Guerra in Ucraina Strage russa a Kiev nella notte su giovedì. Trump fa marcia indietro: «Vladimir ora basta!»

SDA

24.4.2025 - 22:18

Ucraina sotto attacco.
Ucraina sotto attacco.
Keystone

Mentre Kiev subisce uno dei raid più letali degli ultimi mesi, Trump accusa Zelensky di ostacolare la pace, ma poi corregge il tiro chiedendo a Putin di fermarsi.

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Keystone-SDA, Paolo Beretta

Prima l'ultimatum di Donald Trump, poi il ritorno dell'orrore a Kiev: l'Ucraina ha vissuto una delle notti, quella tra mercoledì e giovedì,  più buie nella storia recente della sua guerra.

I missili e i droni di Mosca sono tornati a colpire la capitale come non accadeva da tempo, replicando nel giro di pochi giorni la strage della Domenica delle Palme a Sumy.

I morti a Kiev sono stati dodici, i feriti circa 90. Il bombardamento russo si è inserito in una situazione diplomatica complessa.

Da Washington, mentre i missili di Mosca colpivano Kiev, il presidente americano tornava infatti ad attaccare Volodymyr Zelensky additandogli la colpa di non voler accettare lo schema di tregua concordato con il Cremlino.

Trump: «Vladimir, stop!»

Col passare delle ore e con l'emergere della gravità dell'attacco russo, Trump è stato costretto giovedì a un mezzo passo indietro.

«Non sono contento degli attacchi a Kiev. Non necessari, e in un pessimo momento. Vladimir, stop!», ha scritto Trump su Truth, tradendo un'evidente irritazione per quanto accaduto.

«Credo fortemente che Zelensky e Putin vogliano la pace ma devono venire al tavolo dei negoziati. È passato troppo tempo», ha poi rimarcato a margine dell'incontro con il premier norvegese. Tornando a evocare una deadline stabilita dagli USA dopo la quale «le cose andranno diversamente».

I raid su Kiev hanno confutato quasi in diretta quanto aveva sostenuto Trump incontrando mercoledì i giornalisti alla Casa Bianca. Il tycoon aveva attaccato Zelensky per il suo rifiuto di riconoscere la Crimea come russa, accusandolo di voler prolungare «lo sterminio».

Con Mosca, aveva sostenuto Trump, i termini della tregua sono quasi definiti. «Vedrò Vladimir Putin molto presto, dopo il mio viaggio in Arabia Saudita»; aveva poi annunciato collocando, quindi, l'attesissimo incontro con lo Zar dopo il 16 maggio.

L'UE: «La Russia, e non Kiev, è il vero ostacolo alla pace»

Le parole di Trump sui contorni della tregua hanno marcato la distanza che, sull'Ucraina e non solo, c'è in questo momento tra le due sponde dell'Atlantico. L'attacco di Kiev, agli occhi di Bruxelles, non è stato altro che un ulteriore funesto segnale di come il tycoon si sbagli.

«La Russia, e non Kiev, è il vero ostacolo alla pace. La sua non è una ricerca della pace ma una presa in giro», ha sottolineato l'Alto Rappresentante per la Politica Estera Kaja Kallas. Mentre dalla Commissione hanno ribadito come spetti all'Ucraina decidere le condizioni «effettive per la pace».

Il cordoglio e la rabbia per l'attacco di Kiev ha attraversato quasi tutte le cancellerie europee. Con Emmanuel Macron che si è rivolto direttamente a Trump: «Gli americani devono prendersela soltanto con una persona, il presidente Putin», ha sottolineato il presidente francese.

Gli USA chiederanno di riconoscere il diritto alla difesa dell'Ucraina?

In un gioco di riequilibri la Casa Bianca potrebbe cambiare alcuni termini del negoziato a favore di Kiev. Secondo «Bloomberg» Washington chiederà a Mosca di riconoscere il diritto alla difesa dell'Ucraina, di avere un proprio esercito e una propria industria della difesa nonché di restituire a Kiev la centrale di Zaporizhzhia.

Il segretario di Stato Marco Rubio ha da parte sua negato qualsiasi ipotesi di revoca delle sanzioni americane nei negoziati di pace.

Kiev sotto attacco, Zelensky anticipa il rientro

L'attacco russo è stato tra i più letali degli ultimi mesi. Settanta missili e 145 droni hanno colpito una zona piuttosto centrale di Kiev. L'allerta è scattata contemporaneamente  in tutta l'Ucraina e anche Kharkiv è tornata sotto tiro.

Il Cremlino ha sostenuto di aver colpito industrie militari nella capitale. E, con il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale Sergei Shoigu, è tornato a evocare la guerra nucleare in caso di aggressione, ovvero nel caso peacekeeper europei fossero dispiegati in aeree come il Donbass.

Zelensky, che giovedì era in missione in Sudafrica, ha invece anticipato il rientro a Kiev. Poi, sabato sarà a Roma per i funerali di Papa Francesco.

E, per il leader ucraino, la possibilità di un incontro con Trump diventa, di ora in ora, più necessaria.