Le questioni aperteVertice Ue in salita: scontro su beni russi e Green Deal
SDA
22.10.2025 - 22:06
Fra gli altri, Ursula von der Leyen (a sinistra) e Giorgia Meloni si incontreranno per trovare degli accordi. (Immagine d'archivio)
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Per il presidente del Consiglio europeo doveva essere il vertice «delle decisioni» e forse lo sarà davvero. Bisognerà vedere a che prezzo e dopo quale livello di scontro.
Keystone-SDA
22.10.2025, 22:06
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A Bruxelles, per la prima volta da mesi, non negano quello che ormai appare evidente: i 27 leader arriveranno nella capitale belga con posizioni differenti, o perfino agli antipodi, su una serie di punti cruciali.
Due, su tutti: l'uso dei beni russi congelati per continuare a sostenere Kiev anche nel 2026 e il grande capitolo della competitività, una sorta di vaso di Pandora che custodisce tutti i nodi legati al Green Deal e ad una parte dei leader che, a partire dalla premier Giorgia Meloni, vuole ridimensionarlo.
Dei cosiddetti frozen asset se ne parlerà a partire dalla tarda mattinata, dopo l'intervento di Volodymyr Zelensky. La discussione su competitività e target climatici è prevista nel pomeriggio. In teoria dovrebbe terminare entro la cena dell'Eurosummit.
In pratica sono diverse le delegazioni che prevedono un ritorno alla discussione in notturna. I tempi, a quel punto, saranno avvolti nel buio. Fuori, secondo i meteorologi, impazzerà la tempesta Benjamin, prevista su tutta l'Europa Nord Occidentale. Dentro, il clima potrebbe non essere migliore.
Tre gruppi per il Green Deal
È proprio sul Green Deal che lo scontro divamperà. In ballo ci sono dei target sul clima da portare alla Cop30 senza imbarazzo. I 27 sono più o meno spaccati in tre gruppi: si va dagli ultra-sovranisti Slovacchia e Ungheria ai pragmatici, fino ai fedeli agli obiettivi della transizione. Sul target della riduzione del 90% delle emissioni al 2040 verrà imposta la parola flessibilità. Il quanto sarà oggetto di discussione.
L'Italia, definita dalla stessa Meloni pragmatica, punta ad uno sconto del 5%. Per tanti suoi omologhi è troppo. Ursula von der Leyen non vuole che si esca dal range del 3-5%. Nelle conclusioni non sarà scritto alcun numero: spetterà ai ministri competenti deciderli in una riunione straordinaria calendarizzata il 4 novembre.
«Semplificazione è competitività»
La discussione però è ben più ampia ed è stata aperta dalla lettera inviata da 19 Paesi membri ai vertici Ue in cui si chiede di «rivedere, ridurre e limitare» le norme, a cominciare da quelle verdi. Italia, Francia, Germania e Polonia hanno tutte firmato la missiva. «Semplificazione è competitività», hanno sottolineato i 19, citando Mario Draghi.
«L'Ue cambi approccio o non voteremo la legge sul clima, non sosteniamo obiettivi irragionevoli», ha tuonato Meloni nonostante la recente apertura della Commissione ai biocarburanti. Ma il tema, per la premier, è ideologico. E – ha spiegato – «dire dei no» significa «salvare l'Ue da diktat che ne hanno devastato la forza». Non tutti, al vertice, concorderanno. Paesi come Spagna, Danimarca o Irlanda hanno già messo in guardia la Commissione che semplificazione non vuol dire «deregulation».
Caos per la maggioranza all'Eurocamera
E non va meglio all'Eurocamera. L'intesa tra Ppe, Socialisti e liberali sulla due diligence (la norma sulla rendicontazione delle aziende sulla sostenibilità) è stata affossata dai franchi tiratori. La maggioranza naviga nel caos, mentre Usa e Qatar hanno messo nero su bianco il loro avvertimento: o l'Ue cambia le regole o l'export di gas è a rischio.
Sui beni russi congelati la Commissione mira ad ottenere il via libera dei 27 alla presentazione di una proposta, che potrebbe concretizzarsi a inizio novembre. I nodi delle garanzie, delle ritorsioni di Mosca e della necessità di rinnovare le sanzioni per mantenere «congelati» gli asset non vedono i 27 sulla stessa linea. Roma è, a dir poco, prudente.
Fico ha tolto il veto
Il Belgio mantiene il suo veto, ancora non convinto dall'impatto giuridico e finanziario sula sua Euroclear, cassaforte degli asset dello Zar. Zelensky, da par suo, ribadirà un punto: l'Ucraina sta finendo i soldi per difendersi dalla Russia.
Dovrà accontentarsi di una dichiarazione d'intenti e di una novità dell'ultim'ora: il sì al diciannovesimo pacchetto di sanzioni, quasi tutto sul gas russo. Lo slovacco Robert Fico ha tolto il veto in cambio di aperture sui prezzi dell'energia e sulle auto. L'accordo è a un passo anche perché Viktor Orban è atteso a Bruxelles solo nel pomeriggio, quando il dossier ucraino sarà chiuso.