CCL industrieCeruso: «Un CCL come gli altri», un dipendente: «Un raggiro vero e proprio»
SwissTXT / sam
14.9.2021
Continua a far discutere il nuovo Contratto collettivo di lavoro (CCL) con salari inferiori al minimo previsto dalla legge votata nel 2015 e che da gennaio 2022 dovrebbe portare gli stipendi più bassi in Ticino a una soglia minima di 19 franchi l’ora.
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14.09.2021, 18:58
14.09.2021, 18:59
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L’operazione è stata resa possibile grazie all’organizzazione TiSin, diretta dall’ex sindacalista Nando Ceruso e di cui fanno parte anche i granconsiglieri leghisti Boris Bignasca e Sabrina Aldi.
E proprio Ceruso martedì mattina ha presentato, in conferenza stampa, il discusso CCL delle industrie.
«Abbiamo fatto questo CCL in buona fede e riteniamo di aver fatto la cosa giusta. Questo CCL non ha nulla di diverso da quello degli altri sindacati e per certi aspetti è migliorativo. Le aziende che hanno aderito sono tre. Oltre il 20% del personale è residente in Ticino. E abbiamo anche inserito un contributo di residenza di 200 franchi per chi vive qui», ha detto davanti ai media, aggiungendo: «Abbiamo una buona adesione. Le cifre le diremo più avanti. Ma stiamo crescendo».
Secondo UNIA e OCST questo nuovo CCL aggira la misura del salario minimo a pochi mesi dalla sua entrata in vigore. Per Ticino Manifacturing, invece, senza questo CCL si andrebbe incontro a licenziamenti di massa.
«È un raggiro vero e proprio»
Non è dello stesso avviso un dipendente di una delle tre aziende del Mendrisiotto (Plastifil di Mendrisio, Ligo Electric di Ligornetto e Cebi Micromotors di Stabio) che ha sottoscritto il contratto.
«Tutti aspettavano con ansia che arrivasse questo momento (del salario minimo, ndr), perché erano sicuri di andare incontro a dei miglioramenti. Il pensiero era ‘finalmente è arrivato’. Invece è arrivata la beffa», così si espresso, sotto la protezione dell'anonimato, ai microfoni della RSI.
«C’è chi non dorme la notte e di conseguenza ne risente anche la salute», prosegue il dipendente. «Tutti noi ci poniamo delle domande: qui in Svizzera leggi e regolamenti, almeno stando alla nostra impressione, vengono sempre rispettati, quindi questo aggiramento è una doppia presa in giro, anche per il Governo ticinese. Mi viene anche difficile credere che questo raggiro, perché di questo si tratta, resti impunito. E mi domando anche che valenza ha questo Governo, che non interviene tempestivamente su una situazione del genere».
La conclusione a cui giunge l’intervistato è quindi deduttiva: «Se ci riescono tre imprese, anche tutte le altre si sentiranno legittimate a fare lo stesso giochetto».
Il silenzio e la firma «davanti al padrone»
L’attenzione si sposta poi sul ruolo dell’organizzazione TiSin e sui contatti avuti con i dipendenti: «Purtroppo abbiamo potuto reagire solo con il silenzio, perché è stata una votazione che si è svolta davanti al padrone. E votare davanti al padrone vuol dire votare con una pistola puntata alla testa… come fai a non alzare la mano con il principale che ti guarda, cosciente che se non la alzi sarai messo alla porta?», ha detto l'uomo ancora alla RSI.
L’auspicio e la speranza del lavoratore è che comunque la questione possa risolversi positivamente: «Voglio credere nella giustizia, non possono farla franca e se c’è una legge questa deve valere per tutti. Altrimenti, lo ripeto, tutte le altre aziende si sentiranno legittimate a fare queste – mi permetta il termine – porcherie», ha concluso il dipendente.