Donald Trump, per la prima volta da dopo le elezioni, lascia la Casa Bianca per più giorni e vola nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, per le festività di fine anno. Non senza l'ultimo colpo di teatro però, concedendo la grazia o commutando la pena a ben 46 controversi personaggi condannati per gravi reati dalla giustizia statunitense.
Donald Trump, dopo aver graziato in giornata 20 persone, ha concesso ieri sera la grazia a un altro gruppo di suoi alleati politici tra cui Paul Manafort, responsabile della sua campagna elettorale del 2016, Roger Stone, consigliere e amico di vecchia data, e Charles Kushner, il padre del suo genero Jared Kushner.
Lo ha reso noto la Casa Bianca. In tutto la seconda ondata di provvedimenti di grazia riguarda 26 persone, più altre tre a cui è stata commutata la pena.
Manafort e Stone erano stati coinvolti nelle indagini del procuratore speciale sul Russiagate, Robert Muller, così come altri alleati di Trump graziati nella prima ondata di provvedimenti, tra cui Michael Flynn e George Papadoupoulos. Il padre di Jared Kushner si è invece dichiarato colpevole nel 2004 di diversi reati, tra cui evasione fiscale, intimidazione di testimoni e false dichiarazione alle autorità federali: capi di accusa che gli sono costati due anni di carcere.
Procedure non rispettate?
Un vero e proprio regalo di Natale ad amici, alleati e politici corrotti, tra cui, nella prima tranche, due indagati coinvolti nel Russiagate e tre ex membri repubblicani del Congresso molto vicini al presidente uscente.
Non solo: nella prima ondata il perdono di Trump è andato anche a quattro mercenari della società Blackwater accusati di crimini di guerra in Iraq, responsabili nel 2007 della strage di piazza Nisour a Baghdad in cui furono uccisi 17 civili, tra cui due bambini di 8 e 11 anni. Un episodio che provocò un'ondata di sdegno nella comunità internazionale.
La prima ondata di provvedimenti – spiegano gli esperti – riguarda molti casi che non incontrerebbero gli standard necessari per essere presi in considerazione, con Trump che avrebbe deciso di procedere bypassando il consueto processo di revisione da parte del Dipartimento di giustizia.
Insomma, ancora una volta un uso del potere di grazia da parte del presidente uscente che i detrattori considerano spregiudicato e prevalentemente mirato a soddisfare propositi personali e politici.
Basti pensare, come ricorda il «New York Times», che su 45 provvedimenti di concessione della grazia o di commutazione della pena varati da Trump dall'inizio del suo mandato ben l'88% è andato a beneficio di persone legate al presidente e impegnate nella promozione della sua agenda politica.
Alcuni graziati «eccellenti»
Lo dimostra anche l'identikit di molti dei personaggi graziati in queste ore. George Papadopoulos è l'ex consigliere di politica estera della campagna elettorale di Trump nel 2016, condannato in seguito alle indagini del procuratore speciale sul Russiagate Robert Mueller, così come un legale legato al tycoon, Alex van der Zwaan.
Ci sono poi i tre ex parlamentari sostenitori di Trump, Duncan Hunter, Chris Collins e Steve Stockman, condannati a pene pesanti per reati che vanno dall'uso improprio di fondi della campagna elettorale a false dichiarazioni all'Fbi, passando per la frode finanziaria e il riciclaggio di denaro.
Nel caso dei militari contrattisti della Blackwater, poi, i commentatori a stelle e strisce ricordano anche come l'ex responsabile della società è Erik Prince, miliardario amico del presidente e, tra l'altro, marito della ministra dell'istruzione dell'amministrazione Trump, Betsy DeVos.
La grazia preventiva per i suoi figli?
Circola pure l'ipotesi più clamorosa che è già riecheggiata più volte tra le mura dello Studio Ovale: quella della grazia preventiva per i figli maggiori del presidente – Donald Jr, Eric e Ivanka – per proteggerli, almeno in parte, da futuri guai giudiziari. Così come il suo avvocato personale e amico Rudy Giuliani. Con Trump che potrebbe arrivare a graziare persino sé stesso.
Nel frattempo nelle ultime ore dalla Casa Bianca è anche partita una sfida al Congresso, con Trump che in un video postato su Twitter ha definito «una vergogna» l'accordo raggiunto sul piano di stimoli all'economia da 900 miliardi di dollari, soprattutto per quell'assegno da 600 dollari promesso agli americani, che lui vorrebbe portare ad almeno a 2'000 dollari. «Se così non sarà – ha detto minacciando il suo veto – della questione se ne occuperà il prossimo presidente... che poi potrei essere io».
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