Ecco la roadmap UE: 6'800 miliardi per la difesa fino al 2035

SDA

16.10.2025 - 20:10

Andrius Kubilius in conferenza stampa.
Andrius Kubilius in conferenza stampa.
Keystone

La Commissione e la Nato lanciano una roadmap difensiva che prevede 6'800 miliardi di spesa collettiva entro il 2035, quattro progetti prioritari (tra cui la difesa anti-drone) e un massiccio ricorso ad appalti congiunti per colmare le lacune capacitive europee.

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Il numero è eclatante: 6'800 miliardi in 10 anni. È la stima, secondo il Commissario per la Difesa Andrius Kubilius, della spesa collettiva europea da qui al 2035, visti gli impegni presi con la Nato e gli incentivi previsti dall'Ue per spingere i 27 a collaborare tra loro, superando le gelosie nazionali.

Un vero e proprio «big bang». Che spiega, ancor di più, la necessità di un approccio comune in modo da evitare «duplicazioni» (leggere sprechi) e anzi far massa critica (perché presi da soli i Paesi europei sono nani, anche se la Commissione ovviamente non lo dice). In sintesi. questo è il senso della roadmap sulla Difesa adottata dal Collegio e presentata alle capitali.

Come già anticipato, il documento propone l'istituzione di quattro progetti prioritari (i flagship, tra cui il muto anti-drone) e nove aree tematiche, già 'benedette' dal Consiglio Europeo, intorno alle quali costruire coalizioni di Stati membri in cui almeno un Paese abbia il ruolo di capofila. I quattro 'flagship' sono la European Drone Defence Initiative (che sostituisce la dicitura Drone Wall), l'Eastern Flank Watch, l'European Air Shield e il Defence Space Shield.

La roadmap verso il 2035

Sull'argomento droni, però, si registra una certa freddezza da parte di alcuni Paesi, poiché - a quanto si apprende - non si starebbe registrando il necessario «coordinamento» tra le parti. Le aree di aggregazione invece sono «la difesa aerea, la mobilità militare, i sistemi di artiglieria, il cyber l'IA e la guerra elettronica, i missili e le munizioni, i droni e le misure anti-drone, i reparti di terra e di mare e gli strumenti strategici».

La roadmap, poi, assegna un crono programma serrato a tutti i programmi (nonché un ruolo centrale di coordinamento all'Agenzia per la Difesa, l'Eda) così da colmare i deficit odierni «entro il 2035».

Per fare tutto ciò «l'Europa si deve muovere ora», esordisce la comunicazione congiunta. «Gli Stati membri hanno il controllo della situazione: sono loro a decidere cosa acquistare o sviluppare, quando e da chi», ha chiarito l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas.

«Ma solo lavorando insieme possiamo colmare le lacune più gravi in termini di capacità e per questo proponiamo che gli Stati membri collaborino in coalizioni nei settori in cui lo desiderano e lo ritengono necessario. Il lavoro è già iniziato. Questa settimana si è tenuta la prima riunione sui droni, guidata dai Paesi Bassi e dalla Lettonia».

Kallas ha fatto anche da contatto con la Nato, visto che uno dei temi più spinosi è chi fa cosa, tanto che nelle ultime settimane si è avuta la sensazione di una certa ruggine tra le due organizzazioni.

La Nato definisce i confini

L'Ammiraglio Pierre Vandier, Comandante Supremo Alleato per la Trasformazione, alla vigilia della presentazione della roadmap ha assicurato una volta di più - come peraltro ha fatto lo stesso segretario generale Mark Rutte - che non è in atto alcuno scontro ma, al tempo stesso, ha disegnato con grande chiarezza il perimetro di intervento.

«L'Europa ha i soldi e le industrie sono nei Paesi europei, quindi ci sono molte cose che possono essere fatte da quel lato di Bruxelles», ha dichiarato. «Ma l'Ue non progetta, non fa integrazione, non fa regole d'ingaggio, semmai consente ai Paesi di fare acquisti e se i Paesi decidono di passare attraverso l'Ue per i finanziamenti, con SAFE o altro, benissimo».

Vandier poi ha rivelato che l'Alleanza sta testando «tre soluzioni» per l'intercettazione dei droni e che le prove si terranno la prossima settimana in alcuni Paesi europei, sia nella parte orientale che in quella occidentale».

Appalti congiunti e valanga di investimenti

Insomma, la Nato c'è e va spedita per la sua strada. Ora, semmai, bisogna capire come reagiranno i 27 al prossimo vertice, dato che l'esecutivo Ue prevede di avere l'approvazione definitiva dei progetti prioritari entro la fine dell'anno. E certe capitali non hanno reagito benissimo a quello che alcuni, a Bruxelles, vedono come uno sconfinamento della Commissione nelle prerogative degli Stati.

Ma, per l'appunto, sul settore si riverserà una valanga di quattrini. Secondo la Commissione «orientare sempre più» gli investimenti nella difesa verso gli appalti congiunti sarà dunque «un fattore chiave per la prontezza operativa, poiché l'aggregazione della domanda e le economie di scala contribuiranno ad aumentare la capacità produttiva dell'industria europea della difesa e a promuovere l'interoperabilità».