La tesi dell’accusa Caso Gobbi, ecco i dettagli ricostruiti dall’inchiesta

SwissTXT / red

26.6.2024

Immagine d'illustrazione
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archivio Ti-Press

Cosa accadde la notte del 14 novembre, dopo l’incidente occorso al consigliere di Stato Norman Gobbi? E perché il procuratore generale Andrea Pagani ha rinviato a giudizio, per favoreggiamento, i due poliziotti che gestirono gli accertamenti sulla sua alcolemia? L’atto d’accusa firmato lunedì – di cui la RSI ha appreso i contenuti – descrive nel dettaglio eventi e tempistica.

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L’incidente

Sono circa le 23.30 quando Norman Gobbi si mette al volante a Mezzovico per rientrare a casa, in Alta Leventina. Verso le 00.15, la sua vettura viene urtata da quella di un conducente germanico nella zona di Stalvedro. Chiama quindi la centrale di allarme e una pattuglia arriva sul posto.

L’esito dei due test

Il primo test dell’alcol rileva un tasso leggermente al di sopra del consentito: 0,28 milligrammi per litro. Ma sul display dell’apparecchio compare la scritta «calibrazione scaduta». L’ufficiale di picchetto ordina quindi di effettuare il secondo esame.

Il capogruppo e il sottoufficiale superiore della gendarmeria recuperano l’apparecchio e raggiungono Airolo, dove il test viene eseguito alle 2:32. Risultato: 0,24 milligrammi per litro. Appena sotto la soglia dello 0,25.

L’Ordinanza federale e l’Ordine di servizio

La legge parla chiaro: se si è oltre lo 0,15 e si sospetta che la persona abbia guidato in stato di ebrietà due o più ore prima, occorre procedere con l’esame del sangue. Lo dice l’Ordinanza sul controllo della circolazione stradale.

E lo dice pure un Ordine di servizio firmato, nel 2017, dal comandante della Polizia cantonale. Ordine – ricorda Pagani nella sua decisione – che non contempla né prassi di deroga, né eccezioni alla regola.

Superate le due ore

Il sospetto di una possibile ebrietà c’era, e le due ore (tanto o poco) le avevano oltrepassate. Anche tenendo conto di eventuali imprecisioni negli accertamenti tecnici – sostiene il magistrato – erano state superare da almeno 9/10 minuti. Si era fuori tempo massimo e gli agenti lo sapevano.

Accusa e difesa

Secondo Pagani, insomma, i due poliziotti sottrassero Gobbi intenzionalmente (o quanto meno con dolo eventuale) alle ulteriori verifiche che si imponevano. Di qui l’ipotesi di favoreggiamento. Entrambi gli imputati respingono però ogni addebito.

Le difese, affidate agli avvocati Maria Galliani e Roy Bay, contestano parzialmente la ricostruzione degli orari. E replicano: in queste circostanze, la prassi di prescindere dalle analisi del sangue c’è eccome. Tanto che al processo, previsto alla pretura penale, produrranno una serie di casi analoghi.