I profughi ucraini con permesso S in Ticino sono saliti a 2'700, su un totale nazionale che sfiora ormai le 50'000 persone. Il loro numero è cresciuto tuttavia di poco nelle ultime settimane, infatti il cantone eccede la sua quota federale.
SwissTXT / Red
13.05.2022, 20:44
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Da un lato gli arrivi sono in calo in tutta la Svizzera, dove approdano ancora – come reso noto dalla RSI – quotidianamente dalle 300 alle 500 persone, secondo le cifre fornite giovedì in conferenza stampa dalla Segreteria di Stato della migrazione.
Dall'altro, dal 25 aprile la Confederazione ha deciso di ripartirli in modo più equo e proporzionale alla popolazione. Ora chi si registra a Chiasso è più facile che venga attribuito altrove. Restano possibili delle eccezioni, soprattutto per il ricongiungimento famigliare.
Il Ticino resta comunque sopra la media, anche se da un'eccedenza di 900 unità si è passati a una di 700, come conferma alla RSI Renzo Zanini, capoufficio dei richiedenti d'asilo e dei rifugiati.
Ai rifugiati nel cantone, nella sede di Vicolo Santa Marta a Bellinzona vengono erogati gli aiuti per vivere, finora oltre 2'200 prime prestazione e oltre 1'000 rinnovi. «Chi ha richiesto l'aiuto sociale ha ricevuto anche la prestazione di maggio, si stanno facendo i rinnovi per giugno», spiega ancora Zanini.
C'è anche chi ha già deciso di fare ritorno in patria, ci sono state delle segnalazioni ma «al momento è un fenomeno molto contenuto». Per chi rimane, un problema che persiste per le autorità è quello di chi ha cambiato indirizzo. Si invita a comunicarlo tramite il sito ti.ch/ucraina nell'apposito spazio a fondo pagina.
Il primato di accoglienza spetta all'Appenzello Esterno
Ci sono comunque cantoni che hanno fatto anche più del Ticino. Il primato di accoglienza in rapporto agli abitanti spetta all'Appenzello Esterno, dove gli ucraini sono circa 570, il doppio della quota che gli spetterebbe.
All'origine di questo slancio di solidarietà c'è anche il Villaggio Pestalozzi a Trogen, già luogo di incontro per bambini da tutto il mondo, che è stato visitato dal corrispondente della RSI Gianluca Olgiati.
«La maggioranza viene di norma riassegnata dopo due o tre settimane, qui non siamo in grado di garantire i servizi di integrazione, come scuola e lavoro», spiega il direttore. Sono una novantina le persone accolte dal villaggio. Il Cantone ha chiesto a Berna uno stop alle assegnazioni per qualche tempo, ma si sta preparando ad accogliere altre centinaia di persone in estate.
Quasi 25'000 rifugiati ospitati da privati
Giovedì in visita c'era anche la segretaria di Stato per la migrazione Christine Schraner Burgener, che ai microfoni della RSI si è detta «molto preoccupata per le persone che soffrono a causa di questa guerra».
La grande incognita «è come andrà avanti», ha affermato, «se ci saranno o no nuove ondate». L'accoglienza comporta uno sforzo non indifferente per la Confederazione, ma «dobbiamo ricordarci che parliamo di persone in difficoltà».
Dalle 20'000 alle 25'000 persone sono ancora ospitate da privati. Si potrà contare ancora a lungo su questo sforzo da parte della popolazione? «Dipende dai privati stessi, per molti è anche un onere finanziario malgrado il contributo versato a ogni rifugiato», ha spiegato Schraner Burgener, ma garantire un tetto a tutti è compito dei cantoni.
Da questi ultimi sono giunte critiche per la rigidità nelle attribuzioni di chi si è registrato magari dopo un mese da noi. Ci sono famiglie che sono state spostate. «Non vogliamo un'applicazione rigida», ha risposto la responsabile della SEM.