione dell'identità linguistica e culturale baschira. L'anno scorso inoltre è stato multato per essersi schierato contro l'invasione dell'Ucraina dicendo che non era nell'interesse della Baschiria.

Le autorità russe sono accusate di mandare al fronte le persone attingendo dalle regioni in cui sono presenti importanti minoranze etniche e Alsynov aveva quindi definito «un genocidio del popolo baschiro» la mobilitazione ordinata dal presidente russo Vladimir Putin nell'autunno del 2022.

Scontri tra polizia e manifestanti

I giornali liberali hanno iniziato a riferire di scontri tra polizia e manifestanti subito dopo la fine dell'udienza. Stando al quotidiano in linea con sede a Riga (Lettonia) Meduza, le forze dell'ordine russe – spesso accusate di abusi e violenze – avrebbero «colpito con i manganelli» i dimostranti, alcuni dei quali avrebbero reagito lanciando contro di loro palle di neve, guanti e cappelli.

Secondo alcuni canali Telegram citati da Meduza e dall'organizzazione non governativa (ong) per la difesa dei diritti umani Ovd-Info, la polizia avrebbe anche usato gas lacrimogeni contro i manifestanti.

Le autorità russe parlano di «diverse persone rimaste ferite» negli scontri in Baschiria, «tra cui degli agenti», e Ovd-Info riferisce che circa 20 persone hanno avuto bisogno di cure mediche.

La stessa organizzazione per la difesa dei diritti umani afferma che sono stati fermati circa 20 dimostranti, mentre la testata Vyorstka – ripresa dal giornale in lingua inglese con sede a Mosca The Moscow Times – sostiene che gli arrestati siano «decine».

Situazione poco chiara

La situazione insomma non è del tutto chiara, come del resto spesso accade nella Russia di Putin. Quella di mercoledì pare però l'ennesima storia di repressione in un paese in cui è di fatto vietata ogni forma di protesta e di dissenso.

Il governo russo sembra intenzionato a usare ancora una volta il pugno duro: gli investigatori hanno infatti annunciato l'apertura di procedimenti penali con l'accusa di «rivolta di massa», che prevede fino a 15 anni di carcere, e per «violenza contro pubblico ufficiale», punibile con la reclusione fino a cinque anni.

Mosca da parte sua denuncia presunte «violenze» dei dimostranti con «l'uso di oggetti come armi». L'agenzia di stampa britannica Reuters sul suo sito web cita invece un video che mostrerebbe gli agenti che prendono a manganellate la folla, e un altro in cui una donna protesta con la polizia chiedendo che smetta di picchiare una persona stesa a terra.

Una protesta in una cittadina a 1400 chilometri da Mosca rischia insomma di mettere in imbarazzo il Cremlino proprio mentre, in vista delle presidenziali di marzo, il cui esito è comunque considerato scontato, Putin ha deciso di puntare sulla retorica della guerra in Ucraina e sul mito della «coesione sociale».