Anche in Ticino Il Covid colpisce più duramente i poveri, Egger: «Ecco perché»

SwissTXT / pab

29.4.2021

L'epidemiologo Matthias Egger.
L'epidemiologo Matthias Egger.
KEYSTONE

Il Covid ha colpito più duramente le fasce più povere della società. E questo non solo per le ben note conseguenze economico-sociali, ma anche dal punto di vista delle conseguenze sulla salute delle persone. A dirlo è uno studio effettuato a livello nazionale.

«Le persone residenti in quartieri sfavoriti si sono ammalate di più e più gravemente di quelle appartenenti ai ceti sociali più alti. Sono anche morte di più», spiega ai microfoni della RSI Matthias Egger, epidemiologo e tra gli autori dello studio.

Come si spiega? «Anzitutto hanno un rischio di infezione più alto. Spesso vivono e lavorano in spazi ristretti, con più persone: nei fast food, in fabbrica o nell’edilizia. Mantenere le distanze e proteggersi è più difficile», aggiunge. «La seconda ragione è un decorso peggiore del Covid a causa di una diagnosi tardiva», prosegue.

«Occorre fare di tutto, da subito, per ridurre queste differenze. Per esempio dando a tutti la possibilità di potersi assentare dal posto di lavoro senza conseguenze. Oppure garantendo test e vaccinazioni a tappeto e gratuiti», conclude Egger.

Merlani: «È una questione preesistente rispetto al Covid»

«È una questione che purtroppo è preesistente rispetto al coronavirus. Nelle stesse fasce di età spesso le persone meno abbienti sono meno mobili, più sovrappeso, fumano di più, hanno più tendenza ad avere la pressione alta o il diabete. Con il coronavirus la situazione peggiora ulteriormente», commenta dal canto suo il medico cantonale Giorgio Merlani, intervistato sempre dalla RSI.

«Quello che si può fare è rendere più facile la possibilità di fare un test, per questo in Ticino abbiamo i centri cantonali accessibili a tutti telefonando ad un numero verde. L’informazione deve inoltre essere accessibile e comprensibile per tutti, bisogna andare proattivamente dalle fasce più sfavorite e produrre materiale in diverse lingue», conclude Merlani.