Cina Xi porta all'ONU il suo ordine mondiale, preme su Taiwan

SDA

14.9.2023 - 20:26

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping in una foto d'archivio.
Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping in una foto d'archivio.
Keystone

La Cina presenta i piani del presidente Xi Jinping sul suo ordine mondiale con l'ambizione di accantonare il modello occidentale a trazione Usa. Mentre sale di scala e di tono il pressing militare sull'isola ribelle di Taiwan.

Il ministero degli Esteri ha confezionato la «Proposta della Repubblica popolare cinese sulla riforma e lo sviluppo della governance globale», una piattaforma che per la diplomazia di Pechino sarà argomento di discussione in occasione della prossima Assemblea generale dell'Onu, a fine mese.

Negli ultimi dieci anni, il concetto di comunità con futuro condiviso per l'umanità è passato «dall'idea all'azione e dalla visione alla realtà», si legge nel testo, e la Cina invita «la comunità internazionale ad agire secondo un vero multilateralismo, a sostenere l'Onu nel ruolo centrale degli affari internazionali e a sviluppare e migliorare ulteriormente il sistema di governance globale». La novità del piano sta nel coordinamento, per la prima volta, delle principali iniziative promosse da Xi negli ultimi anni e unite dall'obiettivo di un mondo sinocentrico.

I pilastri strategici di Xi Jinping

Il punto cardine è la Global Security Initiative (Gsi), con «l'impegno sulla visione di sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile e l'impegno a risolvere pacificamente le differenze e le controversie tra i Paesi attraverso il dialogo e la consultazione». Ad esempio, la Cina «sostiene con forza la soluzione politica della crisi ucraina» col rispetto reciproco, l'abbandono della mentalità da guerra fredda, la fine del confronto tra campi e «un'architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile». Lo schema, in altri termini, ricalca quello russo della «sulla sicurezza collettiva che non deve essere a danno degli altri».

Alla Global Security Initiative seguono altri due pilastri strategici di Xi: la Global Development Initiative (Gdi), che punta «agli sforzi internazionali per consolidare ed espandere il consenso sullo sviluppo e per mantenerlo al centro dell'agenda globale» (la Belt and Road è presentata come un modello di successo), e la Global Civilization Initiative (Gci) a sostegno di scambi e apprendimento reciproco tra le civiltà per rafforzare la comprensione reciproca e l'amicizia tra le persone di tutti i Paesi, senza «sentimenti di superiorità».

Diplomazia e tensione

Xi ha da tempo avviato il lavoro di promozione dei suoi piani: il leader comunista più potente dai tempi di Mao Zedong ha snobbato il G20 di New Delhi ("un ambito multilaterale altrui», secondo la definizione di un diplomatico), ma non si è affatto ritirato dalla diplomazia internazionale. Ha seguito la sua agenda: ha incontrato 9 leader del G20 negli ultimi 10 mesi (più quelli di un'altra trentina di Paesi) e ha ripreso a viaggiare dopo i tre anni di blocco pandemico tra Golfo, Africa e Asia centrale. Il fidato premier Li Qiang è andato in Europa, all'Asean e al G20.

Tutti sforzi di multilateralismo e bilateralismo sinocentrici che non ignorano la questione core: la riunificazione di Taiwan, da attuare con la forza se necessario. Da lunedì, intorno all'isola sono in corso grandi manovre navali senza precedenti, con oltre 20 unità da guerra e la portaerei Shandong in movimento. Il ministero della Difesa taiwanese ha riferito in mattinata la presenza nelle ultime 24 ore di 68 aerei e 10 navi da guerra. Operazioni straordinarie a dispetto del mistero sul ministro della Difesa cinese Li Shangfu, sparito dalla copertura dei media statali da più di due settimane.