Covid Covid, gli ospedali ticinesi si riorganizzano per l'inverno, potenziate le cure intense

pab

6.8.2021

Nella foto il consigliere di Stato ticinese Raffaele De Rosa durante una conferenza stampa nel dicembre del 2020. 
Nella foto il consigliere di Stato ticinese Raffaele De Rosa durante una conferenza stampa nel dicembre del 2020. 
Ti-Press / archivio

Il dispositivo ospedaliero sarà potenziato per far fronte all'aumento dei casi di Covid nei prossimi mesi. Bertoli: «La sola via per uscire dalla crisi è il vaccino». De Rosa: «Ci saranno fino a 170 pazienti nello stesso momento. 36.000 persone sopra i 50 anni non si sono ancora immunizzate». Bianchi: «3,5 milioni di franchi per aumentare i letti di cure intense».

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6.8.2021

Il Consiglio di Stato, nella sua seduta di mercoledì, ha approvato il messaggio per il mantenimento in prontezza di un dispositivo ospedaliero potenziato per il ricovero di pazienti Covid fino all’estate 2022.

Ha inoltre stanziato i crediti necessari a coprire i costi supplementari sostenuti dalle strutture sanitarie nel corso del 2020 a seguito della pandemia ed è entrato in materia su un riconoscimento parziale dei mancati introiti.

Per illustrare i dettagli  Manuele Bertoli, presidente del Consiglio di Stato, ha aperto la conferenza stampa stilando un piccolo bilancio: «Dopo due mesi di relativa tranquillità la situazione sta peggiorando. Questo ci preoccupa. La pianificazione per il futuro è difficile perché ci sono segnali contrastanti: da una parte le buone notizie con la vaccinazione che avanza, dall’altra le nuove infezioni che aumentano a causa della variante Delta».

I contagi aumenteranno

«Prevediamo che in inverno ci sarà un aumento dei contagi e dovremo capire l’impatto sulle ospedalizzazioni. La vaccinazione rimane lo strumenti decisivo per sconfiggere la pandemia. Oggi in Ticino siamo al 53% di persone completamente vaccinate. Ci sono 13.000 persone sopra i 65 anni non vaccinate e anche 13.000 tra i 55 e i 65 che non lo sono. E sono a rischio. Questo ci preoccupa» ha continuato Bertoli. 

«Il Consiglio federale ci ha indicato degli elementi per essere pronti a quello che succederà nei prossimi mesi. Ci sono 5 punti su cui agire: il monitoraggio, che perora funziona bene, la capacità di testare, il contact tracing, la vaccinazione e la prontezza nelle ospedalizzazioni. Ed è qui che il Governo lavora maggiormente» ha affermato il presidente del Governo.

Prima di passare la parola al collega Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), Bertoli ha ribadito l'importanza della vaccinazione, unico mezzo «per sconfiggere la pandemia».

«90% nuovi casi riconducibile alla variante Delta»

Anche De Rosa ha fatto un piccolo riassunto di cosa è successo nei mesi passati: «L’estate scorsa avevamo avuto una serie di zero, quest'estate non è più successo e anche ora non succede. I segnali che sarebbe stata una stagione estiva diversa li abbiamo avuti sin dal mese di maggio.».

«L’ultima settimana i casi sono stati 210. Oltre il 90% è riconducibile alla variante Delta. Con questo ceppo il rischio di ospedalizzazione è doppio. I vaccini offrono un’ottima efficacia, è determinante aumentare il tasso d’adesione alla campagna di vaccinazione» ha continuato il direttore del DSS.

«In totale ci sono 36.000 persone sopra i 50 anni che non sono ancora vaccinate. Alle 26.000 di cui ha già parlato il collega Bertoli dobbiamo aggiungerne 10.000 nella fascia d'età tra i 50 e i 55 anni. Occorre quindi aumentare ancora il tasso di adesione alla vaccinazione» ha proseguito De Rosa. «Al rientro delle vacanze prevediamo di fare una campagna di prevenzione mirata su di loro.».

Ci si prepara a una nuova ondata

Il capo del DSS ha poi spiegato perché gli ospedali ticinesi si stanno organizzando per i prossimi mesi: «Ci aspettiamo che i nuovi casi continuino a crescere per vari motivi, tra i quali: la possibile apparizione di nuove varianti più contagiose, la mobilità maggiore delle persone, il rispetto delle misure di sicurezza che via via, naturalmente e comprensibilmente sta un po' scemando, nonché la ripresa di molte attività sportive, sociali ed economiche». 

«Ci riorganizziamo poi anche per non perdere il sapere che abbiamo acquisito sul virus e sulle cure necessarie e per garantire la giusta presa a carico dei pazienti sia Covid che non Covid e non da ultimo per dare una risposta adeguata alle capacità limitate, soprattutto nelle cure intense».

Fino a 170 pazienti nello stesso momento

Si stima che si potrebbero avere fino a 170 pazienti covid nello stesso momento, di cui circa il 15% avrà bisogno di cure intense, ecco perché «In vista di ulteriori ricoveri, dobbiamo garantire 25 letti di cure intense. 11 derivano dalla dotazione ordinaria, 14 saranno da allestire. Dieci di questi saranno garantiti dall'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) mentre quattro lo saranno da parte della Clinica Moncucco di Lugano» ha spiegato De Rosa.  L’operazione costerà 3,5 milioni di franchi.

«Oggi possiamo parlare di gestione ordinaria anche per le ospedalizzazioni covid. Il Consiglio di Stato ha deciso di stanziare circa 20 milioni per questi costi supplementari» ha terminato De Rosa passando la parola a Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica del DSS.

Bianchi: «rimodellati gli ospedali con grandi sforzi»

Bianchi si è concentrato sulle cure intense: «Normalmente abbiamo 53 postazioni di cure intense, durante la prima ondata sono diventate oltre 120. Ricordo infatti che al punto massimo della prima ondata c'erano, il primo aprile 2020, ben 76 pazienti in cure intense e 415 pazienti ricoverati nei reparti di degenza».

«I limiti strutturali sono stati risolti anche con i famosi ventilatori dell’esercito, che poi il Cantone ha acquistato». Ma non meno determinante dell'aspetto logistico rimane quello in dotazione di personale: «Le risorse umane sono importanti, servono 2,6 unità per posto letto. Di queste, il 30% deve essere specializzato, una qualifica che non si ottiene dall’oggi al domani» ha spiegato Bianchi, ricordando che per queste formazioni specifiche si devono investire molte risorse economiche e di tempo.

I calcoli fatti per i prossimi 12 mesi indicano che per le 14 postazioni di cure intense supplementari che si stanno allestendo saranno necessari nove medici a tempo pieno e 30 infermieri specializzati, sempre a tempo pieno. I costi aggiuntivi di queste misure, come detto prima, si stimano in 3,5 milioni di franchi.

Con la riorganizzazione, è stato più volte ricordato, si vuole evitare di dover in futuro interrompere il normale funzionamento degli ospedali, misura che, come visto in passato, ha ripercussioni negative importanti sulla salute dei pazienti non Covid.

La situazione in Ticino

Il numero di ricoverati in Ticino è salito a 13: due persone in più sono infatti state ospedalizzate nelle ultime 24 ore. Tre le persone in cure intense, un numero invariato rispetto a ieri.

Nessun ulteriore decesso è stato segnalato dalle autorità sanitarie cantonali, mentre i nuovi casi giornalieri sono 32 (ieri erano 31).