SpagnaSánchez torna in pista per la guida del Paese, re Felipe lo incarica di formare un governo
SDA
3.10.2023 - 20:21
Pedro Sánchez torna in pista per guidare la Spagna. Dopo il fallimento annunciato del leader popolare, Alberto Nunez Feijòo, il segretario del Psoe ha ricevuto dal re Felipe VI l'incarico di formare un nuovo esecutivo.
Keystone-SDA, SDA
03.10.2023, 20:21
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E subito ha lanciato un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche: «È l'ora della generosità, della leadership, della politica. Abbiamo aspettato abbastanza: serve prima possibile un governo di legislatura».
Stavolta per riconquistare la Moncloa è consapevole che dovrà ottenere anche i voti degli indipendentisti catalani. Da giorni sia Erc che Junts hanno posto condizioni chiare: daranno il loro appoggio a Sánchez solo se porteranno a casa l'amnistia per i condannati in seguito alla dichiarazione unilaterale di indipendenza del 2017 e «l'impegno a lavorare» a favore del referendum per l'autodeterminazione della Catalogna.
Da domani negoziati complicati
Attorno a questi due punti da domani inizia un negoziato complicatissimo che avrà come data limite il 27 novembre: se entro quel giorno il leader socialista non avrà incassato la fiducia del Congresso, la Spagna tornerà di nuovo alle urne, il 14 gennaio.
Appena ricevuto il mandato, Sánchez ha chiarito i suoi punti fermi. La sua azione, ha assicurato, non sarà mai fuori dal «perimetro previsto dalla Costituzione»: un modo implicito per bocciare ogni suggestione referendaria.
Quanto all'amnistia, il premier incaricato è stato attentissimo a non pronunciare mai questa parola. Tuttavia ha fatto capire che si tratta di un tema su cui si può aprire comodamente un tavolo negoziale.
«Spagna più unita che in passato»
La sua strategia parte da una premessa importante: la politica di dialogo tra Madrid e la Catalogna, demonizzata dalle destre, a suo giudizio ha portato invece a una Spagna «più unita degli anni scorsi». Ora il compito di tutti dovrebbe essere quello di avanzare su quella strada, in un clima di «convivenza, concordia e stabilità, contro le divisioni e lo scontro politico».
«Gli spagnoli con il loro voto a luglio - ha sottolineato Sánchez - hanno chiesto di formare un governo. Sul tavolo c'erano due ipotesi: una era quella del Pp con Abascal, l'altra un governo progressista. Il modo in cui il mandato di Feijòo è fallito in parlamento ci ha dimostrato che nel Congresso, ma anche nella società spagnola, c'è un'ampia maggioranza che non vuole tornare indietro, che rifiuta le ricette di Vox, che chiede più diritti, più giustizia sociale, più sostenibilità ambientale».
«Vedrò tutti, tranne ultradestra di Vox»
Sui tempi in cui tenere il voto di fiducia non s'è sbilanciato: «Già domani - ha annunciato il leader del Psoe - comincio le mie consultazioni con Sumar. Poi, compatibilmente con il vertice europeo di Granada, vedrò tutti gli altri partiti, esclusa Vox, com'è logico».
Sánchez ha precisato poi che vedrà i rappresentanti parlamentari delle forze politiche, per cui non Carles Puigdemont, tuttora latitante a Waterloo.
Contro il suo tentativo si è scagliato naturalmente Feijòo: «Mi risulta che al momento Sánchez abbia meno voti di un mese fa. Ci aspettano giornate piene di trattative oscure, di bugie».
Quindi ha affondato con tono già preelettorale: «Tra un governo di bugie e le elezioni ovviamente preferisco il voto. Ma non decido io. L'attore principale di questo film è Puigdemont, Sánchez è solo la sua spalla. Trovo umiliante che si presenti un candidato senza avere una maggioranza. Praticamente - ha concluso - è la prova che la Spagna non ha un governo».