Guerra in Ucraina Il sindaco di Kiev chiede aiuto alla Svizzera, mentre i russi puntano al Donbass

ATS / sam

3.4.2022 - 09:40

Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko.
Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko.
Keystone

Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, chiede aiuto alla Svizzera facendo leva sulla condivisione degli stessi valori democratici. L'ex campione di boxe ha anche avvertito: si profila una catastrofe umanitaria nell'est dell'Ucraina, riporta oggi la SonntagsZeitung.

3.4.2022 - 09:40

I russi hanno distrutto le infrastrutture, mentre la logistica è crollata. Inoltre, molte vie di rifornimento alla capitale sono bloccate, ha spiegato il primo cittadino nel corso di un'intervista video al domenicale svizzero tedesco. I supermercati funzionano ancora, ma è pericoloso uscire in strada.

È vero che ci sono ancora riserve per alcune settimane, ha spiegato Klitschko, ma una «enorme catastrofe umanitaria» si profila nell'Ucraina orientale. «Abbiamo bisogno di scorte di cibo e medicine. Continuiamo a dipendere da tutti gli aiuti», ha detto.

Il sindaco ha anche stigmatizzato tutti coloro che continuano a fare affari con la Russia, sostenendo che hanno le mani sporche di sangue. Tutti i soldi vanno all'esercito russo, ha asserito il sindaco di Kiev, secondo cui molti politici stanno giocando su entrambi i lati della barricata: «condannano la guerra, ma non sono pronti a prendere dure sanzioni contro la Russia».

Per quanto riguarda una possibile fine della guerra, «non vediamo nessuna luce alla fine del tunnel», ha affermato Klitschko. «Noi tutti speriamo in una soluzione diplomatica, ma possiamo trovare dei compromessi solo quando l'ultimo soldato russo avrà lasciato il nostro paese».

Improbabile per la Svizzera un ruolo di mediatore

Intanto l'ex ambasciatore svizzero a Mosca, Yves Rossier, considera scarse le possibilità che la Svizzera venga ancora considerata per un ruolo di mediazione nella guerra in Ucraina.

Inoltre, ha affermato in un'intervista alla «SonntagsZeitung» in edicola oggi, ha espresso dubbi sull'efficacia a breve termine delle sanzioni adottate contro la Russia.

La Svizzera, ha ricordato l'ex diplomatico, si era già offerta come mediatore all'inizio dell'invasione da parte della Russia. Ora, tuttavia, questo ruolo sembra essere stato assunto dalla Turchia, dove si stanno svolgendo colloqui tra i rappresentanti delle parti in guerra.

In questo, la Turchia - Stato membro della Nato n.d.r - è stata molto abile. Da un lato, Ankara non ha adottato sanzioni contro la Russia e, dall'altro, fornisce armi all'Ucraina e compra gas russo. Dal momento che la Svizzera si è allineata alle sanzioni dell'Ue finendo sulla lista russa degli «Stati ostili», un ruolo di mediazione sembra quindi improbabile, ha spiegato Rossier.

La Svizzera non ha danneggiato la sua reputazione

Rossier non crede tuttavia che la Svizzera, approvando le sanzioni, abbia danneggiato definitivamente la sua reputazione quale mediatore internazionale. A suo avviso non bisogna essere assolutamente neutrali per svolgere questo ruolo.

Quanto alle sanzioni, per Rossier è difficile dire adesso se stiano avendo l'effetto desiderato. A suo avviso ci si deve chiedere se le sanzioni indurranno davvero la Russia a fare concessioni. Le sanzioni contro gli oligarchi, per esempio, fanno senz'altro male a queste persone, ma difficilmente avranno un effetto sulle decisioni del governo.

In generale, le sanzioni secondo Rossier non hanno finora portato ad un allentamento delle tensioni; è il caso dell'Iran, della Siria o della Corea del Nord. D'altra parte, la guerra rappresenta un costo per Mosca e, a medio e lungo termine, danneggeranno senz'altro il paese. Il fatto che la Russia chieda con tanta veemenza, nei negoziati con Kiev, la revoca delle sanzioni come condizione per la pace dimostra che il Paese è sottoposto a una forte pressione finanziaria ed economica.

In merito al presidente Putin, Rossier ha risposto al domenicale di averlo incontrato «tre o quattro volte» durante il suo mandato come ambasciatore in Russia (dal 2016 al 2020). All'epoca, l'ha trovato un «interlocutore attento e amichevole» e «molto razionale».

Manca ancora un'intesa per una riunione al vertice

Per quanto riguarda il più volte citato incontro tra Putin e Zelensky, le cose sembrano ancora in alto mare. «La bozza di accordo non è pronta per essere presentata a una riunione al vertice. La posizione della Russia sulla Crimea e sul Donbas rimane immutata». Lo ha affermato oggi su Telegram il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, ripreso dai media internazionali.

Ieri il capo negoziatore ucraino, David Arakhamia, ha detto ai media che la Russia aveva «dato una risposta ufficiale a tutte le posizioni, che accettano la posizione (ucraina), tranne la questione della Crimea (che è stata annessa dalla Russia nel 2014)».

Russi verso il Donbass, Kiev prepara la difesa

Frattanto, la città di Odessa sul Mar Nero è sotto attacco. Diversi missili avrebbero colpito depositi di carburante. Nel Donbass si segnalano accaniti combattimenti.

L'obiettivo dell'invasione russa in Ucraina è proprio questa regione, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel consueto videomessaggio notturno lo ha ribadito: «Le truppe russe vogliono prendere il Donbass e il sud dell'Ucraina».

Anche il Cremlino ha ammesso che il Donbass è al centro della sua «operazione militare speciale: la sovranità delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk - ha spiegato il portavoce Dmitry Peskov - è stata riconosciuta dalla Russia. Abbiamo riconosciuto la loro indipendenza. La nostra operazione è stata avviata su richiesta di queste due repubbliche: uno degli obiettivi principali consiste nel salvarle e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014, entro i confini sanciti dalla costituzione delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk».

Continuano gli attacchi su obiettivi militari e civili, ma l'intensità è diminuita

Sul fronte bellico lo Stato maggiore ucraino ha sottolineato che «il nemico continua a effettuare sistematici attacchi missilistici e aerei con armi ad alta precisione su obiettivi militari e civili, ma l'intensità è diminuita».

Alle ore 5 locali una decina di esplosioni hanno scosso la città di Odessa. Sulla città si sono alzate varie colonne di fumo e si segnalano incendi. Secondo le prime notizie è stato colpito anche un deposito di carburante.

Proprio per alleviare la pressione sull'importante centro costiero - secondo i media britannici - Boris Johnson è pronto ad inviare missili anti-nave per affondare le imbarcazioni da guerra russe che si trovano nel mar Nero.

A Mariupol è invece stato ucciso il regista lituano Mantas Kvedaravičius, di 45 anni: stava cercando di lasciare la città sotto assedio quando la sua auto è stata colpita da un razzo. Trasportato d'urgenza in ospedale, è morto poco dopo il ricovero.

Frattanto, Human Rights Watch ha dichiarato al Wall street journal che esistono prove «di crimini di guerra commessi a Bucha», la cittadina a nordovest di Kiev a lungo occupata dalle forze armate russe.

In dettaglio il gruppo per i diritti umani ha affermato di aver intervistato una donna che ha visto le truppe russe radunare cinque uomini e sparare a uno di loro alla nuca.

Anche oggi pronti bus per evacuare Mariupol

Anche oggi è aperto un corridoio umanitario per evacuare le persone da Mariupol, città assediata dai Russi, a Zaporizhzhia. Lo ha affermato la vice primo ministro ucraina Iryna Vereshchuk, citata da Ukrinform.

«Continuiamo a lavorare sull'evacuazione delle persone lungo il corridoio umanitario da Mariupol a Zaporizhzhia. Se gli autobus non passano per la città- ha dichiarato la vice primo ministro - chiediamo alle persone di recarsi al posto di blocco all'ingresso della città. Sette bus cercheranno di passare più vicino a Mariupol accompagnati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa».

ATS / sam