GrigioniNel film «I Giacometti» il cosmo della famiglia di artisti bregagliotti
danu, ats
12.10.2023 - 12:51
La famiglia Giacometti non era composta soltanto dal padre Giovanni o da Alberto con le sue sculture sottili. Era un cosmo a sé stante, radicato in Bregaglia e in rete con gli artisti svizzeri, parigini e italiani. Il film «I Giacometti» si addentra in questo cosmo.
12.10.2023, 12:51
12.10.2023, 13:11
SDA
Con le sue aspre montagne, la Bregaglia non è un paesaggio «baciato da madre natura», si legge all'inizio del film «I Giacometti». Il sole splende raramente nella valle e gli inverni sono lunghi, con neve e ghiaccio. Le riprese di questo paesaggio invernale sono sovrapposte da dipinti che l'hanno catturato. La musica per pianoforte è calma e crea la giusta atmosfera per raccontare «I Giacometti» – una famiglia straordinaria.
Il villaggio di Stampa si trova in Val Bregaglia, all'interno della Regione Maloja. È il luogo dove nel 1900 i genitori Giovanni e Annetta Giacometti si stabiliscono dopo il loro matrimonio. Vi nascono Alberto (1901), Diego (1901), Ottilia (1904) e Bruno (1907). È il paese in cui la famiglia mette le proprie radici.
La Bregaglia e la famiglia quale scenario
Il padre Giovanni è già un artista affermato, avendo soggiornato prima a Monaco di Baviera, dove aveva stretto amicizia con Cuno Amiet, poi a Parigi, la metropoli delle avanguardie artistiche di fine Ottocento, e infine a Roma. Gravemente malato, torna in Bregaglia, la terra che da allora diventa scenario della sua arte. Giovanni Segantini, di dieci anni più anziano, lo incoraggia a sviluppare un proprio stile, mentre Ferdinand Hodler gli consiglia di sposarsi.
Da quel momento la madre Annetta sarà l'elemento calmante, ma anche l'autorità che terrà unita la famiglia, una famiglia in cui tutti sono attivi artisticamente: Annetta è scultrice, Alberto pittore e scultore, Diego scultore e designer, Ottilia è sarta e designer di tessuti e Bruno è architetto.
«I Giacometti» mostra una famiglia in cui i legami reciproci sono stretti e il film ripercorre i diversi sviluppi artistici. Mostra una famiglia di artisti di successo, ma rivela anche linee di conflitto e sfumature di drammi familiari. La ricerca della propria strada da parte di Diego, ad esempio, preoccupa molto i genitori. Oppure Ottilia: sposata a Ginevra, muore a soli 33 anni, cinque ore dopo la nascita del suo primo figlio. Oppure ancora la madre Annetta: pur avendo dato la sua benedizione al matrimonio di Alberto con l'infermiera della Croce Rossa Annette Arm, dice invece al figlio Diego che il suo amore Nelly non è «la donna da sposare».
Oltre alle scene che ricreano la vita familiare e si rifanno al genere dei lungometraggi, il film utilizza filmati storici, mostra dipinti, schizzi o lettere personali; e permette agli ultimi testimoni oculari di dire la loro: Nelda Moggi-Negrini, un tempo cameriera a Stampa e modella di Alberto, il gallerista bernese Eberhard W. Kornfeld oppure l'amico di Diego Claude Delay.
Il film e la mostra
La sceneggiatrice, regista e co-produttrice de «I Giacometti», l'engadinese Susanna Fanzun, ha dichiarato a Keystone-ATS che la gestazione del film è iniziata nel 2013. Nel corso di questo lavoro è entrata in contatto con il Museo d'arte dei Grigioni, l'ente che in questo periodo propone la mostra «Alberto Giacometti. Ritratto dell'artista da giovane», visitabile fino al prossimo 19 novembre.
Come nel film, anche nella mostra è impressionante cogliere come i membri della famiglia fungessero da modelli l'uno per l'altro, come figlio e padre lavorassero insieme fianco a fianco. Per esempio a Coira sono esposti due ritratti di Bruno, uno dipinto dal padre Giovanni e l'altro dal figlio Alberto.
Fanzun spiega la sua parziale collaborazione con i due curatori della mostra, Paul Müller e il direttore artistico del museo Stephan Kunz. Kunz parla di una «felice coincidenza» perchè i progetti sono stati sviluppati in modo indipendente e parallelo.
In questo contesto, sia Fanzun che Kunz fanno riferimento al cortometraggio «Visiting Eberhard W. Kornfeld», visionabile nella mostra di Coira. Per il suo documentario «I Giacometti» Susanna Fanzun spiega di aver però fatto capo a materiale inutilizzato.
Rispetto alla mostra, dedicata al giovane Alberto Giacometti e alla sua carriera di dodicenne esordiente fino al periodo trascorso a Parigi negli anni Venti, il film «I Giacometti» allunga l'arco temporale dell'intera famiglia nell'arco di un intero secolo: una famiglia di artisti i cui membri sono tutti nati e cresciuti in Bregaglia, in una valle che è stata il centro della loro vita e dove infine hanno trovato il loro luogo di riposo.