Caso ex macello Autogestione, Lodi: «Il luogo fisico è centrale»

SwissTXT / pab

11.3.2021

Il direttore di Pro Juventute Ilario Lodi
Il direttore di Pro Juventute Ilario Lodi
archivio Ti-Press

«L'autogestione ha bisogno di potersi sviluppare, ma per poterlo fare ha bisogno degli strumenti e il luogo fisico diventa uno degli aspetti centrali, se non il più importante», secondo il direttore di Pro Juventute Ilario Lodi, e «tanti o pochi che siano i ragazzi che praticano l'autogestione hanno la necessità di essere riconosciuti come elemento costitutivo della società».

«Ci sono loro come ci sono tanti altri gruppi con obiettivi differenti», afferma Lodi ai microfoni della RSI, e «la presenza dell'autogestione obbliga alla ricerca di un accordo. Le contrapposizioni possono anche essere positive se prevedono sviluppi e c'è ancora margine per una posizione condivisa che con la chiusura non credo possa essere raggiunta».

Il Municipio di Lugano ha rinviato la decisione, giovedì, su un possibile sgombero dell'ex Macello occupato dal Molino. Secondo Lodi, per i giovani «lo sgombero è la prova provata che non si è riusciti a trovare una forma di relazione con effetti positivi».

Appello al dialogo

Quello di Lodi è dunque un appello al dialogo, che non riguarda solo Lugano.

A Locarno, secondo il sindaco Alain Scherrer, dopo le esperienze avute (nel 2004 all'ex macello), il Comune ha recepito la necessità di una nuova fase e si sta portando avanti «un dialogo con i giovani affinché possano avere voce e proporre dei progetti da portare avanti con le istituzioni».

Il tema di uno spazio è ancora d'attualità anche a Bellinzona, secondo Mario Branda, che ammette: «Non si è mai trovata una soluzione ideale». Dalle esperienze di Mendrisio di inizio anni 2000 «erano nate le prime idee di un centro giovanile poi realizzato e dove cerchiamo di dare spazi liberi», ricorda invece Samuele Cavadini.

Pronti a trovare altri spazi?

Ma le altre città polo sarebbero pronte a una «cantonalizzazione» del problema, a trovare altri spazi?

Per Branda «andrebbe sondato il terreno (...) perché risulti accettabile sul piano politico e della popolazione». Secondo Scherrer, «più importante del luogo è l'impostazione», mentre Cavadini si dice disponibile «al dialogo e a confrontarsi con le altre realtà cantonali».