AlleanzaRutte è in pole position per la Nato, ha il favore di «due terzi» dei Paesi membri
SDA
22.2.2024 - 18:28
Mark Rutte naviga a vele spiegate verso la successione di Jens Stoltenberg al timone della Nato. Se da mesi, infatti, i diplomatici alleati sussurravano in camera caritatis che il premier olandese uscente aveva buone speranze, ora alcuni Paesi escono direttamente allo scoperto per cercare probabilmente di chiudere la partita in fretta e spingere gli incerti ad accodarsi.
Keystone-SDA
22.02.2024, 18:28
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L'Alleanza Atlantica decide per consenso e dunque non ci devono essere opposizioni – è la cosiddetta procedura del silenzio. L'Ungheria, al solito, è quella che trascina più rumorosamente i piedi. Ma il tempo per i giochi sta per scadere.
Gli alleati vogliono mettere la parola fine alla (lunga) ricerca del nuovo Jens Stoltenberg entro i primi di aprile, quando i ministri degli Esteri si riuniranno a Bruxelles per celebrare il 75esimo anniversario del Patto Atlantico.
Stando a diverse fonti alleate Mark Rutte avrebbe coagulato intorno a sé il favore di più o meno «due terzi» dei 31 Paesi membri del club (la Svezia è invitata ma non siede ancora formalmente al tavolo).
Londra e Washington hanno scoperto le loro carte
Londra ha messo le carte sul tavolo. «Il Regno Unito sostiene con forza Mark Rutte a succedere a Jens Stoltenberg come segretario generale della Nato», ha confermato un funzionario britannico poco prima che il Foreign Office diramasse una nota.
«Rutte è molto rispettato da tutti, ha serie credenziali in materia di difesa e sicurezza e garantirà che l'Alleanza rimanga forte e pronta alla difesa e alla deterrenza», ha spiegato.
Poco dopo si sono aggiunti gli Stati Uniti e la Francia. «Rutte ha il sostegno di Joe Biden», ha rimarcato un funzionario americano; stessa cosa per quanto riguarda Emmanuel Macron.
Gli indecisi hanno ormai esaurito margine di manovra
Dunque? Niente, gli indecisi hanno ormai esaurito margine di manovra. Il fronte est – capitanato dai Baltici e dalla Polonia – ha tentato fino all'ultimo di far passare un suo candidato (girava il nome della premier estone Kaja Kallas) ma senza ottenere il consenso necessario.
Rutte è stato giudicato «l'usato sicuro» adatto per questa fase: rappresenta un Paese che fa parte dell'Ue (era una richiesta della Francia), ha buoni rapporti con la Gran Bretagna (che ha tentato anche lei di esprimere un candidato), ha sostenuto senza se l'Ucraina ma al contempo non è un falco anti-Mosca. E soprattutto viene reputato «capace» di saper gestire Donald Trump, dovesse tornare alla Casa Bianca.
«Chi ancora non ha accettato il suo nome dovrebbe riflettere, perché ormai nessun altro, o altra, sarebbe in grado di raccogliere altrettanto sostegno tra gli alleati», spiega un diplomatico Nato su richiesta di anonimato.
il traguardo per Rutte ormai è in vista
Insomma, il traguardo per Rutte ormai è in vista. Semmai le complicazioni vere, ora, vengono dall'Olanda: attualmente Rutte è ancora alla guida del suo quarto gabinetto e i negoziati per la formazione del prossimo governo non procedono senza intoppi.
Non è chiaro cosa Rutte intenda fare se dovesse assumere la guida della Nato pur continuando a ricoprire il ruolo di primo ministro, scenario del tutto inedito per i Paesi Bassi. Certo Stoltenberg, dopo nove anni alla guida dell'Alleanza, potrebbe sempre restare qualche mese in più.
E comunque non se ne andrà prima di ottobre, scadenza naturale del mandato: sulla carta dovrebbe essere abbastanza per permettere ai partiti olandesi di trovare un accordo.