I risultati preliminari delle elezioni thailandesi di domenica diffusi dalla Commissione elettorale danno il Puea Thai, partito d'opposizione fedele all'ex premier Thaksin Shinawatra, in vantaggio con 138 seggi.
Segue con 96 seggi il Palang Pracharat che appoggia la giunta militare al potere dal 2014. Tuttavia, a questi risultati andrà sommato un altro 30 per cento di seggi in palio attribuiti con il sistema proporzionale, e per questo potrebbero volerci settimane.
I ritardi della Commissione elettorale e diverse irregolarità riportate stanno facendo scalpore in Thailandia. Sui social media sono diventati virali hashtag come #elezionefarsa e altri che prendono in giro l'operato della Commissione, i cui componenti sono stati nominati dalla giunta militare.
Nel frattempo, il Puea Thai rivendica il diritto di tentare per primo di formare un governo, in quanto primo partito nell'attribuzione dei seggi con il sistema maggioritario. I calcoli dei media thailandesi mostrano però che, con l'ipotetica ripartizione dei seggi derivanti dal proporzionale, il Palang Pracharat colmerebbe gran parte del divario.
Il premier verrà scelto dall'insieme di Camera (500 seggi) e Senato (250), che sarà interamente nominato dalle forze armate e quindi sarà con ogni probabilità compatto nell'appoggiare l'attuale premier Prayuth Chan-ocha, il generale autore del golpe militare nel 2014.
Tra le irregolarità segnalate dai media locali, in diversi seggi il numero totale dei votanti è superiore a quello degli aventi diritto, ed è molto alto anche il numero delle schede invalidate. Appare sospetta anche la percentuale dell'affluenza, attorno al 65%, di dieci punti inferiore al trend evidenziato nelle passate consultazioni. Alla vigilia si credeva che l'affluenza avrebbe raggiunto l'80%.
Le elezioni sono state il culmine di un processo legislativo fatto di svariate restrizioni per l'opposizione e di vantaggi istituzionali per le forze armate.
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