MottaroneIl viaggio del piccolo Eitan è passato da Lugano
pab / ATS / Swisstxt
13.9.2021
Il piccolo Eitan, che ha perso i genitori nella tragedia del Mottarone, è stato portato dall'Italia in Israele da suo nonno grazie a un volo da Lugano. La RSI, dopo le anticipazioni della stampa italiana, ne ha avuto conferma. Il bimbo sarebbe a Tel Aviv. L'uomo è indagato dalla procura di Pavia per sequestro di persona. Molti ancora i punti oscuri.
pab / ATS / Swisstxt
13.09.2021, 20:30
13.09.2021, 21:14
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La stampa italiana dà molto risalto alla storia del piccolo Eitan, unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, dove oltre a suo papà e sua mamma sono morti anche i bisnonni e il fratellino di pochi mesi, portato dall’Italia in Israele dal nonno materno. Varie le testate che riportano la sequenza di avvenimenti che sarebbero accaduti sabato.
A rivelare i dettagli del «rapimento» sarebbe stato lo stesso 58enne ai suoi avvocati in Italia. Il Corriere della Sera ricorda però come sarà poi la giustizia della Procura di Pavia a dover far luce sul reato ipotizzato di sequestro di persona.
Shumel Peleg, questo il nome del nonno, ex soldato di professione, che ha perso la figlia nello schianto della cabina della funivia del Mottarone, ha detto di aver scelto questa soluzione perché a suo dire il bimbo di sei anni, la cui tutrice legale, secondo quanto stabilito dal Tribunale di Pavia, è la zia paterna, era in «cattive condizioni mentali e fisiche».
La ricostruzione dei giornali
Secondo la ricostruzione dei giornali italiani, Peleg avrebbe bussato alla porta della zia paterna di Eitan sabato mattina verso le 11h30 per prendere il fanciullo per uno dei consueti incontri, decisi dalla giustizia per aiutarlo, per quanto possibile, ad avere una vita normale con tutti i suoi parenti.
Il 58enne, arrivato in Italia il giorno dopo la tragedia per riconoscere le salme dei suoi cari e mai più rientrato in Israele, una volta caricati su un’auto a noleggio la carrozzina e il girello con cui il bimbo è ancora costretto a spostarsi a causa delle ferite riportate nell’incidente, si sarebbe direttamente diretto verso la Svizzera, per raggiungere l’aeroporto di Lugano.
Il volo, effettuato con un aereo privato, sarebbe partito alle 15h00 e sarebbe arrivato a Tel Aviv attorno alle 18h30. La RSI è riuscita a farsi confermare che effettivamente il bambino è decollato dallo scalo della città in riva al Ceresio. Peleg, poco dopo l'atterraggio, ha scritto un sms alla zia di Eitan: «Il bambino è tornato a casa».
Il fanciullo, rimasto orfano nell'incidente della funivia del 23 maggio, al momento si troverebbe a Tel Aviv. I legali della zia hanno già fatto sapere di voler far valere la convenzione dell'Aja del 1980 (firmata anche da Israele) che prevede di assicurare il rientro del minore presso l'affidatario e il Paese di residenza nei casi di sottrazione internazionale.
Nell'inchiesta dei magistrati di Pavia si scava anche su presunte complicità di altre persone nel blitz che ha portato al presunto rapimento.
Il marito della zia di Eitan, Or Nirko, ha accusato la nonna materna Etty, moglie di Peleg, di essere «parte del rapimento». Lei che ha detto che il bimbo è arrivato in Israele in condizioni di salute «pessime». «Non mi risulta ci siano indagini in corso su di lei», ha però detto l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, che assiste Etty, ma solo sul fronte dei risarcimenti per la tragedia della funivia.
Com'è potuto uscire dall'Italia?
Sul tavolo restano però molti punti da chiarire. Ad esempio il fatto che un minore come Eitan – per la zia il bambino è anche cittadino italiano – sia potuto uscire dal paese e partire per un altro senza la necessaria autorizzazione di chi ne ha la tutela.
A facilitare le cose sembra essere stato il fatto che il nonno aveva il passaporto israeliano del nipote, trattenuto contrariamente a quanto richiestogli dalle autorità italiane, che gli avevano imposto di riconsegnarlo entro la fine di agosto.
Poi c'è la questione del tampone per il Covid. In base alle norme attuali, per l'ingresso in Israele è tassativo un tampone PCR negativo eseguito non oltre le 72 ore precedenti. Eitan, come il nonno, avrebbe dovuto farlo e con anticipo rispetto al viaggio poi effettuato per essere in grado di entrare nel Paese.
«Non sono un rapitore», proclama da Tel Aviv Shmuel Peleg. Non avrebbe commesso violazioni perché non gli sarebbe mai stato notificato alcun divieto di espatrio che riguardasse il bambino, secondi i suoi avvocati.
Intanto, stando ad un parere del Ministero degli Esteri israeliano citato dal sito israeliano N12, Israele deve fare tutto quello che è in suo potere per restituire al più presto Eitan all'Italia. Parere che non ha trovato conferme in ambienti ufficiali.
Segnalazione tardiva
Il nonno, come detto, è ora accusato di sequestro di persona, dato che il giudice aveva emesso un divieto di espatrio nei confronti del bambino. Questo è un provvedimento che viene spesso preso nei confronti di un minore, quando c'è il sospetto che un parente possa portarlo all'estero.
Il problema è che questo provvedimento non viene iscritto in nessuna banca dati internazionale, come ha confermato ai microfoni della RSI l'avvocato Lorenzo Puglisi, esperto di diritto di famiglia: «I provvedimenti dell'autorità giudiziaria locale non vengono trasmessi ai circuiti di polizia. Fatta eccezione se ci sono delle segnalazioni ad hoc. Bisogna poi vedere se i documenti sono stati controllati, io questa cosa non lo so, certo è che se il nonno aveva in mano i documenti del minore e le autorità aeroportuali non erano a conoscenza di sottrazioni, non potevano intervenire».
La segnalazione nel SIS, il sistema d'informazione Schengen, sarebbe arrivata solo dopo che la zia ha sporto denuncia, quando ormai i due erano già fuori dalla Svizzera. I controlli dei documenti in aeroporto avvengono in modo molto simile a quelli effettuati nelle dogane terrestri, ovvero a campione. Un controllo nel sistema Schengen è stato fatto, ma al suo interno non figurava ancora nulla.
L'Amministrazione federale delle dogane ha fatto sapere alla RSI che indipendentemente dal fatto che viaggino in compagnia o meno, i minori che attraversano una frontiera extra Schengen sono sottoposti a un controllo minimo, come quello degli adulti: il passaporto.
Alcuni Paesi, come l'Australia, richiedono anche un certificato di consenso firmato dai genitori o dalla persona che detiene l'autorità parentale. La Segreteria di stato della migrazione per l'entrata in Svizzera si limita a consigliarlo; Israele lo richiede in uscita (l'ambasciata israeliana in Svizzera non ha dato ulteriori informazioni riguardo all'entrata).
Una diatriba famigliare solo per i soldi?
Secondo la stampa italiana dopo l’incidente, da subito, i rapporti tra i due rami della famiglia si sarebbero incrinati.
Da una parte la sorella e il cognato del papà di Eitan, che vivono vicino a Pavia, che vorrebbero che il bambino, che oggi avrebbe iniziato la prima elementare, continui a crescere nel Paese in cui i suoi genitori vivevano.
Dall’altro i nonni materni e la sorella della mamma del bimbo, secondo i quali il piccolo dovrebbe trasferirsi con loro in Israele come, dicono, avrebbero voluto fare i suoi genitori.
La situazione giuridica con procedimenti, ricorsi, e controricorsi è assai complessa e ognuna delle parti in causa nega, con sdegno, di agire per interesse nei confronti di possibili risarcimenti sostanziosi che potrebbero arrivare da un processo sulla strage del Mottarone e nei confronti delle tante donazioni che il bambino riceve da tutto il mondo.