SpagnaSanchez denuncia il giudice che indaga sulla moglie
SDA
30.7.2024 - 21:37
In un clima politico e giudiziario bollente in Spagna, il premier Pedro Sanchez ha denunciato il giudice istruttore dell'inchiesta in cui è coinvolta la moglie, dopo aver dichiarato come teste davanti alla stesso magistrato.
Keystone-SDA
30.07.2024, 21:37
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Interrogato al Palazzo della Moncloa, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'audizione, per la prima volta nella storia democratica spagnola nella residenza del primo ministro e sede del governo, è «durata in tutto due minuti», come ha spiegato l'ex ministro Antonio Camacho, difensore di Begona Gomez, sospettata di traffico di influenza e corruzione in affari.
Il legale è stato ammesso all'interrogatorio assieme a quelli degli altri due indagati, della responsabile giuridica di Vox, in rappresentanza delle accuse mosse da 5 organizzazioni di estrema destra, e del rappresentante della Procura, che aveva presentato due ricorsi contro la citazione di Sanchez.
Il capo dell'esecutivo si è avvalso del diritto di non dichiarare, previsto dal Codice di Procedura penale per i coniugi o i familiari diretti, a tutela del diritto di difesa dei congiunti. Salvo poi rispondere con un affondo con gli stessi mezzi: una denuncia per abuso d'ufficio nei confronti del giudice istruttore Juan Carlos Peinado «in difesa dell'istituzione della Presidenza del governo, che rappresenta».
«Un provvedimento ingiusto in maniera consapevole»
Nell'esposto di 35 pagine, di cui ha preso visione l'agenzia di stampa italiana Ansa, si attribuisce al magistrato una «presunta responsabilità delittuosa» per aver dettato «un provvedimento ingiusto in maniera consapevole».
Il testo ricorda la «apparente mancanza di concretezza dell'oggetto della causa» contro Begona Gomez, sospettata di aver utilizzato le funzioni del marito nei suoi rapporti professionali come responsabile del master in Management e trasformazione tecnologica dell'Università Complutense di Madrid.
L'esposto evidenzia la contraddizione di aver citato a testimoniare il premier in veste di «marito» e non per la sua «condizione di presidente del Governo». Il tutto al fine di evitare che potesse testimoniare per iscritto, come previsto dalla legge per le massime cariche istituzionali nell'esercizio delle funzioni.
La denuncia, si aggiunge, non vuole essere «un attacco al potere giudiziario», ma «il tentativo di allontanamento dall'esercizio puntuale» di un giudice che ha agito con «arbitrarietà» e «ingiusta forma di procedere». Infine, si sottolinea che «a nessuno sfugge la rilevanza pubblica, anche l'eventuale rilevanza elettorale, che possono avere provvedimenti giudiziari che riguardano alte cariche del potere esecutivo».
Una causa politica?
L'iniziativa è stata difesa dalla portavoce del governo, Pilar Alegria, con la «necessità di difendere l'istituzione» da una «montatura», la cui «strategia è dare copertura giudiziaria a una causa politica». Da quando è stata avviata l'inchiesta, a fine aprile, Sanchez ha denunciato la macchina del fango e l'offensiva giudiziaria mossa dalle destre contro la sua famiglia e il governo, contro la quale ha annunciato «misure di rigenerazione democratica».
Sul fronte opposto, Vox e il Partito Popolare hanno puntato all'immagine di un capo di un esecutivo «assediato dagli scandali giudiziari», per indurlo a gettare la spugna, dato anche il momento di stallo a causa della fragile maggioranza parlamentare, dalla quale si è sfilato di recente il partito indipendentista Junts per Catalunya, di Carles Puigdemont.
«Sanchez non ha voluto rispondere davanti alla giustizia, risponderà davanti agli spagnoli», ha detto il leader del Pp, Alberto Nunez Feijoo. Che ha anche attaccato il leader socialista per l'accordo preliminare raggiunto dal suo partito con gli indipendentisti di Esquerra Republicana (Erc) per controllare il governo della Catalogna, accusandolo di aver ceduto a «un altro ricatto indipendentista», dopo il varo dell'amnistia e degli indulti.
La «sovranità fiscale» alla Catalogna, con il 100% delle imposte dello Stato, è il fulcro dell'accordo, che il direttivo federale del Psoe ha oggi appoggiato «pienamente». Ma ha sollevato le proteste di molte altre regioni che vedono a rischio il sistema di solidarietà territoriale. La partita del leader resiliente, che ha mantenuto la sua agenda odierna con l'incontro in serata con re Felipe VI a Maiorca, si gioca sul tavolo in Catalogna che, se dovesse saltare, questa volta si trascinerebbe dietro anche Madrid.