Stati Uniti Trump rientra dal Medio Oriente senza accordo e avverte lo zar: «Cali le carte»

SDA

16.5.2025 - 21:06

Putin «non è andato» a Istanbul «e lo capisco. Ma dobbiamo trovare una soluzione e lo faremo», ha detto il presidente americano parlando con i giornalisti prima di partire da Abu Dhabi.
Putin «non è andato» a Istanbul «e lo capisco. Ma dobbiamo trovare una soluzione e lo faremo», ha detto il presidente americano parlando con i giornalisti prima di partire da Abu Dhabi.
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Donald Trump comprensivo ma non troppo. Sempre più frustrato dalla mancanza di una svolta nei colloqui per mettere fine alla guerra in Ucraina il presidente americano chiude la sua missione in Medio Oriente dicendo di capire perché Vladimir Putin non sia andato a Istanbul ma allo stesso tempo avvertendo lo zar che se non sarà trovata una soluzione al più presto potrebbero esserci ripercussioni per la Russia.

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«Io me ne torno a casa», ha dichiarato The Donald ai giornalisti al seguito confessando di essere ansioso di «vedere il suo bellissimo nipote», il figlio di Tiffany che ha partorito due giorni fa.

Ma, più seriamente, ha insistito di voler incontrare il leader del Cremlino al più presto, convinto dell'idea che soltanto un faccia a faccia possa sbloccare lo stallo.

«Non è andato», a Istanbul «e lo capisco. Ma dobbiamo trovare una soluzione e lo faremo. In media, ogni settimana vengono uccisi cinquemila giovani», ha detto il presidente americano parlando con i giornalisti al seguito prima di partire da Abu Dhabi dando l'impressione che ci potrebbe essere almeno un contatto telefonico già nei prossimi giorni.

«È arrivato il momento». Anche il portavoce dello zar, Dmitri Peskov, ha concordato che l'incontro tra i due leader «è certamente necessario» ma ha messo un freno sui tempi. «Un vertice del genere deve essere preparato e deve essere produttivo, preceduto da negoziati tra esperti, consultazioni, una lunga e intensa preparazione».

Aleggia ancora la minaccia di sanzioni e dazi contro Mosca

Quanto alla possibilità che neanche un faccia a faccia possa portare ad una soluzione, Trump ha spiegato che «almeno lo sapremo e se non risolveremo sarà molto interessante».

Cosa il commander-in-chief intenda con queste parole è troppo presto per dirlo, in passato ha minacciato la Russia di ulteriori sanzioni accusando Putin di non voler cessare la guerra.

A inizio marzo il presidente avvertì che stava «considerando seriamente l'imposizione di sanzioni su larga scala» e dazi contro Mosca fino al raggiungimento di un cessate il fuoco e di un accordo di pace perché «la Russia sta letteralmente "martellando" l'Ucraina sul campo di battaglia in questo momento».

Venti giorni dopo si definì perfino «incazzato» con il leader del Cremlino minacciando di imporre tariffe dal 25% al 50% contro gli acquirenti di petrolio russo se Mosca avesse continuato ad ostacolare i suoi sforzi.

«Applicherò dazi secondari sul petrolio russo»

«Se io e la Russia non riusciremo a raggiungere un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina e io riterrò che sia stata colpa della Russia applicherò dazi secondari sul petrolio, su tutto il petrolio proveniente russo», aveva avvertito.

Minacce ribadite il 26 aprile, dopo il suo colloquio con Volydymyr Zelensky a San Pietro a margine dei funerali di Papa Bergoglio. E di nuovo una settimana fa, il tycoon ha minacciato non meglio precisate sanzioni contro la Russia se non rispetterà il cessate-il-fuoco che non ha ancora mai accettato.

Toni molto meno concilianti nei confronti di Mosca rispetto agli inizi del suo mandato, segno che la pazienza del presidente americano sta per scadere.