Relazioni internazionaliGli Stati Uniti alla Corea Nord: «riprendiamo il negoziato»
ATS
13.1.2020 - 07:16
Il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O'Brien ha detto in una intervista al portale Axios che gli Stati Uniti «hanno contattato la Corea del Nord informandola che vorrebbero continuare i negoziati a Stoccolma che erano stati intrapresi all'inizio di ottobre».
O'Brien ha aggiunto che è un segno «positivo» che il leader nordcoreano Kim Jong Un non abbia attuato la promessa di un «regalo natalizio», che secondo alcuni analisti poteva essere un test missilistico a lungo raggio.
Kim Jong-un, il Capo supremo della Corea del Nord dai missili alla pace
Kim Jong-un è nato l'8 gennaio 1984 a Pyongyang, la capitale della Corea del Nord. Dal 17 dicembre 2011 è Capo supremo della sua nazione: è succeduto al padre Kim Jong-il, che a sua volta ereditò la carica dal nonno Kim Il-sung.
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In questa immagine Kim è ritratto mentre lascia un aereo in occasione di una visita in Cina l'8 e 9 maggio 2018. Il leader coreano ha incontrato nell'occasione il suo omologo Xi Jingping.
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Considerato al contempo un dittatore spietato da numerose diplomazie occidentali e un alleato per Paesi come la Cina, Kim Jong-un ha scelto nei primi anni al potere la via di un'escalation militare, lanciando programmi di sviluppo di testate nucleari ed effettuando numerosi test missilistici.
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Una decisione che ha suscitato la reazione di numerosi governi, in primis quello della Corea del Sud, con la quale per decenni i rapporti sono stati tesissimi. Ma anche il Giappone ha protestato (alcuni missili hanno sorvolato l'isola nipponica). E il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato a più riprese, in quegli anni, di essere pronto a rispondere militarmente alle politiche di Kim.
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Tuttavia, una volta fatta esplodere con successo una testata atomica nel corso di un test, il leader nordcoreano ha modificato radicalmente i propri toni. Ha affermato infatti che gli esperimenti hanno dato il risultato sperato, ovvero quello di dimostrare al mondo che la sua nazione è una potenza nucleare. In questo modo - ha aggiunto - è ora possibile parlare da pari a pari con le altre nazioni.
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Ne è nato l'avvio di una spettacolare accelerazione nel processo di pacificazione con Seul. Dapprima, le diplomazie dei due Paesi hanno accettato di partecipare sotto la stessa bandiera, simbolicamente, alle Olimpiadi invernali che si sono tenute nello scorso mese di febbraio in Corea del Sud. Per l'occasione, una nutrita delegazione è stata inviata da Pyongyang, della quale faceva parte la sorella di Kim, tra le sue consigliere più influenti.
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Nel corso dei Giochi sono stati effettuati alcuni incontri tra i dirigenti dei due Paesi, che hanno permesso di puntare ad un obiettivo storico: la prima visita di un leader del Nord nel territorio del Sud.
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L'evento, di portata planetaria, è stato seguito dal mondo intero. Le immagini dei presidenti delle due Coree mano nella mano, sorridenti, hanno convinto anche i più scettici.
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I leader si sono incontrati il 26 aprile nella zona demilitarizzata situata al confine tra le due nazioni: una fascia «cuscinetto» che le separa dal 1953, quando si concluse la guerra.
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«Oggi comincia una nuova storia - ha affermato Kim -. Sono arrivato qui con la determinazione di lanciare un segnale. Siamo all'inizio di una nuova era». Moon ha accolto Kim, simbolicamente, sulla striscia di cemento che segna la frontiera. Si sono scambiati alcune parole, quindi il Capo supremo nordcoreano ha varcato il confine e ha calpestato il suolo sudcoreano.
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Al termine del summit bilaterale, Kim Jong-un e Moon Jae-in hanno firmato una dichiarazione comune nella quale si impegnano ad effettuare «una denuclearizzazione completa della penisola coreana», a cessare tutte le ostilità di terra, aria e mare e a trasformare la zona demilitarizzata in un'area di pace.
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