LibiaStrage di migranti: Tripoli accusa gli Emirati
ATS / sam
5.7.2019 - 18:46
Il ministro dell'Interno libico Fathi Bashagha ha accusato gli Emirati arabi uniti di aver bombardato martedì sera con un loro F-16 il centro di detenzione per migranti di Tajoura, alle porte di Tripoli, uccidendo almeno 53 persone.
«Accusiamo gli Eau di aver bombardato il centro con un jet F-16», ha detto il ministro alla CNN, come riporta il sito dell'emittente americana.
«Il rumore del jet è stato identificato da tecnici e piloti che l'hanno ascoltato», ha detto il ministro del governo del premier Fayez al-Sarraj rispondendo alla domanda su come faccia ad essere sicuro che si trattasse proprio di un aereo emiratino.
Potere distruttivo simile ai bombardamenti del 2014
«Il potere distruttivo» delle bombe sganciate tre giorni fa «è molto grande e simile» a quello dei bombardamenti di «Tripoli nel 2014», ha aggiunto Bashagha riferendosi ad accuse mosse dal Pentagono agli Emirati di aver bombardato segretamente la Libia assieme all'Egitto in quell'anno, circostanza negata da Abu Dhabi e dal Cairo.
Una responsabilità degli emirati nel raid era stata segnalata come possibile fin dalle prime ore da un consigliere comunale di Tripoli e addotta come motivazione per la convocazione di una riunione del consiglio di sicurezza dell'Onu chiesta da Tripoli, ma che poi è stata bloccata dagli Stati Uniti.
La condanna dell'Unione Europea
«L'attacco shock al centro di Tajoura che ha causato la morte di decine di rifugiati e migranti e il ferimento di molti altri, tra cui donne e bambini, è un duro promemoria di come la guerra in Libia stia colpendo i civili. Lo condanniamo nei termini più forti». Lo afferma l'Alto rappresentante UE Federica Mogherini.
«Tutta la violenza contro i civili è inaccettabile. Accogliamo con favore qualsiasi missione di accertamento dei fatti intrapresa dall'Onu e attendiamo con impazienza i suoi risultati», aggiunge la nota.
«Chiediamo una immediata de-escalation e la fine dei combattimenti, e agli attori in campo di astenersi dall'incitare alla violenza e di tornare al processo di mediazione guidato dalle Nazioni Unite», prosegue Mogherini ribadendo che «non può esserci alcuna soluzione militare alla crisi in Libia».
L'Alto rappresentante UE «chiede a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di rispettare pienamente i loro obblighi di contribuire alla pace e alla stabilità della Libia», ma anche di «prevenire le spedizioni di armi, salvaguardare le risorse petrolifere della Libia e proteggere le sue infrastrutture in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu».
L'ONU chiede il cessate il fuoco
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha, da parte sua, condannato il raid e ha chiesto alle parti in conflitto una de-escalation urgente e di impegnarsi per il cessate il fuoco.
Nella dichiarazione, i Quindici hanno anche invitato le parti a tornare rapidamente ai colloqui politici mediati dalle Nazioni Unite.
I membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu hanno anche espresso «profonda preoccupazione» per il peggioramento della situazione umanitaria in Libia e per le condizioni nei centri di detenzione che, hanno sottolineato, «sono responsabilità del governo libico».
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