Omicidi irrisolti Un algoritmo per scovare il serial killer

di Don Babwin, AP

29.6.2019

Una delle vittime. Gli omicidi, cominciati nel 2001 e perpetrati per diversi anni, non sono stati ancora chiariti.
Una delle vittime. Gli omicidi, cominciati nel 2001 e perpetrati per diversi anni, non sono stati ancora chiariti.
Uncredited/Courtesy of Riccardo Holyfield/dpa

Sebbene siano trascorsi diversi anni, non è stata fatta ancora luce su una serie di brutali omicidi commessi a Chicago nei confronti di donne di colore. Con l’aiuto di uno nuovo metodo informatico, la polizia è ora alla ricerca di analogie tra i vari delitti.

Per diversi anni, un serial killer ha imperversato a Chicago. Gli inquirenti stanno ora riprendendo in mano il caso, con l'aiuto di un'organizzazione nazionale senza scopo di lucro e del suo algoritmo informatico.

I corpi sono stati rinvenuti negli angoli più sordidi di Chicago: vicoli sprofondati nella miseria, edifici abbandonati, terreni invasi dalla vegetazione e cassonetti della spazzatura. La maggior parte delle vittime sono donne di colore, morte strangolate o soffocate.

Secondo le autorità, molte delle donne uccise erano prostitute o tossicomani. I cadaveri presentavano segni di violenza sessuale: alcune vittime erano infatti nude o indossavano vestiti strappati.

La serie di omicidi, avviata nel 2001 e durata per diversi anni, resta ancora avvolta nell'ombra. Ora gli inquirenti hanno ricominciato a lavorare ai vari casi, ricercando possibili legami tra gli omicidi, con il sostegno di un'organizzazione non a scopo di lucro attiva in tutto il paese, che utilizza un algoritmo informatico. La ripresa delle indagini suscita speranze tra i parenti delle vittime, alcuni dei quali attendono risposte da circa 20 anni.

Similitudini tra i 51 omicidi

«Mi dico che ho voltato pagina», dichiara Marsean Shines, nipote di Winifred, ritrovata strangolata circa 19 anni fa. «Ma in fondo so che non è vero.» I suoi parenti si sono sempre domandati se la morte di Winifred Shines fosse opera di un serial killer che avesse ucciso anche altre donne.

La ripresa dell’inchiesta su questo caso è dovuta al Murder Accountability Project, un progetto non a fini di lucro che analizza gli omicidi commessi negli Stati Uniti. I dati relativi a un migliaio di casi della zona di Chicago sono stati informatizzati. Ben 51 femminicidi presentano inquietanti similitudini. Ciò mette chiaramente in evidenza l’esistenza di un serial killer, spiega il fondatore del progetto, Thomas Hargrove, che ha presentato le sue conclusioni alla polizia nel 2017.

La sua organizzazione ha dato una mano agli inquirenti anche in altri casi. Nel 2010, ha rilevato analogie tra 15 omicidi irrisolti contro donne nell’Indiana. Quattro anni dopo, un uomo originario della città di Gary ha confessato di aver commesso sette di questi crimini. A Cleveland, i dati del Murder Accountability Project hanno permesso di esaminare fino a 60 casi di femminicidi.

Una serie di omicidi temporaneamente interrotta

La polizia di Chicago ha ripreso le inchieste in seguito alla pressione degli attivisti. Attualmente, sei responsabili hanno il compito di esaminare, caso per caso, i vecchi rapporti e le prove raccolte all’epoca, ricercando le analogie non ancora emerse finora, oltre che nuovi indizi.

Una delle grandi domande che gli inquirenti si pongono è perché la serie di omicidi si sia interrotta una prima volta nel febbraio 2014, come spiega Thomas Hargrove. In quel caso la vittima era Diamond Turner, ritrovata morta in un cassonetto. Poi, nel giugno 2017, gli omicidi sono ripresi con l’assassinio di Catherine Saterfield-Buchanan.

Il Murder Accountability Project ha esortato la polizia a cercare un colpevole che non abbia potuto commettere omicidi a Chicago nell'arco di questi tre anni. «Pensiamo che ciò potrebbe spiegare questa interruzione, dichiara Thomas Hargrove. E ora, il criminale o i criminali sono tornati.»

Gli inquirenti presi di mira dalle accuse

Inoltre, le indagini della polizia sono gravate dalla polemica sullo scarso interesse nei confronti delle vittime indigenti, che vivevano spesso in quartieri degradati ai margini della società. «Sono preoccupato per il fatto che ci siano volute due settimane per ritrovare mia cugina morta in un cassonetto», afferma Riccardo Holyfield, parente di Reo Renee Holyfield, uccisa l’autunno scorso. «Come può un cadavere restare così a lungo in un cassonetto situato in un vicolo così frequentato?»

Il capo delle indagini Brendan Deenihan contesta l’accusa secondo la quale la polizia sarebbe meno presente nei quartieri poveri, rispetto a quanto avviene nei quartieri ricchi della città. «Non è così», sostiene.

Secondo Brendan Deenihan, non si tratta probabilmente di un solo serial killer. A suo dire, sarebbero diversi i criminali, ognuno dei quali avrebbe commesso una serie di omicidi. L'analogia tra i casi non risiederebbe nel fatto che gli omicidi siano opera di uno stesso criminale, quanto nelle similitudini tra le vittime, precisa.

«Uno stile di vita ad alto rischio»

«Stiamo parlando di uno stile di vita ad alto rischio», spiega l'investigatore. Le persone che si prostituiscono «possono salire a bordo di 20 auto diverse ogni notte e condividere la droga con persone che non conoscono veramente».

Oltre al Murder Accountability Project, gli inquirenti si rifanno ad un secondo canale per sperare di chiarire il caso: come altre autorità inquirenti, infatti, la polizia di Chicago inserisce i rilievi del DNA all'interno di un database nazionale contenente informazioni sui criminali condannati. Idealmente, dovrebbe venire fuori un nome.

Anche la famiglia di Winifred Shines punta su questa opportunità. Il figlio Bryant ha recentemente cominciato una psicoterapia per affrontare meglio il trauma della perdita della madre. «Non posso vivere in pace, perché è ancora in libertà», afferma, riferendosi all’omicida. «E potrebbe trattarsi di qualcuno che conosciamo.»

La criminalità a Chicago

Tornare alla home page