Intensi scontri armati sono in coso nella Siria nord-occidentale tra forze governative sostenute dalla Russia e milizie anti-regime appoggiate dalla Turchia.
Lo riferiscono fonti sul terreno, secondo cui proseguono i raid aerei di Mosca e Damasco contro le zone ancora controllate da combattenti delle opposizioni armate a sud e a est di Idlib.
Intanto, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) le forze lealiste hanno preso di mira con razzi terra-terra un convoglio militare turco nella zona di Jabal Zawiya, danneggiando alcuni mezzi.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che «a Idlib non faremo il minimo passo indietro. Faremo arretrare il regime siriano dietro i limiti definiti» della zona di de-escalation negli accordi con la Russia «e permetteremo il ritorno dei civili nelle proprie case». «La nostra principale difficoltà attualmente consiste nel non poter utilizzare lo spazio aereo, ma troveremo una soluzione rapidamente», ha aggiunto Erdogan in un discorso al gruppo parlamentare del suo Akp.
Stasera si attendono ad Ankara i colloqui turco-russi per tentare di trovare una soluzione diplomatica all'inasprimento militare in corso da settimane e che ha causato lo sfollamento di circa 900mila persone secondo l'Onu. «La nostra aspettativa è che vengano fermati gli attacchi in modo permanente a Idlib», ha detto il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu. «Il regime deve ritirarsi entro i confini stabiliti», ha aggiunto.
Intanto, a fronte del «nuovo disastro umanitario» che si sta verificando a Idlib, in una lettera pubblicata su diversi media 14 ministri degli esteri europei chiedono «al regime siriano e ai suoi sostenitori di porre fine a questa offensiva e di riprendere il cessate il fuoco stabilito nell'autunno 2018».
«Da dicembre – denunciano i ministri, su iniziativa francese -, le operazioni condotte nel nord-ovest sono aumentate di intensità, con il supporto degli aerei russi». Per questo i ministri di Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Belgio, Estonia, Polonia, Lituania, Svezia, Danimarca, Finlandia e Irlanda chiedono anche alla Russia «di proseguire i negoziati con la Turchia al fine di attenuare la terribile situazione a Idlib e contribuire a una soluzione politica».
«Intendiamo continuare a sostenere i meccanismi per combattere l'impunità istituiti dalle Nazioni Unite – conclude la lettera -. Manterremo il nostro impegno per garantire che i crimini commessi in Siria, incluso l'uso di armi chimiche, non rimangano impuniti».
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