Due anni e mezzo di carcere, di cui 6 mesi da espiare, e l'obbligo di seguire una terapia. È la sentenza emessa a Lugano dalla Corte delle assise criminali nei confronti di un 27enne accusato di aver abusato sessualmente dei due fratellastri. Fatti che l'imputato ha riconosciuto.
«Ho fatto qualcosa di grave, ma non so perché»: il 27enne, come scrive la RSI, ha risposto così alla giudice Francesca Verda Chiocchetti, riconoscendo le accuse e senza sminuire la versione delle vittime (i due fratellastri, appunto) che andava a trovare regolarmente.
L'inchiesta del procuratore Zaccaria Akbas ha evidenziato un agire a due riprese. Il primo tra il 2008 e il 2011 quando l'imputato, ancora minorenne, abusò del primo dei due bimbi, all'epoca tra i 7 e i 10 anni. Gli altri comportamenti interessano il periodo 2016-2018 quando il condannato, ormai maggiorenne, assalì l'altro ragazzino. Sempre con le stesse modalità, toccamenti e atti veri e propri.
Immaturità sessuale ed emotiva dell'imputato
L'immaturità sessuale ed emotiva dell'imputato è al centro del dibattimento: il suo avvocato Daniele Iuliucci lo definisce un bambino di 9-10 anni nel corpo di un adulto. E anche la perizia psichiatrica lo sottolinea. Anzi, non lo considera nemmeno pedofilo, perché non ha inseguito un fine egoistico.
La perizia dice però che, almeno parzialmente, il 27enne è in grado di capire il carattere illecito dei propri atti e sa distinguere tra gesti d'affetto, giochi e atti sessuali. Sa di avere passato un limite anche se per lui era un gioco, ma la gravità degli atti e le sofferenze causate sono indiscutibili.
Condannandolo a 2 anni e 6 mesi (e questi ultimi da espiare), la Corte ha accolto sostanzialmente quanto proposto dall'accusa, che di mesi ne aveva invece chiesti 36 (compreso mezzo anno in detenzione).
La difesa - secondo cui i problemi mentali, noti da tempo sono stati sottovalutati - si è battuta per una pena senza carcerazione.