Dopo i fatti di LuganoAttentati in Svizzera, l'esperto: «In Ticino c'è meno pericolo»
SwissTXT / pab
25.11.2020
All'indomani dell'aggressione contro due donne avvenuta alla Manor di Lugano, che si sospetta sia di matrice terroristica, si cerca di analizzare quanto accaduto anche paragonandolo ad altri attacchi avvenuti in Svizzera. La 28enne autrice viveva a Vezia, il sindaco Ongaro: «Non si conosce mai davvero qualcuno».
«Ci sono similitudini con l'attentato di Morges», ha spiegato ai microfoni della RSI Jean Paul Rouiller, direttore del Centro di analisi del terrorismo di Ginevra che per anni ha lavorato per la polizia federale. «Ma a parte alcuni elementi, come l'utilizzo di un coltello o il fatto che la donna abbia scelto le sue vittime al momento, non vedo nessuna relazione diretta».
È possibile che alcune persone radicalizzate siano ancora in Ticino? «È possibile, - prosegue Rouiller - non bisogna dimenticare che c'è sempre una relazione con ciò che avviene in Italia, ci sono sempre dei collegamenti con i paesi vicini e in questo senso per il Ticino la presenza del confine sarà sempre un problema».
In Svizzera un centinaio di persone radicalizzate e monitorate
In Svizzera sono poco meno di un centinaio le persone radicalizzate e monitorate dai servizi informativi, perché potenzialmente pericolose.
Quanto è alto il rischio di ulteriori attentati in Svizzera? «Attentati come quello di Lugano sono possibili, anche nella Svizzera tedesca e francese, perché ci sono profili simili a quello della donna di Vezia. Ma attentati più sofisticati non sono sicuro, non penso ci siano persone in grado di realizzarne. Il pericolo in Ticino è comunque meno importante, per quanto ne sappiamo, di quello in Romandia o nella Svizzera tedesca».
La 28enne è cresciuta a Vezia e si era innamorata di un combattente jihadista che si trovava nel Paese mediorientale e aveva cercato di raggiungerlo. Era stata però arrestata dalle autorità turche al confine tra Turchia e Siria ed era stata subito rimpatriata in Svizzera.
All'epoca la donna soffriva di problemi psicologici e al suo rientro era stata collocata in un istituto psichiatrico. Dal 2017, data dell'apertura delle indagini da parte della polizia federale, non è più comparsa in altre inchieste legate al terrorismo.
Secondo informazioni della RSI, la 28enne risulta sposata con un afghano che figura però partito da Lugano nel 2015 e mai più tornato. Nessuno dei due aveva mai dato problemi alle autorità comunali. «Non si conosce mai davvero qualcuno», ha detto il sindaco di Vezia Bruno Ongaro, che non ha voluto rilasciare ulteriori dichiarazioni.