Accordo Fiscalità dei frontalieri, la crisi italiana rallenta l'intesa

SwissTXT / pab

4.2.2021 - 18:07

Ignazio Cassis era venuto a Bellinzona per annunciare la firma
Ignazio Cassis era venuto a Bellinzona per annunciare la firma
tipress

Potrebbero allungarsi, a causa della crisi politica italiana, i tempi della ratifica dell'accordo sulla fiscalità dei frontalieri, siglato fra Italia e Svizzera il 23 dicembre.

Secondo Alessandro Alfieri, senatore varesino del PD, stavolta ci sono però le premesse perché il dossier possa andare avanti: le condizioni che erano state poste sono infatti state soddisfatte.

Da parte ticinese per ora si sta a guardare: «L'Italia ci ha abituati a queste situazioni in cui si fa un passo in avanti, ma poi cade il Governo e bisogna orientare tutto, fu più o meno la stessa cosa nel 2015, quando si arrivò alla prima bozza poi rimasta ferma fino alla scorsa estate», afferma il consigliere di Stato Norman Gobbi.

Bellinzona non esclude di prendere provvedimenti

Alfieri non ha un ruolo esecutivo e non può dare «garanzie al 100%», ma stavolta vede le prospettive perché il dossier possa andare avanti: «Avevamo posto due condizioni, non un euro di tasse in più per gli attuali frontalieri e non un euro in meno per i Comuni di frontiera. Queste sono state affrontate e risolte positivamente», spiega.

Se le sue previsioni dovessero rivelarsi errate e la ratifica essere posticipata sine die, Bellinzona non esclude di prendere provvedimenti - si ricorda come già in passato siano stati bloccati i pagamenti - ma dovrà discutere anche con l'autorità federale che, secondo Gobbi, «ha commesso un grave errore» impegnandosi nel nuovo accordo a non disdire quello attualmente in vigore, risalente al 1974.

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