TicinoDue condanne per droga in Ticino, Respini: «Presi sempre i pesci piccoli»
SwissTXT / pab
26.7.2021
Due condanne sono state inflitte a Lugano nell'ambito di due diversi casi di traffico di droga. Il sostituto procuratore generale Nicola Respini, intervistato dalla RSI in merito alle due vicende, ha commentato: «Servirebbe più collaborazione».
SwissTXT / pab
26.07.2021, 22:05
SwissTXT / pab
Un 25enne albanese è stato condannato a 3 anni di detenzione in parte sospesi per aver organizzato materialmente il trasporto di 11 chili di eroina dall'Albania. Il carico era stato intercettato a Brogeda.
Due anni in parte sospesi invece per la protagonista di un secondo caso approdato in aula, una 42enne dominicana domiciliata a Mendrisio, che sull'arco di due anni aveva fatto arrivare dall'Olanda e in parte spacciato in Ticino, insieme al marito, 600 grammi di cocaina. Pure lei processata con rito abbreviato.
Due casi con un comune denominatore: ogni anno in Ticino vengono arrestate per droga dalle 80 alle 100 persone, ma si tratta quasi sempre di pesci piccoli.
Nel primo dei due casi, stando al sito della RSI, l'inchiesta ha portato all'arresto anche della mente del traffico, un 38enne pure lui albanese finito in manette in provincia di Bergamo: in casa aveva 31 chili di stupefacente e diverse armi.
Differenza tra spaccio sul territorio e quello in transito
«Bisogna distinguere le inchieste che riguardano lo spaccio sul nostro territorio da quello che è il transito, a volte internazionale, che può coinvolgere numerosi Paesi e persone», conferma ai microfoni dell'emittente di Comano il sostituto procuratore generale Nicola Respini, che lascerà la procura a fine agosto dopo oltre 20 anni.
In questi casi, «tutto dipende dal fatto se le persone arrestate collaborano oppure no. La maggior parte delle volte, per paura o altri interessi, non ci dicono nullla. Altre volte parlano e si riesce a capire provenienza e destinazione della sostanza, ma è sempre difficile riuscire a stabilire chi sono tutte le persone coinvolte», dice Respini.
Fra le eccezioni, il procuratore cita l'inchiesta Kilimanjaro, riguardante un traffico di cocaina dall'Olanda verso la Svizzera centrale, da dove veniva distribuita su tutto il territorio nazionale. Quella volta «eravamo riusciti a capire come funzionava il sistema e avevamo fatto arresti anche a Zurigo dove c'erano alcuni che tiravano le fila».
Si era capito il tragitto dello stupefacente, ma poi, anche quella volta, «non si era più riusciti ad andare oltre».
Per un salto di qualità? «Migliorare la collaborazione nazionale»
Per un salto di qualità, stando a Respini, «bisognerebbe migliorare la collaborazione nazionale, con il Ministero pubblico federale, ma anche fra cantoni, e internazionale. Ci sono Paesi che collaborano molto bene, altri che non danno seguito alle rogatorie».
Con i mezzi limitati a disposizione, inoltre, gli inquirenti ticinesi devono guardare anche agli interessi più immediati del Cantone, «combattere lo spaccio di strada e in altri ambienti, piuttosto che cercare di identificare» i pesci grossi all'estero.
«Basterebbe - dice ancora Respini - un maggiore scambio di informazioni», perché «non sempre si è conoscenza di determinate inchieste. Spesso andiamo a cercare elementi che altri già conoscono».
È anche una questione di competenze: «Organizzazione criminale e riciclaggio sono reati di competenza del Ministero pubblico della Confederazione. L'input dovrebbe partire da loro e così lo scambio di informazioni, che ci permetterebbe di dare la nostra collaborazione e di avere la loro quando iniziamo determinate inchieste».
Detto questo, conclude Respini, «pensare di arrivare al pesce grosso che risiede in Olanda, Albania o in altri Paesi è sempre più difficile».