Ticino Botta ricorda il collega: «Galfetti era appassionato e umile»

SwissTXT / pab

6.12.2021

Nella foto, del 2016, un momento di una serata evento sulla storia dell'Accademia di architettura di Mendrisio: da sinistra Peter Zumthor, Mario Botta e Aurelio Galfetti.
Nella foto, del 2016, un momento di una serata evento sulla storia dell'Accademia di architettura di Mendrisio: da sinistra Peter Zumthor, Mario Botta e Aurelio Galfetti.
archivio KEYSTONE / Ti-Press

L’architetto Mario Botta ricorda il collega e cofondatore dell’Accademia di architettura di Mendrisio Aurelio Galfetti, deceduto domenica notte a Bellinzona.

SwissTXT / pab

6.12.2021

«La cosa che più ricordo di Aurelio Galfetti è il suo impegno per costruire l’Accademia di architettura. Fu designato dal Consiglio scientifico di allora come primo direttore, dopo una serie di sondaggi: ha accettato la sfida, che anche per lui risultava epocale, voleva dire anche rimettere in discussione il suo ruolo professionale in Ticino», ha detto ai microfoni della RSI Botta ricordando Galfetti.

Una sfida che, a suo avviso, ha affrontato con lo slancio di un vero pioniere: «Ha dovuto mettere passione, impegno, dedizione per affrontare una scommessa che per tutti era un punto interrogativo. Ha dato tutto quello che poteva dare, la sua dedizione è il grande insegnamento che ha lasciato a me e a gli altri colleghi con i quali abbiamo intrapreso l’avventura».

Come definire il lavoro di Galfetti? «Era un lavoro appassionato – risponde Botta –, sulla scia dei grandi maestri: lui aveva come riferimento costante Le Corbusier, dal quale ha attinto a piene mani fin dalle prime opere. Oltre che estetico il suo era un impegno etico: per lui l’architettura era anche una testimonianza sociale, non solo artistica. Galfetti era per noi un esempio da seguire».

«Galfetti era un buono, un appassionato che non metteva in primo piano il suo essere un creativo – conclude Botta –, era un compagno di viaggio nelle avventure e nelle disavventure che capita di vivere all’uomo comune: era molto modesto, umile, e questo forse era l’aspetto che lo faceva maggiormente sentire vicino agli studenti».