COVID-19 In Ticino ancora 14 posti liberi in cure intense

SwissTXT / pab

4.11.2020

Immagine d'illustrazione
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Ti-Press

Il numero di posti letto disponibili nei reparti di cure intense è stato uno degli argomenti più dibattuti durante la prima ondata della pandemia. I dati relativi a questo tema sono seguiti con estrema attenzione anche in questa seconda fase contraddistinta dal coronavirus.

Attualmente in Ticino ci sono 17 persone in terapia intensiva, di cui 11 intubati. La situazione è ancora rassicurante: ad oggi ci sono ancora 14 posti letto liberi.

E questo grazie ai potenziamenti messi in atto, l'ultimo mercoledì alla Carità. Ne seguiranno di ulteriori a Locarno e alla clinica Moncucco. I posti liberi ancora a disposizione per i pazienti non covid sono invece un po' meno: una decina.

In Ticino centri pandemici dedicati unicamente al Covid-19

Una situazione abbastanza tranquilla, ma in continuo divenire: «Bisognerà vedere se riusciremo nuovamente a sostenere questo enorme sforzo. Spero di sì», ha commentato ai microfoni della RSI Paolo Merlani, direttore medico del servizio di medicina intensiva dell'Ente ospedaliero cantonale.

Il Ticino, a differenza del resto della Svizzera, ha allestito centri pandemici con terapie intensive dedicate unicamente ai casi di Covid-19. Proprio questa struttura ha permesso in primavera di aumentare rapidamente il numero di posti letto.

Oggi si sta facendo lo stesso tipo di percorso, anche se più lentamente, dato che a crescere più lentamente sono anche i malati ricoverati nelle cure intense.

Il problema del personale a disposizione

Ma la preoccupazione sembra essere un'altra, quella del personale a disposizione: «Ci stiamo preparando da quest'estate. Abbiamo 30 persone che avevano dato una mano in terapia intensiva, ma che non erano specializzate. Abbiamo fatto far loro un corso accelerato di medicina intensiva. Trenta persone di medicina intensiva possono prendere a carico da 6 a 8 pazienti solamente», ha continuato Merlani.

La struttura c'è e sembra essere solida, ma le incertezze future rimangono: «Abbiamo costruito un muro enorme, speriamo sia sufficiente, ma non abbiamo la certezza. Inoltre siamo in Svizzera, e ci aiutiamo, quindi potremmo dover aiutare i colleghi in situazioni estreme, come a Friburgo. È difficile fare previsioni», ha concluso il medico.

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