Stati Uniti Folla davanti alla Corte Suprema, «protesteremo ogni giorno»

SDA

24.6.2022 - 18:13

La folla continua ad aumentare davanti alla sede della Corte suprema statunitense
La folla continua ad aumentare davanti alla sede della Corte suprema statunitense
Keystone

Ha continuato ad aumentare la folla fuori dalla Corte suprema a Washington dopo la storica sentenza che ha abolito il diritto d'aborto negli Stati Uniti. Missouri primo Stato a abolire l'aborto, seguito a ruota dal Texas. Trump esulta.

24.6.2022 - 18:13

«Non è il tuo corpo, non è la tua scelta», gridano le centinaia di manifestanti sorreggendo cartelli che chiedono di «abolire la Corte suprema e i suoi giudici».

«Protesteremo ogni giorno, faremo chiudere questo Paese», annunciano i tanti giovani che sono venuti qui da ogni parte degli Stati Uniti, come ha constatato l'agenzia di stampa italiana ANSA sul posto. C'è chi piange, chi esprime la rabbia strappando dalle mani un cartello anti-aborto ad una delle decine di pro-life che stanno invece gioendo per la sentenza.

Al momento non si registrano tensioni tra i due schieramenti che continuano a manifestare sotto lo sguardo di decine di poliziotti schierati tutt'attorno al perimetro della piazza della corte, transennata da giorni.

Aborto illegale in Texas e Missouri da subito

Il Missouri ha annunciato di essere il «primo» stato a vietare l'aborto dopo la decisione della corte suprema, che ha ribaltato la storica sentenza ‹Roe v. Wade› del 1973.

Diversi Stati americani hanno già annunciato misure per vietare l'aborto nelle loro giurisdizioni, in seguito alla decisione della Corte Suprema. Oltre al Missouri, anche il governatore repubblicano del South Dakota, Kristi Noem, ha annunciato che l'aborto è ora illegale nello Stato settentrionale, in base a una legge cosiddetta «zombie» che era stata redatta in anticipo per entrare in vigore automaticamente in caso di cambiamento dei precedenti della Corte Suprema.

La legge specifica che, con effetto immediato, tutti gli aborti sono illegali nel South Dakota «a meno che un giudizio medico ragionevole e appropriato indichi che l'aborto è necessario per preservare la vita della donna incinta», si legge nella dichiarazione.

Poco dopo, il governatore repubblicano dell'Indiana ha annunciato che avrebbe convocato una sessione legislativa per approvare al più presto il divieto di aborto.

«La decisione della Corte Suprema è chiara e spetta ora agli Stati affrontare questa importante questione. Lo faremo il prima possibile in Indiana», ha dichiarato il governatore Eric Holcomb su Twitter, aggiungendo di aver convocato l'assemblea generale dello Stato per il 6 luglio. «Abbiamo l'opportunità di fare progressi nella protezione della sacralità della vita, ed è esattamente quello che faremo», ha dichiarato Holcomb.

L'aborto è illegale in Texas con effetto immediato. Lo afferma il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, sottolineando che chi le strutture che offrono le interruzioni di gravidanza possono essere considerate da «responsabili penalmente a partire da oggi».

New York, «qui aborto legale, siete le benvenute»

«L'accesso all'aborto è un fondamentale diritto umano e resta sicuro, accessibile e legale a New York». Lo assicura il governatore dello Stato Kathy Hochul. Le fa eco il sindaco della Grande Mela, Eric Adams.

«A coloro che vogliono un aborto nel Paese sappiate che qui siete le benvenute. Faremo ogni sforzo per assicurare che i servivi riproduttivi restino disponibili e accessibili per voi», assicura Adams.

Anche tre Stati liberal della costa pacifica hanno annunciato un impegno comune a difendere i diritti d'aborto, dopo la decisione della Corte Suprema.

«I governatori di California, Oregon e Washington hanno emesso oggi un impegno Multi-Stato per difendere l'accesso alla sanità riproduttiva, compreso l'aborto e i sistemi contraccettivi, e si sono impegnati a proteggere pazienti e medici contro gli sforzi di altri stati di esportare i loro bandi all'interruzione di gravidanza nei nostri stati», si legge in una nota.

La Roe vs Wade del '73

Era il 22 gennaio di 49 anni fa quando con sette voti a favore e due contrari i saggi americani stabilirono che una donna aveva il diritto di abortire «senza limiti eccessivi da parte del governo».

Una sentenza storica che rappresentò una svolta per i diritti civili e che fu da subito aspramente criticata.

Il caso arrivò alla Corte Suprema con la 22enne Norma McCorvey, alias Jane Roe, che nel 1970 fece causa al procuratore del Texas, dove l'aborto era illegale, Henry Wade. La sua battaglia durò tre anni e alla fine Roe vinse ottenendo il diritto all'aborto e divenendo un simbolo per tutte le donne.

Schierandosi con lei, la Corte Suprema non legalizzò l'aborto di per sé ma stabilì che il diritto all'interruzione di gravidanza rientrava in quei diritti alla privacy garantiti dal 14esimo emendamento, puntualizzando che non era un diritto «assoluto» ma doveva essere bilanciato dai governi con regole che «tutelino la salute delle donne e del feto».

La Roe v Wade ora però è stata cancellata, aprendo un futuro incerto per milioni di donne.

SDA