LuganoDemolizione ex Macello, UNIA: «Ordine partito alle 17:50». Ma la Polizia smentisce
Swisstxt
2.6.2021 - 19:30
Secondo il sindacato UNIA la richiesta d'intervento delle ruspe per la demolizione dell'Ex Macello è partita prima dell'occupazione dell'ex Vanoni. Ma la Polizia di Lugano ha subito smentito. Da parte sua, il Governo ha detto che non sapeva. Intanto i Molinari indicono un corteo di protesta «rumoroso e determinato» per sabato.
02.06.2021, 19:30
02.06.2021, 19:38
SwissTXT / pab
Anche UNIA prende posizione sulla demolizione del centro autogestito CSOA all’Ex Macello e in un comunicato diffuso mercoledì pomeriggio «condanna fermamente il modo di agire palesemente illegale del Municipio di Lugano, della polizia e delle tre imprese coinvolte».
«Una delle imprese ha ricevuto l’ordine d’intervento da parte del comando della polizia di Lugano soltanto alle 17.50 di sabato 29 maggio», si legge ancora nella nota, che attesta un orario precedente all'occupazione dello stabile ex Vanoni.
Secondo la ricostruzione riportata sul sito del settimanale Area, la telefonata alle tre imprese edili è partita dal vice comandante della polizia comunale e lo si evince – sempre secondo l’articolo – dalla documentazione alla notifica di lavoro straordinario inoltrata alla Commissione paritetica dalle tre ditte coinvolte nell’opera di demolizione.
La questione dell'amianto nello stabile demolito
Il sindacato sottolinea inoltre come non siano state adottate misure adeguate di protezione dei lavoratori e dei cittadini nel demolire l’edificio, dove potrebbe essere presente dell’amianto. In totale, sempre secondo UNIA, sono 23 i lavoratori impiegati nelle operazioni.
In Ticino dal 2014 vige l’obbligo nel caso di demolizione o trasformazione, di fare allestire una perizia a un’azienda specializzata per verificare se nell'edificio sono presenti materiali contenenti amianto, ricorda UNIA. Al datore di lavoro invece spetta accertare accuratamente i pericoli e valutare i relativi rischi.
Martedì, giova ricordare, l'area dell'ex Macello di Lugano è stata messa sotto sequestro dal Ministero pubblico che ha confermato di aver «avviato una serie di verifiche, aprendo un procedimento penale».
«No assolutamente, non siamo spaccati. Anzi. Siamo desiderosi di guardare in avanti e di riuscire a risolvere la questione del centro autogestito, di riuscire a monitorare la situazione per queste continue manifestazioni per il bene dei cittadini, ci mancherebbe»: così Roberto Badaracco, ai microfoni della RSI, dopo la lunga seduta con cui mercoledì il Municipio di Lugano è tornato a riunirsi e soprattutto a confrontarsi sui fatti legati ai molinari e sfociati nella demolizione dell'ex Macello.
«Ci siamo chiariti vicendevolmente, ognuno ha detto le sue in maniera anche aperta, anche sentita, emozionale. Ognuno ha avuto modo di spiegarsi in maniera che si possa subito ripartire...», ha aggiunto il capodicastero cultura, sport ed eventi: uno dei municipali che non erano stati consultati sabato notte, sulla demolizione.
Una seduta monotematica. Sulla scorta di nostre informazioni, i municipali hanno incontrato nel pomeriggio anche alcuni rappresentanti della polizia: fra essi anche il capoarea della gendarmeria Marco Zambetti e il vicecomandante della cantonale Lorenzo Hutter. Il sindaco Marco Borradori per ora non si esprime e senza esito sono stati finora anche i tentativi di ottenere dichiarazioni, come da Badaracco, anche dagli altri municipali.
Ma il Municipio si è dato delle priorità? «La priorità è di affrontare tutte le tematiche», risponde Badaracco. «Oggi la seduta è durata tantissimo, proprio per avere il tempo di affrontare tutte le tematiche con cognizione di causa, con gli appofrondimenti dovuti e le discussioni che si imponevano».
Demolizione, la polizia smentisce UNIA
Pronta è però arrivata la risposta della Polizia di Lugano: «Il Comando smentisce categoricamente quanto apparso sui portali online, che un membro del Comando abbia preavvisato una o più ditte alle ore 17.50 di sabato 29 maggio 2021, cioè prima che avvenisse l'occupazione dello stabile in via Simen».
Così il comando della comunale, con riferimento a quanto sostenuto da UNIA sulle circostanze della demolizione, nella notte fra sabato e domenica, dell'ex Macello.
Bertoli: «Il Governo non sapeva»
Intanto il capo del Governo Manuele Bertoli ha dichiarato, ai microfoni della RSI, che il Consiglio di Stato non era al corrente dell'operazione di sgombero avvenuta sabato notte all'ex Macello: «L'ho sempre detto, il Governo non lo sapeva. Settimana scorsa ci siamo trovati e ci è stato presentato il dispositivo di polizia per la gestione della manifestazione. Ci è stato detto che lo sgombero non era previsto e che sarebbe accaduto solamente se fosse successo qualcosa. Abbiamo visto che qualcosa è poi successo e lo sgombero è effettivamente avvenuto su decisione politica del Municipio. Questa mattina con la polizia abbiamo cercato di capire come sono andate le cose».
»Il direttore del DECS non ha poi voluto entrare nei dettagli su quanto accaduto quella notte: «Non voglio entrare nei dettagli, ci sono ancora alcune cose che sono da chiarire. Della questione si sta occupando il Ministero pubblico, è suo compito fare la cronologia esatta di cosa è successo. Noi abbiamo sentito la polizia, ci ha riferito il proprio punto di vista, ne abbiamo discusso in Governo, ma per ora mi fermo qua...».
Il Cantone quale mediatore?
Molti hanno ventilato la possibilità di vedere il Cantone nel ruolo di mediatore tra le parti in causa. Il presidente del Governo ha fatto sapere che l'Esecutivo cantonale sarebbe pronto a giocare un ruolo in questo senso: «Ne avremmo dovuto discutere ieri, (martedì, ndr) in Gran Consiglio. Io avrei risposto che il Consiglio di Stato è senz'altro disponibile a cercare un mediatore o una mediatrice».
Ma allo stato attuale, il dialogo tra le parti sembra più lontano che mai: «Il problema vero è l'accettazione, non tanto dalla parte del Municipio, ma dall'altra. Faccio un appello all'autogestione: sarebbe utile, non tanto che loro rivedano il loro modo di funzionare, ma che siano aperti quanto meno a trovare dei canali indiretti per parlarsi».
Concludendo, Bertoli ha fatto intendere di non essere stupito da quanto accaduto dopo lo sgombero: «Immagino che chi credeva nell'idea che scomparsa la casa fisica, l'autogestione sarebbe finita, si faceva delle pie illusioni. Non avendo più una casa, resta la piazza».
Macerie coperte per sicurezza
Nel frattempo nel primo pomeriggio di mercoledì, alcuni operai sono intervenuti per coprire le macerie. I lavoratori sono muniti di mascherine e tute protettive.
Il Ministero pubblico in una breve nota ha confermato i lavori di messa in sicurezza: «Sulla base delle indicazioni tecniche fornite dalla Sezione protezione aria, acqua e suolo (SPAAS), l'area dell'ex Macello posta sotto sequestro (limitatamente alle macerie) è attualmente oggetto di una ridefinizione finalizzata a una messa in sicurezza precauzionale (confini circoscritti e coperture preventive di salvaguardia)».
Un nuovo corteo dei Molinari sabato
«Le nostre idee non si sgomberano»: è questo lo slogan con il quale il CSOA-il Molino ha annunciato oggi il nuovo corteo di protesta contro lo sgombero e l'abbattimento del Macello, previsto per sabato, 5 di giugno.
La partenza del corteo è prevista alle 13.30 da Piazza Riforma a Lugano, che per l'occasione è stata ribattezzata «Piazza Rivolta».
«Da sotto quelle macerie, rinasceremo come erbe infestanti. Il Molino vive!», si legge nel volantino dei molinari, che in risposta alle decisioni delle autorità rilanciano «la mobilitazione a oltranza». Per un corteo «rumoroso e determinato», vi si legge ancora, portate «pentole, tamburi e fischietti».