Crisi venezuelana Venezuela: Maduro respinge le accuse statunitensi

ATS

27.3.2020 - 07:49

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha respinto le accuse «estremamente estremiste, volgari e miserabili» rivolte ieri dal governo degli Stati Uniti a lui e ad altri 13 persone del suo governo riguardanti narcotraffico, riciclaggio e terrorismo.

«Hanno lanciato accuse false – ha ancora detto – e come cowboy razzisti del 19esimo secolo mettono una taglia sulla testa di rivoluzionari come noi disposti a dare battaglia in tutti i campi».

In un discorso pronunciato dal palazzo presidenziale, Maduro ha poi sostenuto che il presidente statunitense Donald Trump ha agito come «un ricattatore delle mafie newyorchine che lui ha diretto» e attraverso cui, ha assicurato, ha costruito la sua fortuna.

Il leader chavista ha quindi aggiunto che «si tratta di un atto di pazzia, che danneggia colui che vuole fare danno, perché – ha spiegato – se c'è qualcuno che risulta danneggiato da questa azione è lo stesso governo da lui presieduto, perché noi abbiamo il morale alto per la lotta al narcotraffico che realizziamo da quando abbiamo allontanato la Dea» dal Venezuela.

Maduro ha quindi evocato il progetto di «colpo di stato» guidato da (ex ufficiale venezuelano) Cliver Alcalá Cordones che, «è finanziato dalla Dea (l'agenzia americana antidroga) e dietro il quale vi sono (il presidente colombiano) Iván Duque e gli Usa». Lo stesso Alcalá, ha quindi detto, ha confermato ieri con le sue parole il coinvolgimento del (leader dell'opposizione) Juan Guaidó, nell'acquisto di un quantitativo di armi che dovevano essere utilizzate per un piano di uccisioni di alti responsabili in Venezuela.

Taglia da 10-15 milioni di dollari

Ieri Maduro è stato incriminato negli Usa con accuse di traffico di cocaina e narco-terrorismo al termine di un'inchiesta delle autorità federali a Washington, New York e in Florida.

L'inchiesta mette sul banco degli imputati anche una decina di dirigenti ed ex dirigenti venezuelani della cerchia di Maduro, tra cui tre ministri (giustizia, difesa e industria) e capi dell'intelligence. Per loro è stata offerta una taglia di 10 milioni di dollari. Accuse pure per vari membri del più grande gruppo ribelle della vicina Colombia, le Forze Armate rivoluzionarie (Farc), che finanziano da lungo tempo le loro attività con il traffico di cocaina

Le incriminazioni americane sono state annunciate ieri dall'attorney general William Barr in un briefing con i procuratori di Manhattan e Miami e con il capo della Drug Enforcement Administration (Dea). Il leader venezuelano è accusato di aver contribuito a gestire e alla fine di aver guidato il Cartel de Los Sols mentre rafforzava il suo potere nel Paese. Sotto la guida sua e di altri dirigenti, il cartello ha cercato di arricchire i suoi membri, di aumentare il suo potere e di «invadere» gli Usa con cocaina, infliggendosi i dannosi effetti degli stupefacenti ai consumatori americani.

Il cartello, si legge in uno dei capi di imputazione, «ha dato priorità all'uso della cocaina come arma contro l'America e alla sua massima importazione negli Stati Uniti».

Le immagini del giorno

Tornare alla home page

ATS