Pandemia Garzoni lancia l'allarme: «Cure intense piene, servono nuove misure»

pab

4.1.2021

Il Dottor Garzoni lancia l'allarme: «non si va nella direzione giusta, nuove misure o saremo costretti a scegliere chi curare».
Il Dottor Garzoni lancia l'allarme: «non si va nella direzione giusta, nuove misure o saremo costretti a scegliere chi curare».
Ti-Press / archivio

I numeri degli ultimi giorni di ricoveri e nuovi casi positivi in costante aumento in Ticino non lasciano dubbi al dottor Christian Garzoni, che alla RSI lancia l'allarme: «Servono nuove misure, sennò dovremo scegliere chi curare».

La pressione sul settore sanitario non è diminuita durante il periodo natalizio in Ticino. Anzi, è continuata la tendenza crescente dei nuovi casi, delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in cure intense.

Le cifre parlano chiaro: nell’ultima settimana le persone ricoverate nelle strutture dedicate alla cura dei pazienti che hanno contratto il Covid-19 sono state 191, una cifra molto simile al picco di novembre.

E da una settimana i letti occupati nelle cure intense non sono mai scesi sotto le 43 unità. Attualmente sono 46 le persone ricoverate in questo speciale reparto. 

Si rischia di praticare il triage dei pazienti

Il dottor Christian Garzoni si è espresso alla RSI indicando dapprima che da lunedì saranno create sette nuove postazioni di cure intense alla Clinica luganese di Moncucco di cui è il direttore sanitario, per poi esprimere seria preoccupazione: «Nonostante le chiusure del 22 dicembre i numeri dei ricoveri sono del 15%-20% sopra quanto preventivato».

«I reparti normali sono saturi e in cure intense, sulla attuale cinquantina di posti per Covid, sono solo tre o quattro i posti liberi. Quindi la situazione non funziona e se continuerà così dovranno essere prese delle misure per limitare l'entrata in cure intense, come sancito dall’Accademia svizzera di scienze mediche, e andrà discusso un eventuale trasferimento in altri cantoni».

Mortalità in Ticino fra le più alte in Europa

A preoccupare è anche l'alto numero dei decessi. In media sono morte 52 persone a settimana da metà novembre. Da inizio pandemia, per Covid ne sono morte 793, cioè 225 ogni 100'000 abitanti, un dato che fa del Ticino una delle regioni con la più alta incidenza di mortalità d’Europa.

«Non possiamo abituarci a queste cifre dobbiamo ridurre al minimo i morti», dice ancora Garzoni ai microfoni della RSI.

«Peccato bruciare 20 anni di vita per un aperitivo»

Christian Garzoni passa poi a due auspici per l'anno appena iniziato: «Il messaggio per il 2021 è per la popolazione di essere più ligia, con l'arrivo del vaccino la luce in fondo al tunnel c'è, non infettatevi adesso, peccato bruciare 20 anni di vita per un aperitivo.

«Il secondo auspicio è per la politica a cui dobbiamo chiedere nuove restrizioni e che sia nel 2021 più coraggiosa. Salviamo le categorie a rischio con più chiusure.» termina Garzoni.

Le misure che sono sul tavolo secondo la RSI potrebbero riguardare le scuole medie e medie superiori nonché la chiusura delle attività non essenziali. 

Verso la chiusura delle scuole?

Sulla stessa lunghezza d'onda si è espresso domenica Lukas Engelberger, presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità.

A suo avviso, se i contagi da covid dovessero continuare ad aumentare, occorrerà infatti riparlare di una chiusura della scuola poiché «dà il ritmo alla vita quotidiana. Se gli allievi seguissero un insegnamento a distanza, i genitori resterebbero anch'essi molto di più a casa», ha spiegato Engelberger. Ma si tratta di una soluzione quale «ultima ratio».

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