A Lugano è cominciato oggi, lunedì, con l’interrogatorio dell'imputato il processo per il delitto di Aurigeno. L’uomo di 44 anni deve rispondere di assassinio per aver sparato al nuovo compagno della moglie nel 2023.
È iniziato oggi, lunedì, il processo al 44enne accusato dell'omicidio del nuovo compagno della moglie di due anni fa.
Durante l'interrogatorio l'imputato ha dichiarato che all'epoca dei fatti si trovava nel «vortice» della separazione.
L'uomo ha confessato che sì voleva fare del male alla vittima, ma non voleva ucciderla.
Tra il pubblico in aula si vedono i volti di amici e famigliari, ma dal Comune di Maggia, di cui Aurigeno è frazione, nessuno è presente.
«Tutto il Municipio ha deciso di seguire a distanza il processo», ha dichiarato ai microfoni della RSI il sindaco Andrea Sartori. «Questo per una questione di rispetto e riguardo nei confronti della famiglia.
È stata una mattinata intensa quella di lunedì a Lugano, dove è iniziato il processo per il delitto di Aurigeno di due anni fa. L'imputato è a processo per l'assassinio del nuovo compagno della moglie.
E l'aula penale è piena come non si vedeva da tempo, come racconta la RSI. Praticamente sono occupati tutti i posti riservati al pubblico, tra i quali ci sono anche i famigliari e gli amici più stretti della vittima.
Il presidente della Corte, il giudice Amos Pagnamenta, ha indagato sui fatti avvenuti nei mesi che hanno preceduto l'omicidio, fin dal 2022, da quando i rapporti con la moglie si erano incrinati e aveva scoperto la sua relazione con il custode delle scuole di Aurigeno.
In particolare sul perché delle minacce via mail, di averle dato dell'«accattona sociale» e delle bottiglie molotov lasciate nei pressi della casa della vittima.
L'imputato si trovava in «un vortice»
Come scrive la RSI, il 44enne ha dichiarato più volte che in quel periodo si trovava in «un vortice», quello della separazione, che non è stato in grado di gestire.
L'imputato ha risposto anche alle prime domande sul giorno dell'omicidio, sulla dinamica che lo ha portato alla frazione di Maggia. E ha ammesso di voler far del male al «rivale», ma nega di averlo voluto uccidere.
Il giudice ha insistito molto durante la mattinata su questo punto. Lo ha anche confrontato a diversi messaggi che aveva inviato a conoscenti e con il fatto che aveva chiesto al figlio della moglie di trovargli una pistola.
Cosciente di aver sbagliato, contraddice la sua versione
Inoltre l'uomo ha dichiarato di essere cosciente di aver sbagliato e di voler dire la verità.
Con lo sguardo basso e le mani conserte, descrive la RSI, si è però contraddetto più volte rispetto a quanto dichiarato durante l'inchiesta, tanto da essere stato richiamato dal giudice, che gli ha ricordato che il suo comportamento in aula avrà un peso sul giudizio finale.
Questo è quanto scaturito dalle prime ore di dibattimento, per un delitto che ha scosso tutta la comunità. Anche perché, ricorda la RSI, l'omicidio è avvenuto alla scuola piena di bambini e docenti.
Il processo è previsto su cinque giorni e a giudizio ci sono anche altri due imputati: il 33enne che è accusato di aver venduto la pistola al 44enne e la donna che avrebbe fatto da tramite fra i due.
«Tutto il Municipio di Maggia segue a distanza il processo»
E fra il pubblico del dibattimento, come detto dalla RSI, sono seduti amici e parenti della vittima, che hanno scelto di venire in aula perché volevano esserci, nonostante la difficoltà di ascoltare certi dettagli e dichiarazioni.
Mentre anche se condivide il dolore della situazione, il sindaco di Maggia, Andrea Sartori, ha scelto di seguire il processo da lontano: «Tutto il Municipio, di concerto con la delegazione del Centro scolastico Ronchini, ha deciso di seguire a distanza il processo», ha dichiarato ai microfoni della RSI.
«Questo per una questione di rispetto e riguardo nei confronti della famiglia. Perché alimentare clamori porterebbe solo effetti negativi. E quindi manterremo durante tutta la settimana un profilo molto basso», ha spiegato Sartori.
«La comunità non ha dimenticato questo episodio»
Un profilo basso che ha chiesto la famiglia della vittima sin da subito. «Dopo l'apprezzato moto di solidarietà che si è scatenato, la famiglia ha richiesto alle istituzioni di poter essere lasciata tranquilla. Ed è una volontà che vogliamo mantenere», ha continuato il sindaco di Maggia.
Sartori si riferisce all'associazione che era nata spontaneamente subito dopo il delitto, con l'obiettivo di raccogliere fondi per i tre figli della vittima. In poco tempo aveva raccolto 200'000 franchi, subito forniti alla famiglia.
«Il clima di partecipazione, ma all’insegna del basso profilo, si respira tutt'oggi. Questo non significa che la comunità abbia dimenticato questo episodio. Probabilmente non lo dimenticherà mai. Ma abbiamo ben chiara questa volontà: osservare ma con equilibrio, nel rispetto delle volontà della famiglia», conclude Sartori.