Stati Uniti La procura di New York convoca Trump e i figli per frode fiscale

SDA

3.1.2022 - 20:49

Svolta nell'inchiesta della procura di New York sulle presunte frodi fiscali della Trump Organization per aver gonfiato o sgonfiato gli asset a seconda delle convenienze: la procuratrice generale Letitia James ha emesso un mandato di comparizione per l'ex presidente e per i suoi due figli maggiori, Ivanka e Donald Jr. È una delle (poche) mine vaganti sul ritorno del tycoon alla Casa Bianca.

Donald Trump, archivio
Donald Trump, archivio
KEYSTONE/AP/Andrew Harnik

Un ritorno con cui gli Stati Uniti rischiano di veder collassare la democrazia nel 2024, quando si rivoterà per la presidenza, e di diventare una dittatura di destra entro il 2030, se non prima, ha ammonito il politologo Thomas Homer-Dixon.

Alla vigilia del primo anniversario dell'assalto al Congresso, il direttore del Cascade Institute alla Royal Roads University nella Columbia Britannica ha messo in guardia sui pericoli di una deriva autoritaria con l'eventuale rivincita di Trump, che oggi ha dato il suo endorsement alla rielezione del premier populista di estrema destra ungherese Viktor Orban, «leader forte e rispettato da tutti».

Il tycoon avrà solo due obiettivi

«Non dobbiamo liquidare queste possibilità solo perché sembrano ridicole o troppo orribili da immaginare», scrive in un editoriale sul popolare quotidiano Globe and Mail, ricordando che «oggi viviamo in un mondo dove l'assurdo diventa regolarmente realtà e terribile normalità».

«Entro il 2025 – profetizza – la democrazia americana potrebbe collassare, causando una estrema instabilità politica domestica, compresa la diffusione di violenza civile. Entro il 2030, se non prima, il Paese potrebbe essere governato da una dittatura di destra».

L'esperto cita scenari centrati sul ritorno di Trump alla Casa Bianca nel 2024, con parlamenti statali a guida repubblicana che rifiutano di accettare una vittoria dei democratici.

Il tycoon «avrà solo due obiettivi, rivincita e vendetta» dopo la bugia che la sua sconfitta nel 2020 da parte di Joe Biden è stata il risultato di una frode elettorale, spiega, invitando il suo Paese a prepararsi alla «terribile tempesta proveniente da sud».

Il partito in balia del culto della personalità

Trump e «una schiera di accoliti ed emuli come il conduttore di Fox Tucker Carlson e la deputata Marjorie Taylor Greene», incalza, hanno trasformato il partito repubblicano in un «culto della personalità quasi fascista che è lo strumento perfetto per demolire la democrazia».

E se il tycoon tornerà al potere potrà eliminare ogni resistenza negli apparati burocratico-amministrativi che garantiscono «il funzionamento delle istituzioni e il rispetto della legge». Ma il suo, conclude il professore, potrebbe essere solo un «esercizio di riscaldamento», che prepara la strada ad un successore «managerialmente più competente che porta l'ordine nel caos che ha creato».

Le probabilità di un ritorno di Trump sono confermate dalla sua salda presa sul partito e dai sondaggi, che lo vedono staccare di gran lunga tutti i potenziali candidati repubblicani alla Casa Bianca (54% nella rilevazione dell'agenzia di stampa Reuters e della società di ricerche di mercato e consulenza Ipsos; secondo il governatore della Florida Ron DeSantis ma con l'11%).

A novembre un test molto importante

Le elezioni di metà mandato a novembre saranno un test chiave in questo senso, anche se sulla sua strada c'è un'altra miccia accesa: l'inchiesta della Camera sull'attacco al Campidoglio, che potrebbe portare a sviluppi penali.

Un assalto che i democratici, nell'indifferenza repubblicana, commemoreranno il 6 gennaio in modo solenne, con un momento di silenzio alla Camera e una veglia di preghiera sulla gradinata del Campidoglio, mentre Biden terrà un discorso sul sostegno a quella democrazia che ora sembra a rischio proprio negli Usa, dopo aver radunato le democrazie del mondo.

Biden deve sbloccare la situazione in Senato

Ma per tentare di arginare il rischio di una involuzione autoritaria, il presidente dovrà far uscire dall'impasse la sua agenda – bloccata da esponenti del suo stesso partito – e spingere per l'approvazione delle leggi di tutela del voto contro le crescenti restrizioni negli Stati repubblicani contro le minoranze, di solito a favore dei democratici.

Per farlo serve superare la regola del filibuster al Senato, ossia dell'ostruzionismo, abbassando il quorum da 60 a 50 voti. Biden ha già detto che è favorevole ad una eccezione se necessario, e il leader del Senato Chuck Schumer ha già preannunciato la votazione entro il 17 gennaio.

Alleati e avversari nel mondo stanno alla finestra, i primi – come ha ammesso il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan – «preoccupati per il futuro della democrazia americana», gli altri «sfregandosi le mani e pensando a come trarre vantaggio in un modo o nell'altro».