Siria Siria: i turchi bombardano una prigione con dei jihadisti

ATS

10.10.2019 - 12:31

L'aviazione turca ha ripreso giovedì mattina a bombardare aree nel nord-est della Siria a ridosso della frontiera, dove sono presenti forze curde definite terroriste da Ankara. Nelle ultime ore anche l'ISIS avrebbe attaccato le forze curdo-siriane.
L'aviazione turca ha ripreso giovedì mattina a bombardare aree nel nord-est della Siria a ridosso della frontiera, dove sono presenti forze curde definite terroriste da Ankara. Nelle ultime ore anche l'ISIS avrebbe attaccato le forze curdo-siriane.
Source: KEYSTONE/AP

La Turchia ha bombardato la scorsa notte una prigione in cui sono detenuti miliziani dell'Isis «di oltre 60 Paesi», durante i suoi attacchi nel nord-est della Siria. Preoccupazione a livello internazionale. Berna invita le parti in causa a rispettare i diritti umani. 

A denunciare il bombardamento della struttura carceraria sono le Forze democratiche siriane (SDF) a guida curda, secondo cui si tratta di «un chiaro tentativo» di favorire la fuga dei jihadisti.

Il carcere colpito sarebbe quello di Chirkin nella zona di Qamishli, secondo i curdi, che lanciano l'allarme su «una catastrofe che il mondo potrebbe non essere in grado di gestire in futuro».

Non vengono tuttavia forniti dettagli sugli eventuali danni inferti all'edificio o su eventuali fughe di miliziani jihadisti.

Ankara tace sull'episodio

Ankara non ha commentato la specifica accusa, ma in una nota diffusa giovedì dal suo ministero della Difesa ha sottolineato di colpire solo «terroristi», escludendo attacchi contro la popolazione locale o infrastrutture civili.

«Nella pianificazione ed esecuzione dell'operazione Fonte di Pace vengono presi di mira solo rifugi, ripari, postazioni, armi, mezzi ed equipaggiamenti che appartengono a terroristi del PKK/PYD-YPG e di DAESH (ISIS)», respinta così l'accusa d'aver colpito dei civili, uccidendone otto. 

Situazione poco chiara

In Siria la comunità curda al confine con la Turchia è quindi da mercoledì sotto attacco. Dopo la decisione di Donald Trump di ritirare le truppe statunitensi dalla regione, Ankara non ha perso tempo e ha iniziato a colpire col proprio esercito, per creare una zona cuscinetto. 

Secondo la TV panaraba al Arabiya, che cita i propri corrispondenti nella zona, è stata colpita l'area di Tall Abyad e di Ras al Ayn, epicentro dell'offensiva turca.

Secondo fonti curdo-siriane vicine all'amministrazione autonoma curda del nord-est siriano, anche miliziani affiliati all'ISIS hanno attaccato nelle ultime ore le forze curdo-siriane nella zona di confine dove è in corso l'offensiva turca.

Il ministero della difesa turco ha riferito che i militari di Ankara hanno colpito almeno 181 postazioni delle forze curde. Stando alle Forze Democratiche Siriane (SDF, dominate dalle milizie curde YPG) mercoledì «l'offensiva terrestre delle forze turche è stata respinta dai combattenti dell'SDF a Tal Abyad».

Condanna internazionale

L’attacco turco intanto desta seria preoccupazione tra i leader mondiali. In particolare il premier britannico Boris Johnson, dopo una consultazione telefonica con il presidente statunitense Donald Trump, ha evidenziato «il rischio di una catastrofe umanitaria».

Belgio, Francia, Germania, Polonia e Gran Bretagna hanno chiesto di tenere consultazioni urgenti del Consiglio di sicurezza ONU nella mattinata di oggi, giovedì, sulla Siria dopo l'inizio delle operazioni militari della Turchia.

Su quanto sta accadendo al confine turco-siriano si è espressa anche la Svizzera, che ha esortato, tramite il Dipartimento federale degli affari esteri, le parti in causa a «dar prova di moderazione e rispettare i diritti umani».

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