Siccità In Ticino è penuria d'acqua, si cercano fonti alternative

SwissTXT / Red

12.7.2022

Nella foto un dettaglio del Gaggiolo con bassi livelli d'acqua (immagine illustrativa).
Nella foto un dettaglio del Gaggiolo con bassi livelli d'acqua (immagine illustrativa).
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

In Ticino la penuria d'acqua è preoccupante e visibile a occhio nudo da settimane. In poco tempo al Cantone sono arrivate già 10 richieste per trovare fonti alternative. E per far fronte alla siccità le autorità puntano sempre di più sull'interconnessione degli acquedotti. Il «prato inglese» al Sud delle Alpi sarà sempre più un miraggio.

SwissTXT / Red

12.7.2022

La carenza d'acqua in Ticino preoccupa: sono già parecchi i comuni che stanno raccomandando alla popolazione di farne un uso parsimonioso. E altri, come per esempio Mendrisio, ne hanno già vietato l’uso per scopi non domestici. E ora c’è anche chi deve andare a prenderla altrove.

In poco tempo, infatti, al Cantone sono arrivate una decina di richieste per riattivare pozzi e altre fonti dismesse. «Prima ne ricevevano una o due nell’arco di tre anni: è la prova che la situazione è davvero complicata», conferma alla RSI Mauro Veronesi, responsabile dell’Ufficio protezione acque e approvvigionamento idrico (UPAAI).

Uno di questi pozzi si trova a Claro, in zona Tasìn. «La stagione non è ancora terminata, non sappiamo come evolverà e per questo ci siamo portati avanti e abbiamo previsto in caso di necessità di riattivare un pozzo d’emergenza», spiega all'emittente radiotelevisiva Mauro Suà, direttore dell’Azienda multiservizi di Bellinzona.

Il pozzo pesca a una quindicina di metri di profondità e potrebbe pompare fino a 300 metri cubi d'acqua al giorno degli 850 che servono al quartiere.

Dalla Vallemaggia all'Alto Vedeggio

Le richieste per la riattivazione di pozzi sono arrivate dalla Vallemaggia all'Alto Vedeggio. Rendere potabile l'acqua dei fiumi o quella dei pozzi usati per bagnare i campi o riscaldare le case non costa di più. Ma questo non significa che debba essere sprecata, come per bagnare i giardini.

«Nel quartiere di Claro abbiamo diramato l’invito a un uso particolarmente parsimonioso dell’acqua e anche grazie a questo la popolazione ha risposto in maniera positiva – spiega ai microfoni della RSI Suà –. Prevediamo anche per Claro un collegamento a medio termine con il resto della rete idrica, collegamento che era già stato proposto alcuni anni fa, ma l’allora Consiglio comunale l’aveva bocciato».

Il Cantone punta sull'interconnessione degli acquedotti

Anche per far fronte a emergenze come quella attuale, il Cantone punta sull'interconnessione degli acquedotti, così che i comuni possano aiutarsi. Nel Mendrisiotto, per esempio, l'attesa è per l'acquedotto a lago. Il mandato di progettazione è pronto e i lavori si notano già.

«Sono anni – spiega ancora alla RSI Veronesi – che constatiamo che il Mendrisiotto soffre durante queste crisi idriche. La regione ha sorgenti essenzialmente carsiche, che quindi si esauriscono molto in fretta. I pozzi attuali sono in conflitto con vie di comunicazione o altre attività; l’acquedotto a lago sarà quindi centrale nella politica di approvvigionamento dell’intero distretto».

Tanto quanto il concetto di risparmio idrico in un distretto che lavora, a Rancate, per i pozzi più profondi del Ticino: 130 metri.

I prati all'inglese, vittime collaterali

La penuria d'acqua e i conseguenti divieti d'irrigazione, come pure gli insetti non più rallentati dagli inverni con temperature più alte, le malattie e le malerbe rendono sempre più difficile e costoso mantenere un prato verde. E anche le piante ne risentono.

«I problemi più grossi stanno diventando le temperature elevate, la mancanza d'acqua. La tipologia classica di prato, il tipo «Ticino», sparirà piano piano e si andrà verso un manto erboso meno bello nella stagione invernale, ma più naturale tutto l'anno. Sarà difficile farlo accettare al cliente che vorrebbe il prato verde tutto l'anno», afferma Damiano Ballarini, specialista di tappeti erbosi alla RSI.

Nuove specie con radici resistenti alle larve e che necessitano di meno irrigazione potrebbero essere una soluzione alternativa al prato più selvatico, che comunque richiederebbe più acqua. Lo stesso ragionamento tra adattamento ed estetica vale anche per le piante.

Alla fine la sostenibilità del giardino passa dalla scelta consapevole e lungimirante delle specie, come sottolinea Marco Conedera dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL): «Con un ambiente e un clima che mutano, devono cambiare anche i criteri di scelta in maniera da essere sempre più vicini a quello che sarà il futuro del nostro territorio».